Le mani dei Piromalli sull'Asp di Reggio Calabria: così si spartivano nomine e forniture

conferenzachironedi Claudio Cordova - L'Asp di Reggio Calabria era cosa della cosca Piromalli. Attraverso il controllo della distribuzione di materiali medicali, lo storico casato di Gioia Tauro sarebbe riuscito a penetrare gli ospedali di Polistena, Gioia Tauro, Melito Porto Salvo, ma anche quello di Reggio Calabria.

Sono 14 i provvedimenti cautelari eseguiti dal Ros dei Carabinieri nell'ambito dell'inchiesta "Chirone", con accuse, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di numerose corruzioni, trasferimento fraudolento di valori, traffico di influenze illecite in concorso, tutti aggravati dal metodo mafioso.

Le indagini della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, retta da Giovanni Bombardieri, coordinate dal Procuratore Aggiunto, Gaetano Paci, e dal pm Giulia Pantano, si sono concluse nel 2018, in epoca antecedente alla pandemia, e si sono concentrate sull'ASP di Reggio Calabria la cui competenza si estende sull'intera provincia amministrativa suddivisa nei distretti sanitari di Reggio Calabria, Tirrenico e Ionico ed il cui funzionamento è stato alterato dai condizionamenti mafiosi, da parte della cosca Piromalli, la quale aveva il controllo fattuale di tale settore tramite la famiglia di medici Tripodi di Gioia Tauro.

Le investigazioni avrebbero consentito di documentare gli assetti organizzativi della cosca Piromalli (ramo facente capo a Giuseppe Piromalli, cl. 45) nell'ambito della quale hanno assunto posizione di particolare rilievo i medici Giuseppantanio e Francesco Michele Tripodi, quest'ultimo genero del decano Piromalli Girolamo il famoso "Don Mommo" classe 1918. I due fratelli recentemente deceduti (nel 2018), nonché il figlio di Francesco Michele, Fabiano, sono tutti medici. I primi due, nel tempo, hanno ricoperto vari incarichi nelle Aziende Sanitarie di Reggio Calabria, Gioia Tauro, Palmi (RC) e Tropea (VV), mentre Fabiano Tripodi è risultato figura di riferimento degli assetti societari operanti nel settore sanitario della MINERVA srl, MCT Distribution & Service srl e LEWIS MEDICAL srl.

Gli interessati, forti delle posizioni ricoperte nel tempo nel comparto sanitario regionale e avvalendosi della capacità intimidatoria derivante dall'appartenenza alla cosca Piromalli hanno compromesso il sistema gestionale dei Distretti sanitari dell'ASP di Reggio Calabria, acquisendo in tale ambito una posizione dominante. Al riguardo, è emerso come, tra le altre, siano state alterate le procedure di nomina dell'attuale Direttore del Distretto Tirrenico dell'ASP di Reggio Calabria, Salvatore Barillaro, la cui nomina fu frutto di precisa volontà dei Tripodi, cosa che ha permesso loro di controllare quel distretto sanitario, sia per le forniture di dispositivi medici, che per influenzare i trasferimenti del personale.

--banner--

Barillaro, capo distretto da circa un decennio, è finito agli arresti domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa.

Infatti, attraverso l'azienda "M.C.T.", riconducibile al sodalizio, e alla Lewis Medica, che faceva da "schermo", essendo aggiudicatrice di appalti di fornitura presso l'ASP di Reggio Calabria, la cosca riusciva ad ottenere gli ordinativi per la fornitura dei materiali medicali presso i presidi dell'Asp di Reggio Calabria, in particolare presso gli ospedali di Gioia Tauro, Polistena, Locri e presso l'A.O. del capoluogo. I proventi di dette forniture venivano ripartiti, tra la M.C.T. di Gioia Tauro e la Lewis Medica di Lamezia Terme nella misura del 50% (il tutto al fine di eludere le disposizioni in materia di prevenzione patrimoniali, ragione per la quale sono oggetto di sequestro preventivo).

