"Falcomatà nega consiglio comunale aperto perché ha paura": l'attacco di Klaus Davi

DAVI-KLAUS«L'unico motivo per cui Falcomatà nega un consiglio comunale aperto è perché ha paura. Teme la trasparenza, teme la democrazia, teme la dialettica che ne deriva e si sente, evidentemente, in una 'botte di ferro'. Forse si sente tutelato (a mio avviso a torto, sia chiaro) da istituzioni che dovrebbero punirlo per le gravi irregolarità amministrative perpetrate dalla sua squadra ma sembrano sonnecchiare e tollerano che a Reggio ci sia un sindaco che si è fatto votare da morti e novantenni ignari. Nella sua fervida immaginazione probabilmente si sente forte del fatto che tanto questa terra viene percepita come 'zona franca del diritto', perché se queste cose fossero capitate in qualsiasi altro luogo uno 'Stato' degno di questo nome lo avrebbe già mandato a casa da mesi, cosa che non è (ancora) accaduta. Sono state illuminanti, in tal senso, le parole del suo vice Tonino Perna che si lasciò scappare la convinzione che il sindaco 'sarà sicuramente assolto' per il caso dell'hotel Miramare. Sono parole mandate in onda da tutte le televisioni. Umanamente anche comprensibili, ma giuridicamente inquietanti. Perché dovrebbe essere assolto Falcomatà? Per intervento della prescrizione? Perché tutta la colpa verrà scaricata su Angela Marcianò già condannata in primo grado nonostante il ruolo non proprio centrale nella vicenda? Per cui con una gincana degna dei più contorti legulei il tribunale di Reggio scaricherebbe sull'ex assessore tutte le responsabilità? Lui pensa questo? Perna pensa questo? Il vicesindaco non è mai più tornato sull'argomento per spiegare tante certezze. Falcomatà intanto si dice sicuro di sfangarla anche sulla vicenda dei brogli. Come se il suo pupillo Castorina avesse agito da solo ad Archi (sic!). Ma si possono orchestrare da 'soli' ad Archi dei brogli? Può agire in solitudine una commissione elettorale da lui condizionata e orientata tramite il vice sindaco? Quindi questi sono i calcoli, ma noi siamo invece convinti che non sarà così». Lo ha dichiarato il giornalista e massmediologo Klaus Davi.

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