Veleni sul caso Miramare: “Tentativi di condizionare la serenità del processo”

falcomatamarciano500di Claudio Cordova - Il veleno è sempre nella coda. Quando la lunga udienza sul "Caso Miramare", la prima dopo le elezioni, era ormai al crepuscolo, è stato l'avvocato Marco Panella, difensore del sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, a chiedere la parola. E le sue parole sono durissime all'indirizzo dell'ex assessore Angela Marcianò, super testimone del processo, peraltro già condannata in primo grado, nel giudizio abbreviato, per l'assegnazione diretta dell'immobile di pregio che la prima Giunta Falcomatà avrebbe temporaneamente "regalato", senza un bando di evidenza pubblica e gratuitamente, alla semisconosciuta associazione "Il Sottoscala", dell'imprenditore Paolo Zagarella, amico personale del sindaco e "donatore" della sede della prima campagna elettorale.

L'avvocato Panella ha chiesto il deposito dei post Facebook e di alcuni articoli di stampa che ne davano notizia, con le gravi affermazioni rilasciate, nelle ultime settimane, da Angela Marcianò, soprattutto dopo le elezioni che hanno visto la riconferma di Falcomatà alla carica di primo cittadino di Reggio Calabria. L'avvocato Panella ha letto in aula alcuni stralci: "Non consentirò che con la prescrizione dei reati, ascrivibili al Sindaco e agli altri ex assessori, venga vanificato il mio sacrificio e che possa prevalere l'idea che in Italia denunciare sia inutile o addirittura controproducente". E, ancora: "Mi batterò perché non abbia a diffondersi nei cittadini il mortale convincimento che la Giustizia non sia uguale per tutti o peggio che i veri colpevoli (scaltri) restino sempre impuniti" (leggi qui). Frasi che, già su Facebook, erano apparse molto gravi. Ma che, scandite in un'aula di Tribunale, acquisiscono tinte ancora più fosche, dato che solleverebbero – a detta dell'avvocato Panella e di tutte le altre difese – pesanti dubbi e una pericolosa delegittimazione sul Collegio chiamato a giudicare il sindaco Falcomatà e numerosi tra assessori ed ex assessori, nonché il segretario generale Acquaviva.

L'avvocato Panella ha chiesto l'acquisizione di tali dichiarazioni perché, a suo dire, andrebbero a inficiare le affermazioni della super accusatrice di Falcomatà & co., evidentemente animata da acredine e astio nei confronti del sindaco che, al culmine di mesi di guerra fredda, arriverà a defenestrarla dall'importante incarico di assessore ai Lavori Pubblici.

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Il Tribunale, sentito anche il parere dei pm Walter Ignazitto e Nicola De Caria, ha riservato l'acquisizione della documentazione, ma, qualora prendesse in considerazione tali affermazioni, il peso della deposizione di Marcianò, potrebbe cambiare. Ma, a di là dell'economia processuale, per l'avvocato Panella, le frasi di Marcianò rappresenterebbero un "tentativo di condizionare la serenità del processo". Concetti che Marcianò ha ulteriormente ribadito non più tardi di alcuni giorni fa, sempre su Facebook, dopo la sospensione dalla carica di consigliere comunale, comminata dal prefetto proprio per la condanna di primo grado nel "Caso Miramare". Scrive Marcianò: "Questo mi convince ancora di più della bontà del mio comportamento quando ho deciso di denunciare i veri responsabili della vicenda Miramare" (leggi qui).

In verità, la denuncia non sarà della Marcianò, ma di Enzo Vacalebre, responsabile di un'associazione di destra.

Nel corso dell'udienza, invece, avevano deposto la funzionaria della Sovrintendenza dei Beni Archeologici, Giuseppina Vitetta, che ha confermato una versione ormai abbastanza consolidata e cioè che il "Miramare" fosse nella disponibilità di Zagarella già nel mese di luglio: Vitetta lo avrebbe "pizzicato" a svolgere lavori di pulizia all'interno dell'immobile sentendo i rumori da un edificio adiacente. Un avvenimento che spingerà la stessa Vitetta a scrivere formalmente al sindaco Falcomatà, ammonendo che, per qualsiasi tipo di lavori all'interno del "Miramare" doveva essere prima interpellata la Sovrintendenza. Con la stessa Marcianò, invece, Vitetta avrebbe anche commentato la circostanza: "Era molto amareggiata della scelta di affidare a un privato e senza evidenza pubblica l'immobile". Dello stato d'animo dell'allora assessore, ha riferito anche l'ex consigliere comunale di Forza Italia, Antonino Pizzimenti, che ha raccontato come Marcianò gli avesse confidato di non aver votato la delibera per l'affidamento del "Miramare" a Zagarella: "Se risulta il mio voto, significa che hanno fatto un falso" avrebbe detto Marcianò all'amico consigliere.

Ma, tutto questo, prima del veleno nella coda.

Infatti, per le difese, l'atteggiamento vittimista di Marcianò sarebbe orientato ad avvelenare i pozzi in vista di un giudizio che, va detto, ancora è ben lontano, visto che la prossima udienza si celebrerà solo a metà gennaio e che altre udienze sono già calendarizzate fino al mese di luglio 2021. Ma per gli avvocati tanto basta per sollevare la questione. All'intervento dell'avvocato Panella, infatti, si sono associate tutte le difese ed è seguito anche quello dell'avvocato Sergio Laganà, che difende l'assessore Giovanni Muraca, il "mastro di chiavi", che avrebbe di fatto consegnato l'albergo Miramare a Zagarella: l'avvocato Laganà ha parlato di un vero e proprio "disegno" per condizionare un processo che, fin qui, si è svolto nella massima serenità. Il legale, infatti, ha messo in correlazione i ripetuti interventi pubblici di Marcianò, con la protesta andata in scena fuori dall'aula bunker, con alcune (poche, pochissime) persone che hanno esibito alcuni cartelli di protesta.

Una manifestazione per pochi intimi che, comunque, ha attirato l'attenzione della Digos, materializzatasi inaspettatamente in aula bunker.