“Paolo Romeo e Giorgio De Stefano in un’altra struttura che va oltre la ‘ndrangheta militare”: Lombardo avvia la requisitoria del processo “Gotha”

requisitoriagotha30aprdi Claudio Cordova - Dalla favola della verità e della menzogna vestita da verità, partendo però dai concetti di "pieno" e "vuoto" di Democrito nel 400 a.C.. Parte da lontano il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo. E', come prevedibile, lui a prendersi la scena dell'avvio della requisitoria del maxiprocesso "Gotha", che vede alla sbarra la componente occulta della 'ndrangheta: "Abbiamo osservato un fenomeno complesso come la 'ndrangheta con occhi diversi" ha detto Lombardo.

Dopo quattro anni di dibattimento, davanti al Tribunale presieduto da Silvia Capone, la Procura di Reggio Calabria ha preso così la parola nella prima delle dieci udienze dedicate all'accusa, prima della girandola degli interventi difensivi, con la decisione che dovrebbe arrivare per la fine di luglio.

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Nell'intervento del pm, non sono mancati i riferimenti polemici: "Qu nessuno ha mai fatto politica, ma c'è stato solo un esercizio della giurisdizione, tutelando le indagini da attacchi di ogni genere". Polemiche anche, evidentemente, ad altri colleghi e ad altre Procure: dai riferimenti al processo "Crimine", lacunoso, a dire del pm Lombardo, per l'assenza delle cosche De Stefano e Piromalli, alla frecciata alla Dda di Catanzaro, retta da Nicola Gratteri e al maxiprocesso "Rinascita-Scott", che si celebra presso l'aula bunker di Lamezia Terme: "Tutti i processi che si occupano di questi temi sono figli di "Gotha", tanto quelli che si celebrano qui, quanto quelli che si svolgono in altra sede".

Proprio i De Stefano e i Piromalli sono stati al centro del discorso del pm Lombardo. Sono il casato del rione Archi di Reggio Calabria e quello di Gioia Tauro ad aver modernizzato la 'ndrangheta, già a partire dagli anni '70, con l'avvicinamento ai mondi occulti, quali la massoneria. Mondi di cui farebbero parte, con ruoli di elevata importanza, l'avvocato ed ex parlamentare, Paolo Romeo, e l'avvocato Giorgio De Stefano, considerato eminenza grigia della sua famiglia: "Non li abbiamo riprocessati per condotte già vagliate – precisa Lombardo – ma qualcuno, evidentemente, si è accontentato: il concorso esterno in associazione mafiosa non può essere una soluzione tampone" ha detto ancora il magistrato, riferendosi al fatto che entrambi risultano già condannati definitivamente per tale fattispecie di reato. A dire di Lombardo, tra i meriti del processo "Gotha", c'è quello di aver "umanizzato" queste due figure: "Uomini di 'ndrangheta che si manifestano in maniera molto sofisticata, ma che, nel corso di circa un decennio, qualche errore lo hanno fatto. E noi eravamo lì".

Per il rappresentante dell'accusa, infatti, si tratta della fine di un percorso, nato nel 2008, in cui si è tentato di dare una nuova forma alla 'ndrangheta: "Ha caratteristiche tendenzialmente verticistiche e, comunque, una orizzontalità pura al suo interno non è mai esistita". Con riferimento all'ala "visibile" della 'ndrangheta, il ruolo di capo del Mandamento di centro sarebbe ad appannaggio di Giuseppe De Stefano, figlio di don Paolino De Stefano: "La componente 'visibile' deve portare il cognome De Stefano". Questi si sarebbe mosso, con la sua storica cosca, in sinergia con i Piromalli di Gioia Tauro. 'Ndrangheta più moderna, politica e imprenditoriale, a fronte di un Mandamento Jonico, che, invece, avrebbe il compito di tutelare e salvaguardare le radici: non a caso è denominato "La Mamma", per il suo compito in seno al Santuario della Madonna di Polsi. Quella componente, quindi, più ancorata a cariche, ruoli, rituali, immaginette sacre.

Ma Lombardo ne è convinto: "Senza i De Stefano e i Piromalli non sarebbe esistito niente".

Ma anche i De Stefano e i Piromalli fanno comunque parte della componente militare e "visibile" della 'ndrangheta: "I vertici militari – spiega il pm – sanno che c'è 'altro' e la 'ndrangheta ha capito che per avere successo il vertice deve avere più componenti". Ritorna il concetto del "mondo di sopra", del "mondo di sotto" e del "mondo di mezzo". E quel concetto di "altro" sarebbe incarnato proprio dagli avvocati Paolo Romeo e Giorgio De Stefano: "Non c'è un capo unico, ma questo non significa che non ci sia una struttura di vertice. Del resto, il modello del "capo unico" è fallimentare". Le varie componenti, legate tra di loro, avrebbero quindi garantito la piena operatività dei diversi ambiti, con quello che maggiormente conta che fa riferimento alla massoneria deviata: "L'operatività di Paolo Romeo e Giorgio De Stefano deve essere preservata" spiega Lombardo.

Questi livelli più alti avrebbero quindi avuto il compito di interfacciarsi con i palazzi del potere. Il pm Lombardo definisce "azione eversiva" la capacità di "piegare ai desiderata la macchina amministrativa e statale". Tutto questo, aggiunge il rappresentante dell'accusa, "voluto, manovrato e gestito" da Paolo Romeo e Giorgio De Stefano. I politici alla sbarra – l'ex senatore Antonio Caridi e l'ex sottosegretario regionale Alberto Sarra – avrebbero avuto proprio il ruolo di infiltrare le Istituzioni per conto della masso-'ndrangheta.

Ma anche, ovviamente, Giuseppe Scopelliti, cui Lombardo dedica tanto, tantissimo, spazio, con una rivelazione clamorosa (leggi qui).

Una politica redistributiva in provincia di Reggio Calabria attraverso "una lunga stagione di penetrazione del tessuto politico e amministrativo". Con Paolo Romeo più esposto, sfruttando associazionismo e terzo settore, mentre De Stefano più in ombra per via del cognome ingombrante. Lombardo ha richiamato un'intercettazione in cui l'ex deputata Marilina Intrieri avrebbe richiesto l'aiuto di Romeo per sbrogliare la situazione problematica vissuta da Scopelliti, allorquando, prima delle Regionali 2010, l'allora sindaco di Reggio Calabria avrebbe avuto ostruzionismo per la candidatura a governatore.

Cosa che poi avviene, con la vittoria su Agazio Loiero.

Romeo, De Stefano (nel procedimento abbreviato), Sarra, Caridi e Franco Chirico (cognato dei De Stefano) rispondono del capo A della rubrica, l'associazione segreta: "Sono membri di 'ndrangheta della componente riservata, segreta, invisibile". Nel corso del dibattimento, diversi sono stati i riferimenti investigativi e dei collaboratori di giustizia circa il livello superiore, quello degli "Invisibili" e dei "Riservati". Categorie a cui apparterrebbero proprio Romeo e De Stefano, ma, assicura Lombardo, "il livello superiore non finisce con i soli imputati di questo procedimento".