Calabria di nuovo in rosso: la paura, la rabbia, la speranza dei calabresi

download 11di Francesca Gabriele - Sono trascorsi dodici mesi, uno dietro l'altro, e ancora il mondo fa i conti con la pandemia. Non si contano più i decessi, le terapie intensive che continuano a riempirsi, e la crisi economica inizia a mettere in ginocchio chi riusciva a condurre una vita decorosa, ma ora si ritrova a mettersi in fila per portare a casa il minimo dei prodotti alimentari per sopravvivere. Abbiamo provato a chiedere in giro con quale stato d'animo si affronta un nuovo lockdown, come si vive a più di un anno di distanza dall'inizio dei primi contagi e quanta fiducia si avverte nel ritorno ad una vita normale.

--banner--

"Speranza" è la parola d'ordine di Luciano Di Leone, chirurgo pediatrico all'Annunziata di Cosenza. "La speranza – ci ha detto il dottor Di Leone - di riuscire a chiudere questo ciclo pandemico è intatta. La fiducia nelle istituzioni che ci governano traballa. Cosa sta succedendo? Perché accade tutto questo? Dovremo cambiare e come? Non si trovano risposte convincenti. Prevale il silenzio rinchiusi nelle nostre case in mezzo, forse, ad una nuova guerra di virus e vaccini. Un poco – ha concluso il chirurgo - come Martin il visionario, personaggio del romanzo: "Il silenzio Don Delillo".

Ansia e preoccupazione convivono con l'avvocato, Giuseppe Gallo, già sindaco di Rogliano, nel Cosentino. "Questa pandemia la sto vivendo come tutti con tanta ansia e preoccupazione, fiducioso però che presto usciremo da un incubo lacerante. Il mio pensiero più profondo, che è anche un dispiacere forte, va ai bambini che stanno soffrendo oltremodo questa emergenza. Poi c'è anche tanta rabbia nel vedere questa Calabria in mano ad incapaci ed improvvisatori alle prese con un problema immane

Non usa mezzi termini, Eugenio Mele, pensionato, 72 anni. "Sono incavolato perché non vedo vie d'uscita nel breve periodo, a causa d' incompetenti e disorganizzati. Penso che basti. Ho ascoltato un audio del presidente facente funzioni, Nino Spirli, che ci comunica che da domenica notte siamo in zona rossa fino al sei aprile. Posso essere allegro?".

E' stata appena vaccinata la giovane docente, Simona Tulelli. "Ho appena fatto il vaccino. A un anno dall'inizio della pandemia mi pare di aver messo un punto, di essere a una svolta, di poter guardare con più fiducia l'imminente futuro. Come ho vissuto questa pandemia? Male e bene. Male perché per la prima volta nella mia vita (e nella mia generazione) mi sono trovata di fronte all'imponderabile, al caos. La vita ordinata e quasi prevedibile che ci avevano prospettato sin da piccoli è saltata all'aria. Non sono più solo gli abitanti di paesi lontani ad essere a rischio costante della vita, ma anche noi. La percezione della morte è cambiata, non è più un accidente da paese industrializzato, è una minaccia reale e costante, quotidiana. Al contempo, per motivi del tutto personali, sono stata bene. Avevo trascorso gli ultimi tre anni prima della pandemia lontana da casa, quindi stare a casa al sicuro in mezzo agli affetti non è stato poi così male. Certo adesso, dopo un anno inizia ad essere molto più pesante, molto più pesante questo continuo alternarsi di colori e decisioni, chiusure e riaperture che non aiutano a mantenere stabilità e calma interiore. Però, oggi faccio il vaccino. È già questa è una bellissima notizia".

{gallery}Interviste Francesca Gabriele{/gallery}

E' assai attivo e seguito sui social, il sindacalista del Cosentino, Antonio Altomare, impegnato quotidianamente a raccomandare il distanziamento sociale. "Ho perso la fiducia nelle istituzioni. Da adesso in poi – ci ha detto - ho deciso di fare tutto da solo, dalle mascherine, che raccomando sempre a tutti di usare, alla tenuta delle distanze tra me e le altre persone. Per tutto il resto mi rimetto nelle mani di Dio".

Dal Vibonese al Comune di Catanzaro ogni mattina. Per Antonella La Gamba, la pandemia sta significando un momento di pausa dalla routine quotidiana. "A me la pandemia ha portato un po' di pace- ci spiega – perché facendo lo smart working non mi alzo all'alba per andare a lavorare in un'altra città. L'unica cosa che mi rattrista il non poter vedere i miei figli che abitano in un'altra città e questo apri e chiudi mi limita un po'. Dopo un anno aspettavamo qualcosa che ci tirasse fuori da questo incubo, ma con i vaccini che ci obbligano a fare si creano tanti sospetti e si ripiomba nell'incubo".

Sono due giovani e agguerrite neo dottoresse e in fase di completamento degli studi universitari. Rosanna Mercuri: "In questa pandemia sono attraversata da un sentimento di sfiducia nei confronti delle istituzioni e dell'umanità, questo è stato frutto da numerose scelte politiche azzardate e mal organizzate. Nonostante tutto cerco di mantenere la calma e la tranquillità, in quanto queste restrizioni non fanno altro che aumentare il malessere generale. È un anno che è come se la via d'uscita sia vicina ma che poi non si riesce mai a raggiungerla".

Lucia Romano : "Questa pandemia ha trasmesso una profonda malinconia e solitudine individuale e sociale, travolgendo lo stile di vita di ognuno di noi. Mi ha dato modo di riflettere sul senso della vita e i suoi annessi valori. Rispetto ad un anno fa, mi sento fiduciosa, positiva con la speranza e l'augurio di ritornare ad abbracciarci, a sorridere e a riprendere la vita di prima".