C’è un nuovo pentito: Gioia Tauro trema

gioiataurodi Claudio Cordova - Sembra sapere molte cose Antonio Russo, il nuovo collaboratore di giustizia che ha permesso alla Dda di Reggio Calabria di "entrare" dal punto di vista investigativo a Gioia Tauro con il fermo disposto nei confronti del 79enne Giovanni Copelli, considerato l'attuale capo della storica famiglia Piromalli. Il fermo nei confronti di Copelli, infatti, si fonda soprattutto sulle dichiarazioni di Russo, ma anche sui riscontri emersi dalle indagini degli ultimi anni.

Russo è un soggetto nato e vissuto a Gioia Tauro che, pur non essendo mai stato formalmente affiliato alla 'ndrangheta, per svariate ragioni ha costantemente avuto rapporti con l'articolazione dell'organizzazione operante nel comune della Piana, in particolare con le famiglie Piromalli e Molè, divenendone personaggio di fiducia. Russo, infatti, ha rapporti con le due famiglie egemoni a Gioia Tauro da più di vent'anni e nel tempo ha avuto modo di conoscere l'organigramma, gli affari e le dinamiche interne della storica cosca, fino al momento della frattura all'interno della stessa, determinata dall'omicidio di Rocco Molè.

Da sempre, infatti, le famiglie Piromalli e Molè saranno unite nel controllo su Gioia Tauro e – in particolare – sui lucrosi traffici nel porto. Poi però i rapporti si incrineranno, fino alla frattura insanabile, culminata nell'omicidio del boss Rocco Molè, freddato l'1 febbraio 2008.

La famiglia Russo risulta dunque essere piuttosto vicina ai due clan. Nel 1990 Luciano Russo, fratello del collaboratore, ha sposato Dorotea Debora Molè , figlia di Domenico Molè cl. 43. Questi inoltre è é fratello di Antonino  cl.'28, inteso "Nino", e Gioacchino  cl.'31, e figlio del capostipite Girolamo cl.'07. Concetta Piromalli, suocera di Luciano Russo, é figlia dello storico boss Giuseppe Piromalli cl. 21, a sua volta cognato di Giovanni Copelli, fermato dai sostituti procuratori Giovanni Musarò e Giulia Pantano con l'accusa di essere il reggente del clan.

La figura dei fratelli Russo emerge anche nelle vicende che hanno come protagonista Giovanni Zumbo, il commercialista-spione condannato in primo grado per concorso esterno in associazione, come "talpa" delle cosche. Da amministratore del supermercato storico della cosca Molè, Idea Sud, Zumbo avrebbe messo in atto diversi comportamenti sospetti. Dagli accertamenti del Ros svolti su delega del pm Giovanni Musarò, dunque, emergeranno "molteplici fattori dai quali si evince il ruolo attivo svolto nell'ambito della gestione amministrativa dell'Idea Sud S.r.l. dalla famiglia Molè, anche in seguito al sequestro delle quote". Attività investigative attuate per riscontrare le dichiarazioni di Antonio Chiodo, direttore della Banca Intesa San Paolo filiale di Gioia Tauro nel periodo dal 10 luglio 2006 al 15 aprile 2008, che raccontò di alcune operazioni bancarie richieste da alcuni soggetti vicini ai Molè con riferimento al supermercato: quei soggetti sarebbero stati proprio Luciano e Antonio Russo.

Insomma, Russo è uno di quei soggetti che rappresentano la vera forza della 'ndrangheta: non formalmente affiliato, sarà sempre e comunque un punto di riferimento per i clan. La sua collaborazione può segnare una svolta nelle indagini su Gioia Tauro, da sempre luogo chiuso, in cui è assai difficile per gli inquirenti fare breccia. L'ultima grande indagine su Gioia Tauro, infatti, è quella di qualche anno fa, denominata "Cent'anni di storia", in cui la Dda di Reggio Calabria riuscirà a colpire i colletti bianchi del clan.

