Intelligence, Germano Dottori al Master dell'Università della Calabria: "Gli interessi italiani non sono incompatibili con quelli dell'Unione Europea. Fondamentale il ruolo dell'intelligence economica"

Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes, ha tenuto una lezione dal titolo " Sicurezza, democrazie ed intelligence nella globalizzazione" in occasione del Master in Intelligence dell'Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri.

Nella sua lezione, Dottori si è soffermato sul concetto di sicurezza che ha diversi significati, affermando che "parlare di sicurezza dello Stato significa innanzitutto tutelare l'integrità della popolazione nazionale, del territorio e della sovranità.
Difendere l'integrità della popolazione assume un significato particolare in questo periodo della pandemia, che pone a tutti gli effetti un problema di sicurezza nazionale, e non solo di salute pubblica.
Tale situazione nel nostro Paese è stata affrontata e gestita in due diverse fasi. In quella attuale, ha proseguito, probabilmente, alcuni dati sensibili non vengono condivisi con l'opinione pubblica".

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Parlare di sicurezza nazionale significa anche mettere in evidenza l'aspetto legato all'autoriproduzione della ricchezza nazionale. "Nel nostro Paese - ha sostenuto - le aziende che si internazionalizzano perdono la direzionalità, a tal proposito basti pensare alla Fiat che ormai non è più un'azienda italiana. Di qui l'importanza del golden power e del sostegno informativo al suo esercizio".
Ha poi parlato del concetto di democrazia. "La democrazia – ha evidenziato - può essere declinata in vario modo, a seconda che si preferisca avere o meno un esecutivo forte, dato che dipende dalla cultura politico-strategica peculiare ad ogni paese. Spesso da noi la Germania viene invocata come modello, ha notato Dottori, esprimendo però il dubbio che gli italiani accetterebbero di essere
governati per 15 anni dalla stessa persona.
Quanto all'intelligence, Dottori ha evidenziato che rappresenta un patrimonio dello Stato, che concorre a proteggere la democrazia, prescindendo dalle maggioranze governative di turno".
Affrontando il tema della globalizzazione ha poi affermato "che questa è allo stesso tempo un processo ed una ideologia, che implica un indebolimento dei confini e produce una limitazione dei poteri dello Stato".
"Nella globalizzazione - ribadisce Dottori - prevale chi riesce a valorizzare i propri asset e le proprie risorse, facendo agire i privati in funzione dell'interesse nazionale. In questo, l'intelligence strategica e l'intelligence economica sono di grande aiuto, perché accrescono la potenza e la ricchezza nazionale.
Se la politica è però debole, le difese ne risentono. In definitiva, "c'è bisogno di una politica forte che sia in grado di sviluppare meccanismi di difesa tenendo conto che il mondo è profondamente cambiato e che le alleanze del passato non sempre sono riproponibili. E' necessaria una maggiore consapevolezza dei cittadini ed una maggiore responsabilità sulla scelta e formazione della elitè politica"
Dottori ha infine affermato che gli interessi italiani non sono incompatibili con l'appartenenza all'Unione Europea. Deve però cambiare il nostro modo di rapportarci con l'UE, rendendolo simile a quello dei francesi, che la utilizzano per promuovere i propri interessi. Dottori ha anche ricordato come l'Unione Europea sia nata su input degli Stati Uniti d'America, durante la guerra fredda, come condizione indispensabile per accedere agli aiuti del piano Marshall. "Una UE antiamericana – ha concluso - non ha quindi alcun senso. L'Italia dovrebbe fare del proprio rapporto con gli USA un fattore di potenza da utilizzare anche in Europa e nel Mediterraneo".