Soveria Mannelli (Cz), domani l'avvio di Sciabaca Festival

Chissà se i fieri Brettii, ammirando dalla vallata del Crati e del Busento la luna spuntare dal massiccio della Sila avranno mai pensato di arrivare fin lassù...

Certo è che a prendere parte in maniera significativa alla più grande e affascinante spedizione della storia è stato quello che con ogni probabilità è stato proprio un loro discendente, un lucano. Si chiamava Rocco Petrone. Rocco era figlio di emigrati italiani sbarcati negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Orfano di padre ancora in fasce, riesce, grazie alla sua caparbietà e alle grandi occasioni che l'America ha da sempre saputo offrire, a diventare uno degli ingegneri più in vista dell'US Army tanto da diventare responsabile della missione Apollo 11.
A raccontare la sua vicenda a Sciabaca, il festival targato Rubbettino che si tiene in questi giorni a Soveria Mannelli (20-22/9) nella mattinata di Venerdì 20 settembre, sarà Renato Cantore, giornalista Rai, che a Petrone ha dedicato una biografia di recente edita da Rubbettino dal titolo "Dalla Terra alla Luna".
Pare che Rocco Petrone pretendesse sempre il massimo dai suoi collaboratori e avesse un carattere fiero e determinato, tanto da venire soprannominato "La tigre di Cape Canaveral". Avrà forse ereditato lo spirito combattivo dei suoi progenitori bruzi?
Chi volesse sapere tutto, ma proprio tutto, su questo audace quanto misterioso popolo italico, non può perdersi l'incontro con lo storico e archeologo, accademico dei Lincei, Pier Giovanni Guzzo che, alle 18,00 nei giardini di Villa De Filippis terrà un incontro dal titolo "Quando eravamo brettii".
Per i Romani i Bruzi altro non erano che barbari (tant'è che furono proprio loro a definirli "bruti"). E barbari vengono ancora considerati i politici delle nuove forze che si sono recentemente affacciate (sempre a Roma) sul panorama politico europeo. Ma è veramente così? Anche di questo si discuterà con Davide Giacalone, storico opinionista di RTL 102.5, autore per Rubbettino del libro "Arrivano i Barbari" che chiuderà la prima serata di Sciabaca alle 21,15 con una conferenza sul tema: "Barbari e nuove barbarie".

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A una di quelle che è considerata una barbarie calabre sarà dedicata la mostra di Angelo Maggio sul "Non finito calabrese" la cui vernice si terrà alle 19,30 presso il Lanificio Leo.
Ma la tendenza all'incompleto, all'eterno non concluso tipica dell'edilizia calabrese è davvero una forma di barbarie? E se fosse invece un elemento costitutivo del modo in cui i calabresi intendono la vita? E se ci fosse una dimensione estetica che la lontananza storica ci consentirà di apprezzare? Per chi volesse approfondire questi temi ci sarà la lectio di domenica mattina (sempre al lanificio Leo) con Luigi Prestinenza Puglisi. 
Sono domande profonde, tanto da far venire il mal di testa... chiamiamo la guardia medica? Esistono ancora? E come vivono la loro vita fatta di notturna precarietà? Se ne parlerà con Tullio Barni, docente di Anatomia UniMg che sul suo passato di guardia medica ha scritto un libro di racconti edito da Iride che verrà presentato nei giardini dell'Ospedale Civile di Soveria Mannelli venerdì alle 16.30. La location, sicuramente peculiare, è stata pensata proprio per riaffermare la necessità di una medicina fatta anche di prossimità e che le cure dimagranti alle quali è stata sottoposta la sanità calabrese rischiano di far sparire.
Il programma completo della tre giorni di Sciabaca è consultabile sul sito www.sciabaca.it