Reggio, omicidio Puntorieri; il consulente della difesa: "La voce sull'auto non è di Condemi"

pitziantimarianodi Claudio Cordova - "Sono certo di quello che dico". E alla fine arrivò il giorno: l'attesa deposizione del consulente della difesa, l'esperto forense Mariano Pitzianti (nella foto), è stata infine registrata al cospetto della Corte d'Assise di Reggio Calabria, chiamata a decidere sull'eventuale responsabilità penale dei tre imputati, Domenico Ventura, Natale Cuzzola e Domenico Condemi, accusati dell'omicidio di Marco Puntorieri, scomparso nel settembre 2011, i cui resti verranno trovati qualche tempo dopo in un casolare nella zona collinare di Armo.

La lunga deposizione di Pitzianti spazia sugli argomenti più vari: dalla perizia fonica agli accertamenti dei tabulati, fino al materiale audio/video agli atti del procedimento. Su ogni passaggio, il testimone ha qualcosa da obiettare sul modo in cui verranno condotte le indagini per far luce sul delitto. Pitzianti, consulente delle difese di Cuzzola e Condemi ha riferito soprattutto sul conto di quest'ultimo. La prima parte dell'esame, condotto dagli avvocati Giacomo Iaria e Marcello Foti si concentra soprattutto sull'effettiva corrispondenza tra la voce dell'imputato Condemi e quella registrata dagli investigatori a bordo della Fiat Panda 4x4, quella che sarebbe stata utilizzata dagli imputati per effettuare un sopralluogo nella zona di Armo il giorno prima dell'uccisione di Puntorieri. Pitzianti ripercorre dunque i passaggi della propria consulenza tecnica, sviscerando le modalità con cui avrebbe acquisito i dati: in un incontro in carcere con il detenuto Condemi, il consulente avrebbe sottoposto l'uomo a un vero e proprio test di fonetica. Condemi ripeterà dunque vocali, numeri fino al 20 e parlerà anche in maniera spontanea, in modo tale da permettere la comparazione con la voce registrata. Un'analisi che, a detta di Pitzianti, verrà effettuata tramite un software, "con tecniche di ultima generazione". Il responso del consulente della difesa è deciso: "La voce registrata sull'auto non è di Condemi, ne sono certo".

E' questa la carta su cui l'imputato si gioca tutto per evitare una condanna al carcere a vita per omicidio in concorso. L'udienza è lunga e non è affatto priva di schermaglie: più volte, infatti, il pubblico ministero Stefano Musolino si opporrà alle domande degli avvocati e accoglierà con un sorriso ironico le risposte del testimone. Il presidente della Corte, Ornella Pastore, ha il suo bel da fare a placare gli animi, ma Pitzianti prosegue e abbraccia uno scibile immenso di dati: il consulente sardo analizzerà i tabulati e le celle di riferimento della zona di Armo, ma proverà a smontare anche la natura dei file contenuti nella pen drive inviata ai Carabinieri e che incastrerà il primo dei tre presunti assassini, Domenico Ventura.

Dopo alcuni mesi, infatti, un "anonimo amico di Marco" farà pervenire alla stazione del rione Modena una pen drive contenente delle foto e dei video che immortalerebbero Ventura e Puntorieri negli attimi antecedenti al delitto, nonché lo stesso Ventura a bordo di un mezzo, che si allontana dal luogo del delitto. Ma anche in questo caso Pitzianti ha qualcosa da ridire: "Non si tratta di di files originali, vi sono grosse anomalie sui contenuti della pen drive". Il clima si surriscalda e non solo gli avvocati, ma anche il detenuto Ventura si scaglia verbalmente contro il pm Musolino. Pitzianti ascolta in silenzio e risponde alle domande, andando a contestare ogni singola virgola delle risultanze acquisite: nella pen drive, a detta del consulente, mancherebbero per esempio delle foto. Qualcuno, insomma, avrebbe selezionato solo quelle che avrebbero fatto comodo.

Ma i contrasti più duri scatteranno quando Pitzianti affermerà di aver voluto visionare una copia forense del materiale che, a suo dire, non sarebbe stata fornita. Una copia forense che il pm Musolino dimostrerà carte alla mano di essere agli atti da diversi mesi: mistero, dunque, su quale sia il materiale che gli avvocati abbiano fatto visionare a Pitzianti. Ma anche il consulente ci mette del suo quando, con fermezza, contesterà la validità della copia forense posta in visione: "Non si tratta di una copia forense, non sono prove garantite e quindi sono nulle". Scoppia il putiferio e il clima non si abbassa più, anche perché la deposizione di Pitzianti è un susseguirsi di affermazioni assai forti: le foto riferibili all'omicidio (del 2011) avrebbero a suo dire come data il 2000, mentre dietro le telecamere che immortaleranno gli episodi in contestazione vi sarebbero stati diversi operatori tra cui anche uno arrampicato su un albero.

Il pm Musolino la prende a ridere, ma Pitzianti non si scompone: "Anche il terreno sembra diverso tra le foto e il video" dice. L'apoteosi viene raggiunta quando il consulente analizza la traccia audio, in cui, fuori dal campo visivo della telecamera, si sentiranno alcuni spari, quelli che avrebbero ucciso Puntorieri: "C'è un taglia e incolla sulla traccia audio – dice – e poi, siamo in campagna, se io sparo gli uccelli dovrebbero volare via, ma questo non accade".

L'ilarità coinvolge l'aula e la deposizione di Pitzianti si conclude. Il pm Musolino chiede 90 giorni di tempo per poter analizzare – tramite la nomina di uno o più esperti - le conclusioni del consulente (apprese solo oggi in aula) per poter quindi procedere al controesame. Forse tra tre mesi ne vedremo delle belle.