Bobo Craxi: “Sono l'uomo che sono grazie al Psi”

bobo craxidi Francesca Gabriele - Riprendendo il titolo dell'intervista questo amore per gli ideali, i valori, le fondamenta di una tradizione che riesce a far rivivere con entusiasmo, gli scorrono tutti nel sangue. Per un attimo, a chi scrive, parlando con il figlio di Bettino Craxi, è sembrato di avere dall'altra parte del telefono lo statista scomparso da anni. Stessa calma, stesso tono di voce, stessi modi gentili, stessa passione. Prima di ogni altra tematica, con Vittorio Michele Craxi, già sottosegretario di Stato agli Affari esteri, e ogni impegnato a sostenere i compagni, abbiamo parlato del Psi e dell'eredità politica che ha raccolto con dedizione. "Ho passato gli anni della mia vita a cercare una strada per ricostruire insieme ad altri la nostra casa e la nostra comunità, il fatto di non esserci riuscito fino in fondo continua non darmi pace sebbene gli anni passino anche per me. D'altronde, non si accetta facilmente l'idea della sconfitta, e fino a quando mi sarà possibile parlare, scrivere, incontrare cittadini, lo farò sempre col medesimo entusiasmo", L'ex sottosegretario segue i fatti di Calabria con attenzione e con sicurezza, ci ha parlato dell'imminenti amministrative a Cosenza, delle prossime regionali e poi, ci ha raccontato come lui, Bettino Craxi, oggi guarderebbe a quello che accade in Italia.

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Dopo la Costituente del 2008, rinasce il Psi, e Bobo Craxi ne fa parte. È trascorso più di un ventennio, che cosa è cambiato se qualcosa è cambiato?

Tante cose sono cambiate con il senno di poi non possiamo certamente dire che quella scommessa doverosa abbia raggiunto l'obiettivo che si proponeva; ma se non altro non è stata premiata la generosità di chi ha vissuto sei o sette anni in posizioni diverse; diversi d'altronde erano i nostri giudizi sulla vicenda di Mani pulite, e successivamente abbiamo fatto degli sforzi per riunire la diaspora socialista. Walter Veltroni, spaventato da questa possibilità, negò l'apparentamento nel centrosinistra con una scusa, e così, fallì un obiettivo alla portata di tutti noi. Successivamente sono proseguite diaspore e posizioni politiche inconciliabili nell'area socialista, tutto questo, nel mentre, in tutto il mondo, il socialismo sta conoscendo una nuova stagione, e proprio quando in Italia, il socialismo riformista e la figura di mio padre Bettino Craxi, sono state ampiamente rivalutate in un clima positivo.

Riuscirete mai ad unire tutte le anime socialiste sotto una stessa bandiera?

Il problema non è riunire i gruppi dirigenti socialisti, certo è anche questo un problema, ma piuttosto bisogna dare delle nuove ragioni agli elettori affinché possano riconoscersi in una sigla, in un movimento che appartiene alla storia del Novecento. Certamente ci sono esperienze positive qua e là nel mondo di cui noi non possiamo non tenere conto però, è vero, che la socialdemocrazia e la sua dottrina di fondo, pagano il prezzo di una fase storica, politica, ed economica profondamente cambiata; fase che non necessariamente può essere affrontata senza un doveroso rinnovamento nei programmi, negli uomini e nello spirito.

È sbagliato dire che la Calabria rimane un punto di riferimento non solo per i nostalgici della stagione politica Craxiana, ma per un congruo numero di socialisti?

La Terra calabrese ha conosciuto delle stagioni felice del socialismo italiano, per questa ragione possiamo dire che sia una cultura radicata nelle famiglie, ed è un patrimonio che appartiene a tutta la regione. Naturalmente non possiamo dimenticare che esistono dei protagonisti che hanno reso possibile questa osmosi tra la Calabria e il socialismo. La nostalgia naturalmente è un sentimento nobile, ma con questa da sola non si può fare politica, ciò che possiamo suscitare nel sentimento popolare deve però trovare una sua applicazione pratica nell'indicazione della soluzione dei problemi di questa Terra, nel discernimento su ciò che non va, su ciò che va cambiato e sulla sfida che ancora oggi, purtroppo, il Meridione deve affrontare per i suoi ritardi nei confronti del resto del Paese, del resto dell'Europa, per la vera e propria prigionia in cui viene tenuto dalla presenza di forze criminali che sono diventate sempre più forti e sempre più di ostacolo alla crescita generando quindi, così, una sfiducia nei confronti della politica, dei politici. La ricetta socialista non basta per cambiare la tendenza, ma può essere di grande aiuto.

