Magarò al lavoro per costruire una "Ragnatela" di sindaci in vista delle prossime regionali

"Poveri, poverissimi per i bilanci e le casse, ma ricchi, e in qualche caso ricchissimi, di tesori artistici, di patrimonio culturale, architettonico, ambientale e di "saperi", i piccoli comuni anche in Calabria dimostrano che, al di là delle dimensioni possono essere grandi per capacità, resistenza, inventiva.

Sono sempre più convinto che i piccoli comuni e i loro amministratori in una regione come la nostra vivono come fortini assediati. E' nei piccoli comuni che chi amministra lotta e s'ingegna ogni giorno per arginare lo svuotamento dei paesi, soprattutto interni, montani e a vocazione agricola, per scongiurare la chiusura delle scuole con pochi bambini, delle banche che spostano gli sportelli e per mantenere il trasporto pubblico sempre più rarefatto. Ed è proprio nei piccoli comuni che la Calabria ha brillato e brilla per esempi straordinari, non sempre tutti adeguatamente conosciuti e compresi, di accoglienza e integrazione di flussi migratori antichi e recenti.

L'impegno politico-amministrativo qui, lontano anni luce da esibizionismi mediatici e astratte ideologie, è decisamente, radicalmente, legato al "fare", non conosce distacchi e distanze tra amministratori e amministrati né tra palazzi e cittadini: è scuola di politica nel senso più autentico e reale.

Ecco perchè intendo lavorare per aggregare una rete di sindaci e amministratori locali calabresi – di comuni al di sotto dei 5000 abitanti – che, in quanto tali cioè partendo dal loro vissuto e dalle loro esperienze concrete, possa diventare anche una piattaforma programmatica e, di conseguenza, anche una lista per le prossime elezioni regionali.

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Lo dico subito a scanso di equivoci: chiarisco che intendo lavorare, impegnandomi a fondo e senza risparmiarmi in questa iniziativa ma senza candidarmi personalmente. Voglio favorire al massimo l'emergere di nuove figure, specie di giovani e di donne, e stimolare un ritrovarsi insieme per lavorare su quello che ci accomuna: buone idee e buone pratiche maturate alla guida concreta di piccole quanto difficili esperienze amministrative.

I territori, così, anche quelli più distanti e negletti dalle "capitali", potrebbero ambire non ad occupare poltrone ma a pesare di più e a determinare scelte utili ad aiutare e ripensare lo sviluppo dell'intera regione.

Certo, i sindaci, anche di piccoli comuni calabresi, non sono mancati e non mancano nelle istituzioni e nelle assemblee legislative, dalla Regione alle Camere, fornendo anche apporti significativi. Io, però, penso a un'aggregazione specifica che unisca – aldilà delle diverse matrici e provenienze culturali e politiche – sindaci e amministratori locali intorno a idee condivise, contenuti qualificanti e a un'agenda di obiettivi dichiarati per costituire insieme la necessaria massa critica per influire davvero sulle scelte.

C'è una Calabria minore per dimensioni, che lotta per non sparire. Un mondo non sempre abbastanza conosciuto che è la parte più a rischio di un Sud e di un'Italia che sta scivolando via dalla storia.

Si tratta, allora, di individuare alternative per resistere ed invertire le tendenze negative: siamo condannati dalla storia, dalla geografia, dalla economia e dalla demografia. Creare lavoro, anche nuovi lavori e dare incentivi, mettere in campo infrastrutture non solo tradizionali: la prima sfida riguarda il superamento del gap digitale che, malgrado tanti conclamati impegni, è ancora abissale. Internet ad alta velocità significherebbe superare le distanze fisiche e in tempi di smart working, consentire a tanti giovani di restare e poter guardare le montagne dalla finestra, ma poter interloquire con il resto del mondo. Non tutto è nero, del resto, nei piccoli centri, nascono anche nuove interessanti attività, altre ripartono e ci sono anche giovani che restano o addirittura tornano.

Ci sono botteghe che – come sostiene Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food – sono l'anima dei borghi. Negli ultimi anni hanno visto un nuovo sviluppo le De.Co, le denominazioni comunali di prodotti e lavorazioni tipiche, ed esperienze comunitarie che interessano sempre più territori, segno di una voglia e di un bisogno di comunità e di partecipazione, di cooperazione e di collaborazione. Dobbiamo essere in grado di pensare un'altra Calabria, insomma, a partire dalla consapevolezza che il "savoir-vivre" del Bel Paese abita nei piccoli borghi".

Così il Sindaco di Castiglione Cosentino, Salvatore Magarò.