di Valeria Guarniera – Dice di essere ottimista, di credere profondamente nella voglia di cambiamento che anima le donne e gli uomini di questa città. Ma Daniela De Blasio, consigliera di parità della Provincia di Reggio Calabria, parte dalla consapevolezza amara “che più in basso di così non possiamo andare”. Impegnata nella sua lotta quotidiana per colmare le distanze tra Istituzioni e cittadini, ha in mente una città a misura di donna, che sia realmente inclusiva e capace di rispondere alle tante emergenze che non fanno altro che indebolire il tessuto sociale. Al futuro Sindaco chiede di prendere seriamente in considerazione queste istanze, per fare uscire Reggio dal baratro. “Ma non dovrà farlo da solo: ciascuno dovrà fare la propria parte, partecipando attivamente attraverso atteggiamenti di legalità. Sarà poi la politica a dover fare il salto di qualità: non sono poltrone da occupare, ma occasioni di sviluppo”
Per la prima volta la doppia preferenza, un risultato ottenuto dopo tanti sforzi.
Questo è un momento importante per le donne. E’ un momento che và colto, anche se secondo me si è impreparati, nel senso che le donne comunque sono sempre state fuori, ai margini della politica. Questa legge interviene anche se – essendo rimaste per troppo tempo fuori dalla politica, specialmente nella nostra città – sarà comunque difficile. Molte si troveranno proiettate in una situazione nuova. Grazie a questa legge l’elettore che deciderà di esprimere due preferenze lo potrà fare votando due candidati di sesso diverso presenti nella stessa lista. Non si possono votare due uomini e non si possono votare due donne, altrimenti il secondo voto viene annullato. Ovviamente si può votare anche solo una donna o solo un uomo.
All’obiezione di chi parla di meritocrazia, a prescindere dal sesso, come unico metro di giudizio, lasciando intendere che queste (la doppia preferenza, le quote rosa) appaiano più che altro come una forzatura, cosa rispondi?
C’è una differenza con le quote rosa: nel caso di doppia preferenza è il cittadino che liberamente sceglie chi votare. E’ un’opportunità in più che si dà al cittadino di scegliere sia un uomo che una donna. Quindi non è la cosiddetta “riserva indiana” di cui hanno parlato e che hanno criticato. E comunque questi meccanismi servono a far partire una società che deve essere più inclusiva per le donne. Una sorta di rampa di lancio. E poi dovrebbe diventare – proprio per la presenza delle donne all’interno delle istituzioni – scontato e anche culturalmente accettato. Questo è lo scopo.
Donne per le donne: con questo intento è nato il movimento spontaneo “Le Cittadine”.
Proprio da questa riflessione – dall’aver constatato che le donne sono sempre state ai margini della politica o comunque, quelle che poche che vi hanno preso parte, non sono state valorizzate – per cogliere questo momento e per dare anche una coscienza alle donne delle loro capacità e potenzialità, di quello che è l’apporto che loro potranno dare alla città, è nata l’idea di costituire questo movimento spontaneo “Le Cittadine”. In prima battuta abbiamo voluto creare questo momento di incontro, proprio per avere la possibilità di discutere di quello che le donne elettrici hanno in mente come città a misura di donna. Perché essere donna e venire eletta non significa necessariamente avere le competenze e la capacità di interpretare quello che è il pensiero delle donne. Da lì sono emerse una serie di istanze, che vanno dai problemi legati alla genitorialità di persone portatrici di handicap, alla mancanza di servizi per la conciliazione, la mancanza degli asili, ai problemi dei centri antiviolenza, affrontando – come primo step – il problema della crisi per mancanza dei fondi dei centri anti violenza, la mancanza di supporto alle donne vittime di violenza. E poi l’istituzione della Casa delle Donne. E’ chiaro che questi sono dei messaggi che vanno alle candidate e ai candidati.
Spieghiamo: cos’è la Casa delle Donne?
