A Reggio Calabria è ancora 1978: polemica tra Falcomatà e Chiesa sull'aborto

falcomata-manifestiÈ scontro con la Chiesa reggina. Stanno facendo discutere le dichiarazioni del sindaco Giuseppe Falcolmatà, che questa mattina ha fatto sapere sui social di aver chiesto la rimozione dei manifesti contro l'aborto della Onlus "Pro Vita e Famiglia". Manifesti che ritraggono una donna con un cartello sul quale è scritto: "Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta #stopaborto".

Un messaggio che Falcomatà ha chiesto di rimuovere in quanto «lesivo della libertà personale di un individuo». «Mi avevano risposto che non si può fare perché non ci sarebbe nessun messaggio violento scritto. E invece si. È una violenza impedire a una persona di scegliere, in modo consapevole e responsabile, nel rispetto della legge.

È una violenza - ha spiegato il primo cittadino - non consentire a una persona di avere un'altra idea, un'altra opinione, un altro punto di vista. È una violenza ancora maggiore esporre questi manifesti vicino le scuole, luoghi di educazione, di istruzione, di cultura, luoghi in cui si forma la coscienza di ogni individuo e si impara il rispetto per la dignità di ogni individuo. È violenta una pubblicità il cui messaggio è che non sei padrona di te stessa. Non si può fare - mi è stato detto - ci esponiamo al rischio di finire in tribunale. Ho risposto che sarò contento di spiegare a un giudice perché quel messaggio è violento». «I manifesti saranno rimossi, già dalle prossime ore», ha assicurato Falcomatà.

Immediata la reazione dell'Arcidiocesi di Reggio Calabria, che ha fatto sapere: «Il commento del sindaco Falcomatà appare assolutamente non condivisibile ed inappropriato, giacché un manifesto che reca una opinione alternativa all'aborto non rappresenta, in nessun caso, un impedimento a scegliere di abortire. Rammarica constatare che ancora oggi si fa un uso pregiudizievole e politico della tematica dell'aborto, una pratica che lascia ferite profonde in molte donne e che, se affrontata in modo superficiale ed ideologico, calpesta la dignità delle donne stesse, soprattutto di coloro che, per diversi motivi, hanno fatto la dolorosa scelta di abortire.

Pertanto l'Arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, - si legge nella nota dell'Ufficio per le comunicazioni sociali - mentre esprime profondo e preoccupato rammarico per il fatto in questione, prende le distanze, in modo inequivocabile e netto, non soltanto dalla decisione assunta dal sindaco Giuseppe Falcomatà, ma soprattutto - sia pure rispettandole - dalle motivazioni che egli stesso ha espresso a sostegno di essa, ritenendole lesive della libertà di espressione e di opinione.

L'Arcidiocesi ha fatto sapere, inoltre, che «produrrà un documento di riflessione su quanto accaduto, documento che sarà redatto con l'aiuto di alcuni esperti nelle scienze teologiche, etico-giuridiche ed umane, appartenenti alla realtà della Diocesi stessa».

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Sulla questione è intervenuto anche il consigliere regionale di Fratelli d'Italia Giuseppe Neri. «Prima di esprimermi sul merito, mi soffermo nel metodo della questione che ha visto Falcomatà protagonista di un atto che non ha una razionale giustificazione. Il Sindaco di Reggio Calabria, piuttosto che occuparsi dei problemi che affliggono la nostra città, sprofondata nei disservizi, ormai atavicamente lontani da una rapida e concreta risoluzione, decide in modo coatto di far rimuovere i manifesti delle associazioni pro vita - regolarmente affissi - che promuovono una campagna contro l'aborto, e il cui messaggio secondo il Sindaco sarebbe di violenza verso le donne. Nulla di più distante dalla realtà».

«Riferendomi al merito della questione - – aggiunge Giuseppe Neri -, non solo da cattolico impegnato nelle istituzioni, ma come cittadino che dentro le istituzioni cerca di tutelare la libertà di espressione, penso che l'approccio di un Sindaco su temi etici e che hanno un'inclinazione di orientamento morale, non può essere soggetto a posizioni ideologiche di parte.

Falcomatà non può permettersi, con pretesti strumentali dunque, di censurare chi la pensa evidentemente diversamente da lui; pertanto rinunci a cimentarsi nel goffo tentativo di imbavagliare chi porta avanti soprattutto una battaglia di civiltà a tutela e valorizzazione della vita. E della donna!»

«Nei manifesti non ci sono messaggi eversivi o di incitamento alla violenza, - conclude il Consigliere di Fratelli D'Italia - anzi l'orientamento ideologico è esclusivamente rivolto alla sensibilizzazione contro la madre di tutte le violenze: l'aborto.

L'aborto è sempre una tragedia. Perché impedire la vita di un bambino è una tragedia.

Sia pur allo stato embrionale, fin dal momento del concepimento c'è un essere umano unico e irripetibile che prende forma nel grembo della madre.

La violenza invece la riceve la donna, con il favore di una legge contraddittoria e 'lontana dal tempo', che del 'nuovo figlio di questo mondo', né opprime il diritto di libertà! Falcomatà ritorni sui suoi passi e chieda scusa!»

«Il vero oscurantismo è la censura di Falcomatà», si legge in una nota di "Stanza 101" (Cenacolo Culturale Impertinente), secondo cui «L'elemento di maggiore inquietudine» nelle dichiarazioni del primo cittadino risiede «nella volontà, espressa dallo stesso sindaco, di voler procedere ugualmente nella rimozione nonostante sia conscia in lui la consapevolezza dell'arbitrarietà del gesto. Probabilmente Falcomatà fa confusione fra Monarchia assoluta e Repubblica democratica, e in questi giorni di Carnevale forse ha pensato bene di vestirsi da Despota della nostra città ponendosi addirittura al di sopra di leggi e regolamenti. Purtroppo per lui, Reggio è una città della Repubblica democratica italiana, e tali sue uscite sono intollerabili per arroganza ma soprattutto in quanto offensive delle istituzioni che lui stesso dovrebbe rappresentare in qualità di sindaco (non Re).

I manifesti non si toccano! Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a ProVita&Famiglia perché, al netto delle personali opinioni, la libertà è un bene assoluto che va sempre difeso! Il vero oscurantismo è di chi pratica la censura!»

«Il commento del sindaco - afferma ProVita&Famiglia - Circolo di Reggio Calabria - non entra nel merito della questione sollevata dal manifesto ma sposta la discussione dalla liceità dell'aborto alla libertà d'espressione.

Spiace perché il sindaco, per il ruolo istituzionale che riveste, dovrebbe invece farsi garante delle libertà costituzionali di tutti, fra cui il diritto inviolabile alla libertà di espressione».

2021 o 1978?