Le aziende sarebbero riuscite ad accaparrarsi le forniture di prodotti medicali negli ospedali e poliambulatori reggini, sia ricorrendo a procedure di affidamento diretto, sia attraverso un collaudato sistema di corruttela del personale medico e paramedico, deputato ad eseguire la richiesta di approvvigionamento; venivano, infatti, registrati diversi episodi di corruzione, che riguardavano oltre a regalie di diverso genere, l'elargizione di contributi legati a percentuali su commesse garantite alle ditte, che variavano dal 2,5 al 5% a seconda del prodotto e dell'ordine effettuato.

Inoltre è stato documentato come l'organizzazione godeva di una via preferenziale per le liquidazioni dei mandati di pagamento in favore del laboratorio clinico MINERVA srl, di Gioia Tauro, convenzionato con il SSN e direttamente riconducibile ai Tripodi.

L'indagine ha permesso di dimostrare come i soci della M.C.T., erano pienamente consapevoli di quali fossero i contatti "mafiosi" a cui potevano rivolgersi al fine di ottenere le aggiudicazioni delle forniture, dimostrando così la loro piena intraneità ai sodalizi criminali della piana di Gioia Tauro, tanto che alcuni dei soci occulti, erano in grado di interloquire con esponenti di vertice delle altre cosche.

Affari che, nonostante il periodo esiguo di indagine, avrebbero fruttato ai Piromalli circa 400mila euro. Così, dunque, la 'ndrangheta sarebbe dentro la sanità già da decenni, trovandosi già pronta a gestire anche la fase pandemica.

L'odierna inchiesta offre uno spaccato puntuale anche sugli attuali rapporti esistenti tra mafiosi appartenenti a diverse articolazioni di 'ndrangheta del "Mandamento Tirrenico"; infatti sotto il profilo associativo sono emerse sinergie criminali e imprenditoriali nel settore sanitario con la cosca Molè i cui esponenti figuravano, unitamente a quelli dei Piromalli nell'assetto societario della MCT Distribution & Service srl.; inoltre sempre nella stessa ottica è emerso come il rappresentante della Lewis Medica, Giancarlo Arcieri, fosse in rapporti con la cosca "Pesce" di Rosarno, come documentato dalle intercettazioni registrate.

L'indagine, ancora, ha permesso di confermare la necessità del reciproco riconoscimento tra cosche, infatti è stato documentato come i soci della MCT, per "lavorare" all'interno del nosocomio di Polistena, hanno dovuto necessariamente "interloquire" con esponenti mafiosi locali.

A essere coinvolto anche il medico ginecologo Antonino Coco, che, non solo avrebbe stipulato un patto politico-mafioso con la 'famiglia Alvaro, ma che, nonostante il proprio pensionamento, avrebbe anche tentato di far penetrare le aziende ritenute 'ndranghetiste nell'ospedale di Reggio Calabria, attraverso la fornitura di alcune apparecchiature.

L'indagine si avvale anche delle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, da Antonio Russo, Marcello Fondacaro, Giuseppe Mesiani Mazzacuva, ma anche Andrea Mantella, uomo delle cosche vibonesi, che racconta come i Tripodi fossero stati a disposizione per la redazione di certificati compiacenti per alleggerire le condizioni carcerarie degli accoscati. I Tripodi, quindi, costituivano i principali interlocutori della cosca Piromalli nei rapporti con il sodalizio dei Mancuso, operante nella Provincia di Vibo Valentia. Al riguardo è stato registrato come Giuseppantonio Tripodi più volte si è recato presso l'abitazione di Domenico Tripodi, inteso "Mico Ninja", nonché luogo di abituale dimora di suo fratello Antonio Mancuso.

I Tripodi, inoltre, per il principio della solidarietà mafiosa, provvedevano al sostentamento delle famiglie degli appartenenti alla cosca; infatti si occupavano della cura del nucleo familiare del defunto Rocco Albanese cl. 63, detto "Purviredda", deceduto il 14.03.2005 a seguito di agguato mafioso, quest'ultimo già autista e uomo di fiducia di Giuseppe Piromalli cl.'21 inteso "Don Peppino".

Nella contestualità dell'operazione è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni mobili, immobili e rapporti bancari, emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti del "CENTRO ANALISI MINERVA" in Gioia Tauro, della M.C.T. DISTRIBUTION & SERVICE S.R.L." e della "LEWIS MEDICA S.R.L." per un ammontare complessivo del sequestro pari a circa 8 milioni di Euro.