Reggio, il primo Consiglio: Marcianò out, Pazzano punge e pressa, Minicuci resta per 'prendersi' il centrodestra

consiglio comunale 26 ottobredi Walter Alberio - Angela Marcianò scende le scale di Palazzo San Giorgio e lascia la sede del Comune. È la prima immagine della nuova consiliatura a Reggio Calabria. Prima in Aula, poi nei corridoi, infine fuori dal palazzo. Per l'ex assessore la doccia fredda è arrivata questa mattina, poco prima dell'inizio della seduta di insediamento dell'Assemblea cittadina: sospesa dalla carica di consigliere comunale.

Il provvedimento, che ha decorrenza da oggi, è stato firmato dal prefetto Massimo Mariani e prevede la sospensione per 18 mesi di Marcianò, su cui pesa una condanna a un anno di reclusione per abuso d'ufficio. La sentenza, rimediata in abbreviato, riguarda la questione dell'affidamento del Grande Albergo Miramare, per cui gran parte della primissima giunta Falcomatà, sindaco compreso, è stata rinviata a giudizio. Alla docente è subentrata la prima dei non eletti di "Reggio per città metropolitana", Filomena Iatì, che sostituirà la già candidata a sindaco nel periodo di sospensione.

Il Consiglio comunale, guidato temporaneamente dal consigliere anziano Federico Milia, si è quindi aperto con un minuto silenzio in memoria della presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, prematuramente scomparsa lo scorso 15 ottobre.

Successivamente, ufficializzate le surroghe dei consiglieri comunali nominati in Giunta, l'assise è passata all'elezione del Presidente del Consiglio comunale, individuato nel dem Enzo Marra alla seconda votazione, e dei due vicepresidenti, per la maggioranza Carmelo Versace e per la minoranza Antonino Caridi, oltre che dei segretari-questori (Deborah Novarro e Giuseppe De Biasi).

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Il dibattito ha messo in luce soprattutto due anime dell'opposizione. Una di sinistra, quella rappresentata da Saverio Pazzano, disponibile al dialogo con la maggioranza, ma fortemente critica. E quella del centrodestra, di cui Antonino Minicuci vuole essere leader a tutti gli effetti, al di là dell'appuntamento elettorale. Il già candidato a sindaco, iscritto non a caso al Gruppo Misto, è puntualmente intervenuto come voce della coalizione, un "nuovo centrodestra", come egli stesso lo ha definito. "Il tempo dei soloni e dei tromboni che escono sui giornali, ma che non hanno né voti né aderenza con la realtà, è finito. Si candidino e vedremo - ha tuonato - la loro consistenza".

Tambureggiante Saverio Pazzano. Il leader de "La Strada" è stato particolarmente duro con il sindaco Giuseppe Falcomatà e la sua idea di Giunta, divenuta realtà qualche giorno fa: "Si poteva dare un nuovo cuore alla città, si poteva fare un trapianto. Questo in prima battuta non è avvenuto. Questa maggioranza è una minoranza nella città". Una città che "ha chiesto discontinuità" e "rottura", ma che ha visto realizzarsi in questa fase solo "una continuità nella continuità", ha evidenziato Pazzano che ha auspicato una discontinuità almeno nei temi. Astenutosi alla prima votazione, l'esponente de La Strada ha poi appoggiato in seconda battuta l'elezione di Marra, chiedendo come primo atto al neo presidente del Consiglio comunale una seduta straordinaria sull'emergenza Coronavirus, per trattare sia i temi della sanità sia quelli economici. La data del Consiglio comunale ad hoc sarà stabilita dopo la conferenza dei capigruppo. Nel frattempo, l'amministrazione comunale si doterà di una task force sulla pandemia. La delibera, presentata dal primo firmatario Giuseppe Marino (Pd) e approvata dall'Assemblea di Palazzo San Giorgio, dà mandato al sindaco di istituire un gruppo di lavoro specifico che lo affianchi nelle decisioni relative al contenimento dell'epidemia Coronavirus. L'organismo sarà chiamato a lavorare a titolo gratuito e sarà composto da medici e tecnici.

Dai nomi ai temi. Il sindaco Falcomatà ha illustrato le linee programmatiche della sua azione di governo, quella del "secondo tempo", che "partono dal solco tracciato in questi anni". "Voglio esprimere una Reggio verace, dove i quartieri entrano in concorrenza tra loro per la bellezza", ha spiegato il primo cittadino. Il primo passaggio sarà quello del bilancio per "uscire dal piano di riequilibrio". Dopo, il completamento del passaggio del servizio rifiuti dal privato Avr a Castore e l'ingresso della Città metropolitana nelle tre società comunali. Resta sul tavolo la questione rifiuti, con l'attivazione della discarica di Melicuccà e il passaggio da un sistema di raccolta porta a porta spinto a un sistema misto. Così come il proposito della "Reggio bandiera blu". Altro settore caldo è quello dei lavori pubblici: diverse e rilevanti le opere da sbloccare o completare, come il Palazzo di Giustizia, e quelle da realizzare come il Museo del mare di Zaha Hadid. "Non vogliamo costruire cattedrali nel deserto. Reggio deve essere la città delle opportunità", ha aggiunto Falcomatà.

Minicuci ha quindi incalzato il sindaco, chiedendo di specificare i tempi di realizzazione delle opere elencate e di coinvolgere attivamente le minoranze sulle linee programmatiche per evitare una pratica "antidemocratica". Anche Pazzano ha chiesto un notevole cambio di passo, a partire dal metodo, mettendo cioè al centro dell'azione amministrativa il Consiglio comunale: "Non si può procedere come prima. C'è una grande parte di città che va ascoltata. Bisogna cambiare stile e procedure. Fare gli Stati generali prima del Consiglio comunale, ad esempio, non va bene e non è rappresentativo del Consiglio comunale che dobbiamo costruire insieme. Dobbiamo dare centralità a questa Assemblea. Tutto - ha sottolineato Pazzano - deve passare da qui".

Fuori, durante la prima parte del Consiglio comunale, la protesta pacifica e nel rispetto delle norme anti-Covid dei titolari di palestre, piscine e centri sportivi contro il nuovo Dpcm, che, tra le altre cose, sospende le loro attività fino al 24 novembre per cercare di fermare la curva epidemiologica. In piazza, davanti al Palazzo del Governo, i manifestanti hanno chiesto all'esecutivo nazionale di fare un passo indietro sulle chiusure: "Gli atleti, chi compete, chi fa agonismo, sanno bene come si rispettano le regole", ha spiegato il portavoce del comitato spontaneo per lo sport, Renato Raffa. "Abbiamo fatto tanti sacrifici e abbiamo speso tanti soldi per rispettare i protocolli. Chiudere adesso – ha aggiunto - significa non riaprire più".