Adesso, però, la collaborazione di Russo può aprire nuovi scenari: l'uomo, infatti, ha deciso di iniziare la collaborazione ad agosto, quando era detenuto in attesa di giudizio solo per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa. Aveva le mani in pasta in diversi affari, Antonio Russo: per questo gli inquirenti sono fiduciosi sul fatto che il suo patrimonio conoscitivo possa svelare diversi retroscena su affari, alleanze e cointeressenze delle cosche di Gioia Tauro, anche con colletti bianchi dell'imprenditoria e delle Istituzioni. Nel corso degli interrogatori con il procuratore aggiunto Michele Prestipino, Russo parlerà infatti dell'esistenza, all'interno del Commissariato P.S. di Gioia Tauro, di una "talpa" a disposizione dei Piromalli e nella fattispecie di Girolamo Piromalli (detto "Mommino"), in grado di accedere a notizie riservate o, comunque, di riferire informazioni utili alla pianificazione o all'adozione di iniziative volte ad eludere le investigazioni e a vanificare l'esecuzione dei provvedimenti restrittivi.

RUSSO Antonio :      ... allora so ... che Mommino una volta mi confidò che nella Polizia aveva un uomo... non ho mai saputo chi... io personalmente ...
Dr. PRESTIPINO GIARRITTA Michele : ... aspetti...
RUSSO Antonio :      ... uhm...
Dr. PRESTIPINO GIARRITTA Michele : ... che nella Polizia aveva un uomo che significa ...
RUSSO Antonio :      ... che gli dava le notizie in anteprima ...
Dr. PRESTIPINO GIARRITTA Michele : ... si... ma quale Polizia ...
RUSSO Antonio :      ... Polizia di Stato di Gioia Tauro...
Dr. PRESTIPINO GIARRITTA Michele : ... quindi il Commissariato... che aveva un uomo...
RUSSO Antonio :      ... si...
Dr. PRESTIPINO GIARRITTA Michele : ... ma non Le ha detto il nome...
RUSSO Antonio :      ... non ha detto il nome...

Dalle dichiarazioni rese dal collaboratore, peraltro, emerge che fin dai primi anni ottanta il padre (oggi non più in vita) aveva un rapporto con i Piromalli, per conto dei quali fungeva da Presidente della locale squadra di calcio: "...mio padre era il Presidente della squadra di calcio della Gioiese ......era il Presidente Lui... si è trovato in difficoltà ... perché mio padre è stato usato principalmente dal signor Gioacchino Piromalli ... ... Gioacchino senior... quello che è in vita... il quale gli disse a mio padre di andare avanti sempre con la squadra di anticipare che poi i soldi un giorno sarebbero arrivati ... mio padre con questa squadra si è rovinato completamente ... ... i soldi li metteva la società... che era composta da Gioacchino Piromalli... Oliveri Matteo Giuseppe ... il Barone Musco... quello in vita ... non quello morto... il Barone Musco...quello in vita non quello morto ...  i fratelli De Leo... insomma era una bella ... era una bella società... poi si sono tirati tutti  indietro... mio padre aveva preso impegni con fornitori per la squadra di calcio... lo hanno lasciato solo ... anche perché poi il signor Piromalli è stato arrestato... per associazione e per motivi... da li sono iniziati i nostri problemi...... la Società era Gioacchino Piromalli ... più il Barone Musco ed altri ... però il perno principale era Gioacchino Piromalli ...".

La squadra, dunque, sarebbe finita falciata dall'usura messa in atto da Teodoro Mazzaferro, che aveva prestato una grossa somma al padre di Russo. Siamo nel 1987 e Mazzaferro propone di di organizzare il furto di un enorme quantitativo di olio ("dieci miliardi di olio") dalle cisterne del Consorzio Agrario, di cui Sabino Russo era presidente, per appropriarsi del ricavato della vendita, da effettuarsi attraverso i circuiti del mercato nero. In cambio Mazzaferro avrebbe rinunciato al credito che vantava nei confronti di Sabino Russo. In sostanza l'operazione ideata da Mazzaferro prevedeva che le cisterne venissero svuotate simulando un furto.  I russo avrebbero ottenuto la restituzione di alcuni assegni bancari, di importo complessivo pari a 80 milioni di vecchie lire emessi a garanzia del pagamento dei prestiti usurari di pari valore, erogati da Mazzaferro. Il collaboratore dichiarerà che il furto dell'olio dalle cisterne del consorzio agrario di Gioia Tauro era stato commesso da Teodoro Mazzaferro junior, con la complicità di Antonio Albanese e Domenico Mazzitelli: "Nel 1987 mio padre su suggerimento di questo Mazzaferro chiude il consorzio agrario per ferie per dieci giorni ... in questi dieci giorni io ... personalmente con il muletto faccio entrare Mazzaferro Teodoro junior... ... lo faccio entrare direttamente per potere fare un sopraluogo per potere essere commesso questo furto... si organizza fa il sopraluogo nell'arco di dieci giorni da quelle cisterne scompaiono dieci miliardi di olio ... non un miliardo... dieci miliardi di olio ...". Un racconto che gli inquirenti riscontreranno tramite le dichiarazioni di Giuseppe Musco (fratello del barone Livio Musco, assassinato alcuni mesi fa) e di Saverio Genoese Zerbi, che confermeranno il dato, risalente a molti anni fa. Circa la destinazione dell'olio sottratto dal consorzio agrario di Gioia Tauro, il collaboratore riferirà che i Mazzaferro l'aveessero venduto ad esponenti della criminalità organizzata di Bari. I capitali ricavati dalla vendita dell'olio sottratto al consorzio di Gioia Tauro erano stati suddivisi - a dire del collaboratore- tra tutte le famiglie mafiose di Gioia Tauro: "... i Piromalli ... Copelli ... i Mole' ... i Mazzaferro ... gli Stilittano... hanno preso ognuno la loro parte".

