"Ho cercato solo di fare il mio lavoro e da sette anni e mezzo vivo sotto scorta. Ma per la mia terra sono disposto a dare la vita. Sono uomo libero nonostante le minacce, grazie all'intervento dello Stato". Lo ha detto il giornalista Michele Albanese, cronista del Quotidiano del Sud nel mirino della 'ndrangheta, alla tavola rotonda organizzata a Siracusa dall'associazione Ossigeno per l'informazione.
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"Venti giorni fa - ha aggiunto - sono ripiombato nella preoccupazione soprattutto per la mia famiglia, quando ho saputo che, in seguito ad alcuni arresti a Pesaro, gli inquirenti hanno scoperto che gli indagati trattavano bazooka e bombe a mano per utilizzarle contro personalità sotto scorta, tra cui anche io". Albanese ha sottolineato che "la Calabria è oggi al centro di una serie di dinamiche che la portano ad essere crocevia criminale". Ma rispetto al passato si stanno "recuperando forme di credibilità, di rispetto deontologico".
"Difendiamo realtà locali - ha osservato - che trattano oggi temi come mafia e corruzione che vengono spiegati meglio da media locali che da quelli nazionali. Sviluppiamo azioni concordate per azzerare le querele temerarie come ha detto il procuratore Cafiero de Raho. Il mondo dell'informazione - ha afferma Albanese - subisce oggi attacchi mai registrati prima: da mafiosi, corrotti, piazze, pezzi di politica e pezzi di economia. Dobbiamo rafforzare il ruolo dell'informazione libera".