Catanzaro, l’associazione ‘I quartieri’: “Gestione del patrimonio pubblico o di interesse privato?”

"Un giorno riusciremo, forse, a capire la grande storia del comune di Catanzaro ed il mistero della gestione del patrimonio quello che da pubblico sembra essere diventato di interesse privato. Lo capiremo nel linguaggio e nella narrativa che uscirà fuori, magari declinata da altri ed in altri ambiti, i cui scricchiolii che ormai si moltiplicano ci daranno una risposta sulle rinunce estemporanee dell'impegno e su quelle che sono le vere motivazioni, le preoccupazioni e le paure che si celano dietro le formule di rito.

C'è una sensazione diffusa che ormai si tratta di una bomba ad orologeria innescata dal classico 'fuoco amico' interno alla maggioranza di Abramo che con l'esplosione programmata lascerà un cumulo di macerie, che ricomposte e rilette sveleranno una verità amara e la presumibile falsità della storiella dell'ordine dei conti del bilancio, quel primato troppo sventolato che sembra diventato un vessillo da esibire per coprire una verità imbarazzante. Lo stesso imbarazzo dei tanti cittadini che non capiscono tante situazioni troppo ingombranti e troppo incrostate, che lasciano pensare che forse il settore Patrimonio è il punto di rottura di un intera storia di amministrazione, dove caduto il primo tassello l'effetto domino è garantito.

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"La recente sentenza del 13 maggio 2021 del TAR Calabria sul ricorso proposto da uno dei concorrenti al bando per l'assegnazione dei pontili nel porto di Catanzaro Lido, richiamando l'articolo 12 della direttiva Bolkestein, sancisce: «è espressiva di norme immediatamente precettive - in particolare, sotto il profilo della precisa e puntuale 'norma di divieto' che si rivolge, senza che occorra alcuna disciplina attuativa di sorta da parte degli Stati membri, a qualunque ipotesi (tanto più se generalizzata e incondizionata come nel caso di specie) di proroga automatica delle autorizzazioni demaniali marittime e lacuali in essere per attività turistico-ricreative, in assenza di procedura di selezione tra i potenziali candidati. E rispetto a tale "norma di divieto", indiscutibilmente dotata di efficacia diretta, il diritto interno è necessariamente tenuto a conformarsi», tenendosi anche a mente che «è ormai principio consolidato in giurisprudenza quello secondo il quale la disapplicazione (rectius, non applicazione) della norma nazionale confliggente con il diritto eurounitario, a maggior ragione se tale contrasto è stato accertato dalla Corte di giustizia UE, costituisca un obbligo per lo Stato membro in tutte le sue articolazioni e, quindi, anche per l'apparato amministrativo e per i suoi funzionari, qualora sia chiamato ad applicare la norma interna contrastante con il diritto eurounitario.
E' questo in punto fermo nella gestione dei beni demaniali e turistico balneari, che non può essere superato nemmeno invocando il decreto rilancio in tema di Covid, qualora le concessioni siano scadute. Tradotto in soldoni la gestione del porto cittadino è una vicenda bloccata amministrativamente, lo stesso blocco che si replica sugli stabilimenti balneari cittadini in presenza di concessioni scadute, che non possono essere prorogate con scadenza 2033, ma che devono andare necessariamente in assegnazione con procedure di evidenza pubblica, come sancisce la direttiva europea.

Le repliche ed eventuali formule creative di procedure amministrative sono impedite per una mancanza di responsabilità gestionale e di mancanza di controllo politico, anche delle cosiddette forze di opposizioni, troppo distratte da tante incongruenze e creatività che si sono insinuate nelle pieghe del bando e del dispositivo tecnico, dal quale sono scaturite le vicende e le successive determinazioni della magistratura amministrativa.

Questo significa che c'è una spada di Damocle sulla proposta a breve termine turistico balneare nel comparto del quartiere Lido, dove la vicenda del porto è solo una parte della confusione e della mancanza di trasparenza che ha interessato il settore patrimonio, dal quale è scaturito il danno ormai consumato. Qui, le responsabilità hanno una paternità politica della gestione Abramo, ma anche di chi era chiamato a controllare, come il professore Fiorita, che non si può pulire la coscienza con il classico comunicato stampa, quando nei fatti l'impronta della "carta liscia" ha palesato una incompetenza manifesta, la stessa che è sempre stata la ratio di chi avrebbe dovuto tirare le fila dell'opposizione, ma che si presentava in Consiglio comunale sempre impreparato sulla conoscenza delle pratiche all'ordine del giorno. Oggi, nel tentativo di ricostruire una proposta fuori dalle istituzioni nel clima di prossima campagna elettorale, il voto che si può riconoscere a Fiorita ed ai suoi ultimi successori in Consiglio comunale non raggiunge mai la sufficienza del minimo sindacale, che non si ricompone con una presenza mediatica di presunta proposta, quella che deve fare i conti con le incompiute e le incapacità di controllo. Il danno è ormai fatto!

Questo danno è diffuso nella gestione del patrimonio comunale come si è evidenziato anche nel discorso del complesso monumentale del San Giovanni, che certamente resta un bene pubblico, ma in mancanza di un atto di attribuzione della proprietà, lascia sul terreno dubbi sulla presenza di una società di gestione per le manifestazioni culturali e museali, gli stessi che appartengono ad una convenzione firmata con l'UMG che ha sostenuto lavori di adeguamento dei locali concessi, forse senza averne titolo?

Ci sono altre macchie di leopardo sulla gestione dei beni del patrimonio comunale, quelli che sembrerebbe non tengano in attenzione i 'legati testamentari' che determinano in modo esclusivo l'uso di alcuni beni immobili, che potrebbero ritornare per inadempienza nella disponibilità di eventuali eredi degli storici benefattori. Oppure altri ambiti che creano una distonia, forse per bisogni privati(?) come la modifica al regolamento sui chioschi ed edicole. Nella corretta gestione dei costi fissi passivi? Oppure nella gestione delle partecipate che potrebbero ritornare di nuovo in evidenza, forse, per l'incrocio di nuovi debiti fuori bilancio o di procedure strane di esternalizzazione di servizi, tipo quelli cimiteriali che dovrebbero essere esclusivi, quasi a chiamata diretta e senza nessun bando pubblico?

Aspettiamo di rileggere la storia passando dall'analisi archeologica dei reperti, ci sia consentito di una pessima amministrazione".

E' quanto si legge in una nota di Alfredo Serrao, presidente dell'associazione 'I quartieri'.