Il racconto di Russo, comunque, va a comprendere anche gli assetti attuali della 'ndrangheta di Gioia Tauro, con le varie zone di influenza dei clan:

RUSSO Antonio :     ...l'evoluzione ... l'evoluzione per quello che io so ... per quello che io ho vissuto che i Piromalli si gestiscono il Porto che non volevano sapere più niente con loro... non facevano entrare nessuno tant'è che anche un mio cognato che stava cercando di fare qualcosa con il Porto... fratello di mia moglie... è stato inquisito nell'operazione Porto poi assolto ...
DR. MUSARO' Giovanni  : ...come si chiama ...
RUSSO Antonio :     ...Zappia Sebastiano ... è stato inquisito in questa operazione Porto poi assolto ... mi ricordo che un giorno fu convocato dai Piromalli non so da quale...
DR. MUSARO' Giovanni  : ...ma di  che periodo stiamo parlando ...
RUSSO Antonio :     ...stiamo parlando quando c'è stata l'operazione Porto... qualche hanno prima che scattasse l'operazione Porto...

Il racconto di Russo, dunque, parte dagli anni '90, ma traccia un'evoluzione dei rapporti di forza. Passaggi che, assai spesso, sono coperti dagli "omissis":

RUSSO Antonio :      ... da quello che io so... i Piromalli si guardano solo ed esclusivamente ... almeno finché ... fino  a quando io sono stato libero... si guardavano solo ed esclusivamente il Porto... i Molè... non so di cosa si sono interessati... però so che si interessavano per lo più sulle estorsioni... ai vari commercianti...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... uhm...ecco...  Lei però prima ha fatto riferimento  a zone della città controllate dalle cosche ...ecco...
RUSSO Antonio :      ... si ... la nazionale 111  per esempio... la nazionale 111 era tutta controllata dai Molè...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... controllata cosa vuole dire ...
RUSSO Antonio :      ... cioè... che la gestivano loro... ogni attività che si apriva si doveva passare da loro... ogni estorsione andavano... riscuotevano loro ...ed via... poi da che sono morti loro...
DR. MUSARO' Giovanni  ... ma loro ...
RUSSO Antonio :      ...che evoluzione c'è stata ecco... perché poi ... hanno preso possesso Mommino e company quindi...

A Gioia Tauro, dunque, non si sarebbe mossa foglia senza il placet dei Piromalli. Così, dunque, Peppino Piromalli, definito da Russo "il boss di tutto", lo avrebbe tirato fuori dal tentativo di estorsione subito ad opera di Antonio Albanese e Giuseppe Raso, detto "l'avvocaticchio", figura già emersa nell'ambito dell'indagine "Crimine". Tuttavia, il grosso delle dichiarazioni fin qui note riguarda soprattutto l'anziano Giovanni Copelli, ritenuto il reggente della cosca Piromalli, dopo gli arresti e i decessi dei capi storici. Russo riferirà anche dell'estorsione che avrebbe subito proprio ad opera di Copelli, che lo riteneva responsabile di un furto ai danni del genero: "Nel 2010...mi voleva uccidere... aveva il mio numero di telefono ... mi chiamò per andare a casa sua ... mi aspettava sotto casa con la pistola nel giubbotto ... mi voleva uccidere ... io ho avuto sangue freddo ... gli ho detto guardate che non sono stato io ... se devo pagare questa cosa che io non ho fatto ... io la pago ...ma non sono stato io ...". Russo fu comunque costretto a pagare una somma di 15 mila: "Ho dovuto pagare una vera è propria estorsione per salvare la mia vita per circa quindicimila euro al signor Copelli Giovanni ... dice Copelli  che era roba di furto di suo genero che io gli dovevo dare i soldi".

