"Gotha", il pm Musolino: "Così Paolo Romeo ha infiltrato la Pubblica Amministrazione, controllando il consenso elettorale"

collage 1di Claudio Cordova - La chiave di tutto è la creazione del consenso elettorale per poter poi infiltrare la Pubblica Amministrazione, che sia politica, che sia burocrazia. La prosecuzione della requisitoria del pm Stefano Musolino nell'ambito del maxi-processo "Gotha" fornisce un vademecum, quasi un manuale, di come l'associazione segreta capeggiata dall'avvocato ed ex parlamentare Paolo Romeo avrebbe infiltrato i Palazzi del potere di Reggio Calabria, ma non solo.

L'esempio centrale esplicato in aula, davanti al Collegio presieduto da Silvia Capone, è quello del libro sull'area metropolitana, scritto dall'ex magistrato Giuseppe Tuccio, oggi defunto, ma indicato come membro dell'associazione segreta e anche massone deviato. Tuccio, già magistrato in Cassazione, non esita a rivolgersi a Romeo, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, per ottenere l'acquisto a prezzi esorbitanti del volume dalla Provincia di Reggio Calabria, allora presieduta da Giuseppe Raffa: "Non una pietra miliare della letteratura calabrese" ha detto in aula il pm Musolino.

Quel caso costa a Raffa l'imputazione per corruzione e sarebbe la prova del sinallagma tra Romeo e lo stesso Raffa.

"L'interferenza avviene attraverso la raccolta del consenso, il gruppo di Romeo ha attese nei confronti di Raffa" dice Musolino. L'accusa portata avanti nel lungo dibattimento è che dietro una serie di associazioni e movimenti apparentemente leciti si sarebbe celata l'associazione segreta di Romeo: "L'ingerenza in quei sistemi - aggiunge Musolino - è funzionale a poter mettere le mani sulla spesa pubblica". Un gruppo variegato di cui avrebbero fatto parte l'avvocato Antonio Marra, l'ex magistrato Luigi Tuccio, il prete e rettore del Santuario di Polsi, don Pino Strangio, [OMISSIS PER DIRITTO ALL'OBLIO], il funzionario della Corte d'appello Aldo Inuso e altri professionisti. Un intervento possibile attraverso le persone giuste al posto giusto. È il caso del potente dirigente comunale Marcello Cammera, nel "cerchio magico" di Romeo: "Viene tutelato anche con interventi fino alla Commissione parlamentare antimafia" dice Musolino.

Ma, ovviamente, tramite politici.

--banner--

Il pm Musolino riprende anche i concetti già espressi nelle scorse udienze, quando ha fatto riferimento alla frase pronunciata in una conversazione: "Abbiamo creato dei mostri". Ma quali sono i "mostri" politici creati da Romeo e il suo gruppo? L'elenco è lungo: dall'ex sindaco ed ex governatore, Giuseppe Scopelliti, passando per l'ex senatore Antonio Caridi e l'ex sottosegretario regionale, Alberto Sarra, imputati perché ritenuti strumento attraverso cui la masso-ndrangheta avrebbe infiltrato le Istituzioni. E poi, ancora, lo stesso Giuseppe Raffa, l'ex assessore provinciale Eduardo Lamberti Castronuovo, medico ed editore, arrivando, infine all'ex senatore Gianni Bilardi e l'ex sottosegretario di Stato, Elio Belcastro, peraltro membro della Commissione parlamentare antimafia.

Per Musolino si tratta di "sistemi criminali potenti che hanno passato trasversalmente parti che non dovrebbero parlarsi". Insomma, la classe dirigente cittadina sarebbe stata per anni appesa alle labbra di Paolo Romeo: "Tutti creature di Paolo Romeo". Questi sarebbe intervenuto nella gestione del flusso elettorale grazie a una fitta rete di favori. Già nelle scorse udienze il pm Musolino aveva parlato della "attitudine di Paolo Romeo a creare uomini politici". Avrebbe tentato di "creare" anche il professor Giuseppe Bombino, proponendogli un percorso politico. Ma Bombino, reso edotto dal padre sulla pericolosità di Romeo, rifiuta e denuncia. Diventando testimone del processo "Gotha".

È così, quindi, Romeo e il suo gruppo segreto avrebbe potuto orientare la spesa pubblica a proprio vantaggio: "Perché - aggiunge Musolino - per anni la spesa pubblica in questa città è stata fuori controllo, dove chi più ha potuto, ha avuto". Uno strapotere che però sarebbe stato possibile anche a causa del tessuto sociale poco resistente: "Un elettorato povero ed elemosinante, che scambia i propri diritti per favori".