La Casa delle Donne è una realtà che esiste da parecchio tempo in diverse città d’Italia. Vuole essere un punto d’incontro per le donne della città dove si vive una dimensione di conoscenza di quelle che sono le istanze, le necessità e i pensieri delle donne. Un centro culturale. Vorremmo fare una biblioteca e tante altre cose. Consideriamo che ci sono tanti beni confiscati che non sono utilizzati al meglio: si potrebbe usare uno di questi per fini sociali. Restiamo nell’attesa e nella speranza che il futuro sindaco possa accogliere e fare propria questa richiesta.
Le Cittadine, dunque. Senza però voler escludere “i cittadini”: uomini che – lo dici sempre – giocano un ruolo fondamentale in questa battaglia culturale.
Certo. Ai nostri incontri hanno partecipato molti candidati uomini e giornalisti che hanno fatto interventi costruttivi. Penso che questi incontri siano serviti per far capire che comunque esiste un tessuto culturale formato da donne che hanno le idee chiare e che sono disponibili a condividere questi saperi. Perché quelli delle donne sono saperi che vanno condivisi, ascoltati e soddisfatti, per una città a misura di donna. E Reggio purtroppo non lo è. Qui mancano le cose fondamentali. L’asilo è una cosa fondamentale per l’intera famiglia, non solo per la donna. E’ chiaro che colpisce di più le donne, ma colpisce economicamente l’intera famiglia: il privato deve essere una scelta libera. Abbiamo anche fatto un discorso sulla sicurezza e sulla percezione anche che ha una donna della sicurezza. Oggi Reggio è diventata come una delle tante città in cui le donne hanno paura a uscire. C’è il problema della prostituzione. Io mi sono rivolta più volte ai prefetti che si sono succeduti per segnalare questa realtà a cui ormai ci siamo tristemente abituati. E’ il discorso che spesso si fa dell’assuefazione al brutto, all’illegalità. Allora, non si può chiedere ai cittadini ciò che le istituzioni per prime non fanno. L’esempio delle prostitute che ad ogni ora stanno alla villa comunale è sotto gli occhi di tutti.
Donne e politica: Come mai secondo te Reggio non è pronta ad un candidato, ed eventualmente sindaco, donna?
Io penso che Reggio non sia pronta. E non è un discorso di cittadini: questo lo si sarebbe visto al momento del voto. Non sono pronti i partiti locali, perché non hanno saputo costruire una figura femminile. Non posso pensare che non ci sia. Anzi, io so che ci sono donne molto in gamba. E quindi vuol dire che i partiti nelle loro scelte non tengono neanche in considerazione l’idea che ci possa essere una donna. Ma questo non significa che non ci possano essere le politiche a favore delle donne. Io so che ci sono uomini politici che comunque intervengono e sono intervenuti più volte – a livello nazionale e locale – su tematiche che riguardano le donne.
Poco tempo fa, rivolgendoti ai Commissari, con riferimento alla toponomastica femminile, hai detto che le donne per loro sono invisibili.
Per mesi abbiamo scritto ai Commissari. Chiedevamo l’attivazione della commissione per la toponomastica. E chiedevamo che all’interno della commissione ci fosse un’attenzione alle donne. La cosa che mi mortifica maggiormente come cittadina è che un bambino di Archi non possa scrivere la propria via, ma debba scrivere “lotto 1” o “lotto 2”. Nel momento in cui – dopo mesi di richieste e sollecitazioni – vedo che si fa un’eccezione per il generale Chirico – personaggio, come ho già detto, di indubbio valore morale, eroe della nostra terra – mi arrabbio ed è la dimostrazione che qui và sempre avanti chi è più forte. E poi, mi permetto di dire, è stata una scorrettezza istituzionale. Perché la Consigliera di parità è un’Istituzione al pari di altre e và messa sullo stesso piano delle altre. Hanno ignorato ciò che, nel mio ruolo, chiedevo. Ed è, ripeto, una profonda scorrettezza unita ad una mancanza di educazione. La funzione dei Commissari, nell’intenzione del legislatore, è risanare seguendo i principi di legalità, con un piglio manageriale. Io, avendo un forte senso dello Stato, immagino che questo sia forte anche nelle azioni, non solo nella figura che và a mettere. Per cui lo Stato deve far si che le cose vadano meglio. In questo caso, secondo me, tutto ciò non è avvenuto.