La "tragedia" – in pieno stile calabrese – l'avrebbe messa in atto però Giuseppe Priolo, soggetto collegato (insieme alla sua famiglia) ai Piromalli. Russo evidenzia che i soggetti del gruppo di cui faceva parte Priolo "si sentivano i padroni del paese":

DR. MUSARO' Giovanni  : ... a parte ... Lei quando paga quei quindicimila euro di estorsione ha detto prima ... li paga per quale motivo...
RUSSO Antonio :      ...si...  perché mi volevano uccidere ... per salvaguardare la mia persona e la mia famiglia...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... questo Lei ... ha detto che è successo... quando...
RUSSO Antonio :      ... nel 2010...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... nel 2010...
RUSSO Antonio :      ... giugno 2010...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... quindi Lei nel 2010 ... percepiva Gianni Copelli come una persona pericolosa ...
RUSSO Antonio :      ... certo... lo è tutt'ora ...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... perché...
RUSSO Antonio :      ... per il ... passato ...  da quello che io ho letto sui giornali... quando sono successi determinati fatti ... io ero ancora ... ragazzino   ...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... questo è il cognato di Peppino Piromalli ...
RUSSO Antonio :      ... si ... ma non per la pericolosità io ho avuto paura di Lui perché... io da ragazzino ricordo quando è successa la faida Piromalli-Tripodi... ehm ... ricordo che Lui era uno dei cattivi... era sempre con i giovanotti...

Insomma, Copelli sarebbe un soggetto di grande rilievo nel contesto criminale di Gioia Tauro. Nel 2001 Russo sarebbe stato anche costretto a concedergli il proprio capannone per la celebrazione di un summit di 'ndrangheta:

DR. MUSARO' Giovanni  : ... le risulta che fosse inserito nella cosca Piromalli ...
RUSSO Antonio :      ... ma guardi a me risulta solo questo episodio e ne sono a conoscenza nel 2001 ... vollero prestato il mio capannone...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... chi...
RUSSO Antonio :      ... Gianni COopelli ... in questo capannone ... Lui tenne una riunione di 'ndrangheta ... chi andò ... chi non andò...in quel capannone ...  a me è stato  detto di non avvicinarmi la ...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... uhm...
RUSSO Antonio :      ... però poi ho saputo...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... ovviamente le devo chiedere come fa a sapere ...
RUSSO Antonio :      ... come...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... come fa a sapere ... che c'è stata la riunione...
RUSSO Antonio :      ... adesso ... si... sto completando  il discorso se Lei mi da il tempo ...
DR. MUSARO' Giovanni  : ... si... come no... certo...
RUSSO Antonio :      ... io c'arrivo... poi tramite un mio operaio che quel giorno vide tutto Antonio Sacco ... mi raccontò che in quel capannone furono fatti dei battezzi di criminalità e creato un capo-società... questo capo-società si chiamava Rocco Trunfio di Gioia Tauro ... e...  fu battezzato come malandrino diciamo... come malandrino un certo Furfaro Carmelo detto "zulu'" uno che si chiama ... conosco solo il sopranome ... perché poi lo conosco solo di vista ... che si chiama Rocco "Zanela" ... che è del rione fiume ...  ed un altro ragazzo che ora  il cognome non lo ricordo ... ma poi ha abbandonato il tutto... perché  poi si è fidanzato con la figlia di Tripodi quello della expo2000 ... quindi con il fidanzamento se ne è uscito non ha più voluto sapere nulla ... non ricordo il nome... però lo potete trovare...

Una carica che comunque Trunfio (di professione sindacalista, secondo l'archivio del Comune di Gioia Tauro) avrebbe rifiutato per non meglio precisati "motivi di famiglia". Una circostanza che – a detta di Russo – avrebbe sconcertato il vecchio boss Pino Piromalli, tornato a Gioia Tauro agli arresti domiciliari: "Mi disse che questo Trunfio volle dimettersi per motivi di famiglia il che Giuseppe Piromalli mi disse guardi io ho lasciato una situazione dove queste cose non esistevano e non esiste mai che qualcuno che diventa capo di società mi disse in una organizzazione 'ndranghetista si dimette per motivi di famiglia, questo è stato uno sfogo che lui ebbe con me".