Quando ci siamo sentiti al telefono per organizzare quest'intervista mi è sembrato assai coinvolto nei fatti politici calabresi. Cosenza si avvia alle amministrative. Un socialista è in corsa per Palazzo dei Bruzi. Una bella soddisfazione preludio ad una nuova stagione socialista in Calabria per quello che lei ha sintetizzato prima?

Franz Caruso è una figura rispettata in città perché è un professionista serio ed una persona che ha fatto della coerenza politica il tratto distintivo della sua esistenza; è un uomo che certamente pur venendo dalla società civile non può nascondere la sua radice politica e culturale, ma questo non può essergli di ostacolo. Noi socialisti, siamo felici di quest'opportunità, ma non dobbiamo vivere la sfida che Caruso lancia per la città di Cosenza come un tentativo di rilancio partitico; non dobbiamo viverla come un rilancio del partito perché non è questa l'ispirazione di fondo che lo anima. Posso con certezza confermare che sicuramente, in questo percorso, saremo vicini a Franz.

Lei ha ottimi rapporti con Sandro Principe che per anni ha gestito Rende. Chi potrebbe essere l'erede della cultura politica di Principe in Calabria?

La domanda è abbastanza complicata, si muove nel solco di una tradizione culturale il fatto che, dalla stessa famiglia, possano scaturire dei quadri dirigenti. Guardi, c'è una passione che si tramanda di padre in figlio, ma non è soltanto un testimone nepotistico quello che si tramanda e che è avvenuto nelle famiglie socialiste calabresi per non dire di altri. Ciò che penso, ciò che conta, e che la città di Rende, nel dopoguerra, abbia vissuto stagioni importanti. Il rilancio di questa cittadina universitaria, alle porte di Cosenza, e la sua affermazione, sono merito della tradizione socialista e sono segnatamente riconducibili alle figure di Francesco e Sandro Principe.

La Calabria si avvia anche verso le regionali con un centrosinistra spaccato e questo non giova per sconfiggere il centrodestra. Qual è l'appello di Bobo Craxi?

Le esperienze di governo del centrosinistra calabrese sono state contrassegnate da molteplici contraddizioni, mi riferisco alle stagioni della Seconda Repubblica. Queste esperienze si sono mescolate delle classi dirigenti. Sovente politici provenienti dalla stagione della Democrazia cristiana si sono alternati ora a destra ora a sinistra. Sta di fatto che la Calabria ha sempre avuto un suo baricentro in un centrosinistra temperato dove tuttavia spiccava la centralità socialista. Venuta meno questa centralità si sono succeduti uomini politici che hanno generato un potere personale, complice innanzitutto il sistema elettorale che ha inquinato i rapporti dentro i partiti. Sovente, sfugge la ragione vera del contendere che in realtà è sempre il potere.

Come se ne esce?

C'è da ricostruire, La prossima sarà una tappa di ricostruzione necessaria ed essenziale.

Quali saranno i suoi futuri impegni politici?

Penso di passare il mese di settembre ad incoraggiare la raccolta delle firme per il Referendum sulla giustizia, ed egualmente, conto di girare un po' il Paese, dove si vota in più di 1300 comuni, per sostenere compagni ed amici che sono scesi nella lotta. Pur non essendo più impegnato sul piano istituzionale, non ho smesso i panni del politico di "professione", ma lo vivo come un obbligo morale innanzitutto verso la storia socialista, verso la memoria di mio padre e anche verso me stesso. Ho passato gli anni della mia vita a cercare una strada per ricostruire insieme ad altri la nostra casa e la nostra comunità, il fatto di non esserci riuscito fino in fondo continua non darmi pace sebbene gli anni passino anche per me. D'altronde, non si accetta facilmente l'idea della sconfitta, e fino a quando mi sarà possibile parlare, scrivere, incontrare cittadini, lo farò sempre col medesimo entusiasmo. Io sono l'uomo che sono innanzitutto grazie al Partito socialista, questo non lo dimentico.

Suo padre, oggi, come guarderebbe al panorama politico del nostro Paese?

Preoccupato, divertito, e si appassionerebbe ai problemi che appaiono vecchi e nuovi nel mondo che viviamo. In fondo, la sfida del cambiamento italiano, l'impegno per la pace e la sicurezza del mondo, per una duratura stabilità nel Mediterraneo per il progresso delle Nazioni, nell'interesse delle giovani generazioni, rimangono temi di grande attualità. E sono i temi sui quali saprebbe ancora dire la sua.