In questa campagna elettorale ti sembra che ci sia stata attenzione a queste tematiche da parte dei candidati?
No. In realtà sono stati toccati i temi che fanno notizia. Parlare di donne non smuove i voti. E purtroppo anche le donne, spesso, non pretendono dai candidati di essere messe al centro dei programmi. Qui si va a votare per motivi che sono diversi da quelli che forse dovrebbero guidare e indirizzare davvero il voto. Il problema delle condizioni economiche, della povertà, ha condizionato il voto, sempre. Se sei indipendente economicamente sei più libero. C’è una libertà interiore che mi auguro abbiano tutti. Ma quando c’è la stretta del bisogno, alla fine, non condanni un padre che nella speranza di veder sistemato suo figlio si illude e getta il suo voto. Oppure, leggo in giro, tante donne che non vogliono andare a votare perché non hanno più fiducia nella politica e nelle istituzioni. Gli sperperi ci sono, si vedono, inutile negarlo. Dobbiamo parlare di bisogni non del singolo, ma della collettività.
E per passare dalle parole ai fatti, cosa chiedi concretamente al futuro Sindaco?
Sicuramente, una città a misura di donna, deve raccogliere le istanze delle donne. La casa delle donne è solo un esempio. Ci sono delle vere e proprie urgenze: i servizi essenziali, il trasporto dei disabili, i libri per i bambini, il sostegno alle donne in difficoltà. La Provincia si è sostituita al Comune in molte cose. Abbiamo provato con tutte le forze a tamponare, a dare delle risposte, però non possiamo arrivare dappertutto. Io vorrei che il bambino, nel momento in cui va a scuola, abbia i libri. Perché un bambino che và a scuola senza libri è un bambino discriminato. Allora partiamo da queste, che sono istanze che sì riguardano la sfera femminile, ma riguardano la famiglia e riguardano il sostegno a chi ha bisogno. I problemi sono tanti e il futuro Sindaco dovrà fare lo sforzo di capire che vanno trattati tutti, parallelamente. Frasi del tipo “C’è la spazzatura, possiamo pensare alle strade?” non ne voglio più sentire. Mi auguro che il futuro sindaco prenda seriamente in considerazione quelle che sono le nostre istanze. Non si può più far finta che non esista l’altra metà della popolazione. Peraltro, da un punto di vista numerico, le donne rappresentano gran parte dell’elettorato a Reggio Calabria. Il futuro Sindaco di questa città ha una grande responsabilità, che è quella di fare uscire Reggio dal baratro. Sarà un lavoro difficilissimo, nessuno deve pensare che il sindaco avrà la bacchetta magica. Dovremo rimboccarci tutti le maniche, anche noi cittadini, e dare una mano. Non possiamo pensare che chi ci guiderà potrà da solo risolvere i problemi. I problemi si risolvono se quotidianamente ognuno svolge azioni a favore di questa città, iniziando da quelle considerate banali: non gettare la carta a terra, rispettare le fila,non commettere atti vandalici. Tutti si aspettano la manna dal cielo. E’ il momento di partecipare, tutti.
Reggio al bivio. Ci può essere un nuovo futuro?
Io sono ottimista, sempre, perché credo. Credo nelle capacità che hanno gli uomini e le donne in generale. Credo nella voglia di cambiamento. Credo anche che più in basso di così non possiamo andare. Sono convinta che abbiamo una forte capacità di ripresa. Però bisogna essere competenti. Non si può fare a meno della competenza, è una cosa che non si improvvisa. E questo è il mio augurio: che ci sia competenza, perché ognuno deve fare quello che sa fare. E la politica deve fare questo salto di qualità. Non sono poltrone da occupare, ma occasioni di sviluppo, situazioni che devono essere gestite al meglio.