Ma un vero e proprio spaccato delle dinamiche criminali della provincia di Reggio Calabria può evincersi dalle dichiarazioni riguardanti un episodio che sarebbe avvenuto tra il 2003 e il 2005, allorquando Copelli avrebbe preteso una somma di denaro relativamente ai lavori di ristrutturazione della facciata del palazzo in cui avevano sede i magazzini UPIM di Gioia Tauro. Quei lavori, infatti, erano stati affidati alla ditta di Francesco Gattuso, detto "Ciccillo", personaggio di rilievo della cosca Ficara-Latella, già emerso nell'indagine "Crimine". Russo racconta di aver accompagnato Copelli a Reggio Calabria per discutere della questione con i vertici della storica cosca di 'ndrangheta operante nella zona Sud della città, segnatamente nei quartieri Ravagnese e Croce Valanidi: "Accompagnai il Copelli fino a Reggio Calabria dopo l'aereoporto, quando fu rifatta tutta la facciata del palazzo dell'Upim a Gioia Tauro uno dei palazzi più grandi che c'è vinse l'appalto un certo Gattuso, che poi ho visto tempo addietro su un giornale quando ero in carcere all'operazione "Crimine" mi pare, o crimine o qualche altra operazione....quello anziano con i baffetti l'ho visto in fotografia. Di questo Gattuso vi posso riferire che appena ha vinto la gara d'appalto a Gioia Tauro e il Copelli venne a conoscenza di questa questione volle accompagnato da me una volta a Reggio Calabria. Dissi dove dobbiamo andare? Dobbiamo andare da certi amici miei domani è domenica mi puoi accompagnare? .... lo accompagnai subito dopo l'aeroporto e lì dopo l'aeroporto io fui ricevuto con lui e mi disse che si chiamava  Ficara, ed era il.. il.. l'anziano dei Ficara, perché  poi ho conosciuto il figlio quello che pare si sia costituito con il pizzetto insomma ultimamente quando io ero in carcere a Palmi. L'ho visto nel giornale e l'ho riconosciuto, è lui e non mi sbaglio, è lui. In quanto questi Gattuso erano legati a loro.... E gli dissi ma come mai questi qua.. e  no perché i Gattuso sono venuti a fare un lavoro di Gioia Tauro, sono di Reggio e giustamente, siccome chi fa i lavori a Gioia Tauro deve pagare....").

Vista l'importanza all'interno della 'ndrangheta di Gattuso, Copelli avrà il "garbo" di andarlo a trovare fino a Reggio per pattuire la cifra da pagare. La regola di base è sempre quella che qualsiasi impresa, anche mafiosa o vicina ai mafiosi, quando effettua lavori su un determinato territorio deve necessariamente corrispondere una somma percentuale sull'importo del capitolato alla famiglia mafiosa insediata su quel territorio. Quando però la ditta è di riferimento mafioso, può esserci – come nel caso di Ciccillo Gattuso – uno "sconto".

A reggere le redini della cosca Piromalli, dunque, sarebbe stato Gianni Copelli, "l'unico degli anziani ad essere libertà". Anche per perpetrare una truffa ai danni delle Poste di Gioia Tauro, Russo avrebbe chiesto il permesso proprio a Copelli, che avrebbe poi ricevuto la propria parte: "Essendo un paese come Gioia Tauro ... io mi rivolsi al Signor Copelli ... gli dissi ... signor Copelli ... guardate che per tornare i soldi a voi ... e qualche altro debituccio che c'ho con Paolo Caccamo e compagnia ... e con gli Stillitano ... dico... devo rubare alla Posta ... dice ... come... fai a rubare alla Posta ... io questo assegno... lo verso e prelevo... se mi date l'autorizzazione io questa operazione la faccio ... se no... se deve venire il direttore della Posta a trovare o Voi ... o chi per Voi ... ed io ... devo fare il ritorno dei  soldi... io questa operazione non la faccio... mi diede il benestare il signor Copelli ... ed io l'operazione della Posta lo fatta... ...ho chiesto il permesso ... come si dice... al prete prima di entrare in chiesa ... posso entrare ... ecco...". Copelli, dunque, si sarebbe mosso proprio nell'interesse dei Piromalli: "... Lui parla ... perché in quel momento ... in quel momento era l'unico ... anziano che reggeva il paese ...... della Famiglia Piromalli... che reggeva il paese... perché non si può fare niente nel paese se non c'è il beneplacito della 'ndrangheta punto...     ... in quel momento Copelli era l'unico anziano che rappresentava tutte le Famiglie ..."..