'I ragazzi della Fiumarella' nell'opera di Giovanni Petronio: "Una tragedia che non deve essere dimenticata"

PETRONIO-BOVALINOdi Mariateresa Ripolo - Volti, nomi, sogni e speranze. Ragazzi interrotti, vite spezzate in pochi attimi. Giovanni Petronio, 35enne laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali, quei volti e quei nomi li ha raccolti tutti. Quei sogni e quelle speranze li porta con sé e li racconta nel suo libro. "I ragazzi della Fiumarella" (Link edizioni) è un'opera per ricordare le vittime del più grande deragliamento ferroviario della storia d'Italia. Ma non solo, anche per continuare a raccontare un disastro che ha inevitabilmente segnato la storia calabrese e cambiato la vita a decine di famiglie.

Era il 23 dicembre del 1961, due giorni prima di Natale, quando il treno "degli studenti" diretto a Catanzaro, circa un'ora dopo la partenza dalla stazione di Soveria Mannelli, deragliò dal binario e precipitò nel torrente sottostante provocando la morte di 71 persone, la maggior parte giovanissimi, studenti che si stavano recando a lezione per l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. La tragedia colpì in particolar modo Decollatura, 31 delle 71 vittime vivevano nel paesino ubicato nel cuore del Catanzarese. Ma tra i passeggeri c'erano anche abitanti di altri Comuni: Amato, Carlopoli, Cicala, Conflenti, Gimigliano, Motta Santa Lucia, San Pietro Apostolo, Serrastretta, Sorbo San Basile, Soveria Mannelli, Panettieri, Ardore, Isola Capo Rizzuto e Atripalda.

«Secondo la tesi ufficiale, - racconta Petronio nel libro - quella scaturita dalle perizie e dal processo: l'alta velocità cagionò il deragliamento e la rottura del gancio di trazione che fece precipitare il secondo dei due treni, il rimorchio, e non il primo, la motrice, da un viadotto alto 47 metri, conficcandolo nel greto dell'omonimo torrente. Il dito venne puntato contro il macchinista Ciro Miceli, il quale, avendo le sue grandi e gravi colpe, fu giustamente condannato; altri invece, che di responsabilità ne avevano pure, e tante, rimasero ingiustamente al loro posto».

Petronio con estrema precisione, attraverso documenti e testimonianze esclusive, raccoglie nella sua opera le storie delle 71 vittime, di quei ragazzi che ha imparato a conoscere dai racconti dei loro familiari. Un lavoro certosino, che - ci racconta in occasione della presentazione al Caffè Letterario "Mario La Cava" a Bovalino - ha svolto affinché questa tragedia non venga dimenticata ulteriormente: «Io sono di Decollatura, il paese che ha pagato il prezzo più alto e mi sono sentito in dovere di raccontare questa storia».

"Una tragedia in bianco e nero". Un paio di giorni sulle testate dei giornali nazionali e in apertura dei telegiornali, ma niente più. La tragedia della Fiumarella venne presto dimenticata. «La copertina del libro - ci racconta Petronio - è volutamente a colori. E' come se il bianco e il nero desse l'impressione di "lontananza". Noi questa tragedia dobbiamo sentirla vicina». Petronio, nonostante la sua giovane età, è riuscito a fare proprio un episodio del passato che ha segnato inevitabilmente la vita della sua comunità e non solo, e che continua a segnarla attraverso i ricordi «chiusi in un cassetto - ci racconta - di molti che hanno preferito congelare quel momento, piuttosto che accettare di viverlo e affrontarlo». Una storia che continuerà a raccontare, anche in opere future. Presto, infatti, uscirà un altro libro dove l'autore racconterà dettagli della vicenda giudiziaria che ha fatto seguito alla tragedia.

"Il silenzio delle istituzioni". «Lo faccio per le mamme e per i papà di questi ragazzi, per i loro familiari. Ho promesso che non mi sarei fermato», ha raccontato ai nostri microfoni. Oltre al lato umano, al dolore che la vicenda ha provocato, l'obiettivo del lavoro di Giovanni Petronio è quello di far sì che questa diventi di interesse istituzionale: «Non è una tragedia di serie B - afferma - Non mi fermerò finché la Regione non riconoscerà l'importanza di ricordare queste vittime e i loro familiari».

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