'Ndrangheta, processo ‘Filo rosso’: pg chiede conferma della sentenza di primo grado contro la cosca Giampà

Giustizia500Ha partecipato come giudice, agli inizi della propria carriera, alla condanna di Francesco Giampa'," il Professore", il boss dell'omonima cosca di Lamezia Terme che oggi sconta l'ergastolo al 41 bis. Eppure, ha notato il sostituto procuratore generale Adalgisa Rinardo nel corso della requisitoria d'appello del processo "Filo Rosso", dopo trent'anni la pericolosita' e pervasivita' della cosca occupa ancora le aule di giustizia. Il pg ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado, emessa il 3 giugno 2019 con rito abbreviato nei confronti di Giovanni Gianluca Notarianni (16 anni e 6 mesi); Pasquale Notarianni (10 anni e 8 mesi); Luigi Leone (9 anni); Giuseppe Cappello (9 anni); Michele Bentornato (8 anni 4 mesi); Fabio Vescio (3 anni e 8 mesi); Michael Mercuri (1 anno e 6 mesi); Roberto Castaldo (1 anno e 8 mesi) e Alberto Giampa' (5 anni e 4 mesi). E' stata chiesta la riforma della sentenza a carico di Saverio Giampa' da 12 a 15 anni di reclusione per la continuazione con la condanna del processo Medusa.

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Il pg ha parlato di indubbia responsabilita' degli imputati, i quali, ha detto, "hanno assunto un ruolo di realizzatori e pianificatori delle attivita' estorsive poste a loro carico nei capi di imputazione. Una responsabilita' assodata e conclamata, per come si evince dalle intercettazioni in cui parlano direttamente i protagonisti di questa vicenda".

Riferendosi agli imputati, il Pg ha parlato di "gente che non esita a vessare, anche per pagare i soldi delle bollette".

Alla fine della requisitoria, non poco emozionata, parlando della sua lunga esperienza maturata nelle aule di giustizia e giunta ormai alla conclusione della propria carriera (andra' in pensione tra poche settimane e questa era la sua ultima requisitoria in tema di criminalita' organizzata), il pg ha dichiarato che questo processo e' stato "irritante" per le situazioni che ha dovuto affrontare. Chiedendo la "giusta pena", "non quella esemplare". In riferimento alle vittime dei reati, Adalgisa Rinardo ha parlato di "povera gente che merita di avere rispetto per il proprio lavoro, di aver diritto ad una vita serena, nella speranza di un futuro migliore per la comunita'".