Processo a Lucano, il concerto di Vecchioni e i rapporti con i dipendenti del Comune di Riace: in Aula sfilano ancora i testimoni dell'accusa

lucano4di Mariateresa Ripolo - Continua il processo a Mimmo Lucano, imputato, insieme ad altre 25 persone, nell'ambito del processo "Xenia", con l'accusa, a vario titolo, di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, truffa e abuso d'ufficio nella gestione dei progetti di accoglienza agli immigrati.

A Locri, nel corso dell'ultima udienza, tra i testimoni dell'accusa anche l'ex parroco di Riace, don Giovanni Coniglio. L'uomo è anche noto per essersi reso protagonista nel settembre 2019 di un siparietto ai danni di Lucano. L'attuale parroco di Stilo, durante una conferenza stampa indetta da Lucano per "chiarire la propria posizione" avrebbe fatto suonare di proposito le campane, "disturbando" e innescando la reazione dell'ex sindaco.

Al centro delle dichiarazioni di Coniglio il concerto di Roberto Vecchioni. «Lucano - ha detto l'ex parroco di Riace - solo nel 2015 si offrì di finanziare la festa dei Santi Cosma e Damiano, che da sempre era stata organizzata e finanziata dal Santuario». Un concerto, svoltosi nel settembre 2015, che presenta, secondo l'accusa, diversi punti oscuri. Secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, infatti, Lucano avrebbe utilizzato ingenti somme di denaro, provenienti dai progetti dello Sprar per fini diversi dall'accoglienza: Festival e concerti organizzati nel 2015 e nel 2017 a Riace sono attenzionati, in tal senso, dalle Fiamme Gialle.

Sul concerto del 2015, costato secondo l'accusa circa 45 mila euro, un altro nodo da sciogliere è quello che riguarda il pagamento dei diritti SIAE, che secondo i finanzieri non sarebbe mai avvenuto. «Lucano - dichiara un testimone - scrisse una lettera nella quale affermava che alla fine il certo di Vecchioni non si era tenuto».

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In Aula anche dipendenti ed ex dipendenti del Comune di Riace. Tra questi il responsabile dell'Area tecnica fino al 2014, anno in cui sarebbe stato estromesso dall'incarico «per essersi opposto alla volontà di Lucano sull'affidamento diretto del servizio di raccolta rifiuti».

Tra i dipendenti c'è anche chi si è «sentito intimidito dalle domande dei finanzieri», arrivando al punto di svenire durante l'interrogatorio effettuato durante le indagini. «Era come se dovessi rispondere per forza», ha detto un testimone in aula, che ha comunque confermato le dichiarazioni rese durante l'interrogatorio avvenuto in Comune a Riace.

Sono moltissimi ancora i nodi da sciogliere su un processo che appare quanto mai complesso e delicato. Sono centinaia i documenti depositati e i file ancora da analizzare, tra queste moltissime registrazioni telefoniche e ambientali. In Aula sono anche molti i documenti e le fatture che attesterebbero pagamenti, ma sia per l'accusa che per la difesa i conti non tornerebbero.

La prossima udienza si terrà a Locri l'11 gennaio 2020.