Enzo Palazzo torna alla ribalta editoriale dopo tre anni dal suo Ho sognato di fare l’artista, con Le porte di Sibari, uno studio, un’idea-progetto, un … sogno. Sì, un sogno mirante a valorizzare la Magna Graecia Sibarita, dove intenderebbe realizzare un suo articolato progetto sulle “porte” di Sibari: la Porta del sole, la Porta del mare, e la Porta di Sibari.
In pratica cosa sono queste “porte”, cosa trasmettono al nostro immaginario? Dove portano e verso quale orizzonte?
<Sono porte che immettono -chiarisce Palazzo- idealmente e concettualmente nella vetusta -ma sempre attuale- cultura della Magna Graecia; è una memoria che affiora dal mare che costituisce un sogno mediterraneo. È il mare sapido di sale greco come scrisse il poeta. Mi fermo a respirare gli odori di questa terra che fu delle dame, delle fanciulle in fiore, della città, che, ancora oggi, si racconta della sua storia, leggenda della sua opulenza, ricchezza e bellezza>.
Nella prefazione all’elegante volume -la cui copertina è stata disegnata dallo stesso autore- Pierfranco Bruni, tra l’altro, annota: <Il mio Mediterraneo è sì un luogo, uno spazio, un tempo. Ma è anche una metafisica che si appropria certamente della grecità mai dimenticando la latinità che alle sponde di Ulisse deve la sua eredità. Il lavoro di Enzo palazzo mi sembra che abbia questi riferimenti e che focalizza proprio nel cercare quella memoria che è custodita nella Sibari che dovrebbe avere una sua progettualità profonda.
<Su questa attrazione -continua Bruni- Enzo Palazzo ha costruito il suo itinerario sino a raggiungere l’idea di una Porta di Sibari. Sibari come viatico che debba portare oltre. Ma egli stesso ha camminato la visione virgiliana del mito dentro il rito e dei simboli e negli archetipi. C’è, comunque, una prevalenza della profezia in Enea riaspetto al cerchio omerico nella dimensione generale?>
Enzo Palazzo -scenografo e artista, che ha realizzato opere polimateriche, sculture e installazioni che fanno parte di collezioni private, centro culturali, spazi pubblici e musei- può far parte a pieno titolo della schiera degli artisti concettuali.
Intanto, per entrare nel vivo del suo lavoro, vediamo cosa ha condotto Palazzo a una ricerca sull’attualità, facendo “rivivere attraverso l’arte, con i suoi linguaggi e contaminazioni, il Mediterraneo”.
Per Palazzo l’idea-progetto sulla Porta di Sibari fa pensare al mare, a un attraversamento. L’artista, mentre parla e descrive la porta, è eccitato, quasi in estasi, contento, infiammato, infervorito, gioioso come un bimbo che ha ricevuto il suo primo giocattolo; gesticola come se stesse installando egli stesso, proprio in quel momento, gli stipiti delle tre Porte, controllando con pignoleria che il tutto fosse armonioso secondo le misure caratteristiche della sezione aurea.
<La porta dovrebbe essere collocata -chiarisce Palazzo- in un luogo aperto e visibile a tutti, soggiornanti, turisti, anche a distanza. Con questo intendimento propongo questa idea progetto>.
E la Porta del mare quale concetto richiama della cultura magnogreca?
<Il mare non è solo “natura” ma anche profonda valenza culturale avendo consentito la nascita e lo sviluppo delle più antiche civiltà: memoria e patrimonio che non dobbiamo dimenticare o disperdere e che può offrirci ancora molte lezioni da ascoltare e diffondere. La caratteristica fondamentale consiste sostanzialmente nel disporre, entro un contesto urbano, quello di Marina di Sibari, una installazione la cui forma è di forte valenza ambientale>.
La Porta del Sole quale caratteristica dovrebbe avere per colpire l’attenzione, il cuore e la mente dell’osservatore?
<La Porta del Sole dovrebbe essere caratterizzata da una struttura formata da filamenti metallici che alludano storicamente alla fitta vegetazione di questo lembo di territorio, natura selvaggia, per certi versi ostile, fino all’avvenuta bonifica. È una esplosione di colori, la luce è acquoria, guizzante, da vividi riflessi, cangiante, nell’armonizzare il paesaggio col quale il mare è intrinsecamente connesso: dal verde riarso dell’agave a quello umido della sera quando la luna vi si specchia, nelle diverse striature che sembrano campi ondulati di spighe, mosse dal desiderio sognante dello sguardo e della memoria>.