Emergenza sanitaria, Roma (PSI): "Diritto alla salute violato. Taccia chi non è stato capace di fare"

"Le ultime 48 ore in Provincia di Cosenza ci consegnano due gravi fatti di cronaca: 1. l'occupazione degli uffici dell'Azienda ospedaliera questa mattina da parte di un gruppo di cittadini esasperati; 2. la coda di ambulanze al pronto soccorso di Cosenza con dentro malati, in attesa di essere visitati. Due di questi malati in ospedale ci arriveranno già morti.

Il dramma di queste ore - con un aumento esponenziale dei casi Covid soprattutto nell'area Jonica cosentina - non è una novità per chi negli ultimi 10 anni ha assistito alla distruzione della Sanità in Calabria, con la Provincia di Cosenza che ha subito i danni maggiori: 18 ospedali chiusi; una rete sanitaria territoriale e un ospedale unico (Sibaritide/Pollino) che dovevano compensare la diminuzione di offerta sanitaria, rimasti solo sulla carta". A dichiararlo è Scipione Roma, della direzione nazionale PSI.

"Intanto - aggiunge Roma - aumenta turismo sanitario; nascono come funghi laboratori di analisi e strutture sanitarie private convenzionate; dopo un anno di pandemia, non si sa ancora come gestire l'emergenza. Il Dl Calabria dello scorso novembre, poi convertito in Legge a dicembre, ci aveva illuso. Il nuovo commissario ad acta - nelle more del nuovo Piano Regionale Sanitario, avrebbe dovuto rilanciare il servizio sanitario; approntare linee guida per la gestione dell'emergenza".

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"Dopo 4 mesi, invece, siamo al copia/incolla delle fallimentari programmazioni precedenti. Risultato? Il diritto alla salute, all'assistenza, in Calabria, in provincia di Cosenza è stato abolito", aggiunge.

"In queste ore si moltiplicano le proteste e le iniziative politiche. Tutte apparentemente meritorie. Tutte apparentemente giuste. I Sindaci che chiedono maggior coinvolgimento; i parlamentari eletti in Calabria che fanno le note stampa; i consiglieri regionali che si indignano. Peccato che tra questi ci siano soggetti che in questi 11 lunghi anni hanno condiviso e avallato le scelte disastrose dei vari commissari regionali alla sanità (a partire dal primo commissario, Giuseppe Scopelliti nominato dal governo Berlusconi nel luglio del 2010 e recordman di disastri), le scelte assurde del Dipartimento Salute della Regione, i fallimenti e le nomine dei vari commissari che si sono succeduti".

"Peccato che tra questi ci sia anche qualche Sindaco della fascia ionica che ha gravi conflitti di interesse in campo sanitario e che mentre in pubblico si batte per la riapertura di qualche ospedale, in privato chiede che le cose restino così - nella speranza che le strutture in questione possano essere gestite dall'azienda di famiglia.

Peccato che tra questi ci siano anche Parlamentari che alla proposta preferiscono il blitz, ma solo quando ci sono interessi di parenti stretti da difendere o per chiedere corsie preferenziali nella somministrazione vaccini. Allora protestano.

Peccato che tra questi ci siano Consiglieri Regionali di destra e di sinistra, che sulle false promesse e sulle assunzioni in ambito sanitario hanno costruito le loro fortune politiche.

Allora sarebbe cosa buona e giusta - almeno per una volta - avere la decenza di tacere".

"Ora la Calabria ha bisogna di assistenza - si legge a conclusione della nota - ora i calabresi hanno bisogno di risposte. Stop passerelle mediatiche e sfilate di moda.

Il Ministro della Salute convochi i Commissari, il Presidente di Regione e si metta in campo un piano sanitario straordinario per gestire l'emergenza. A partire dall'apertura degli ospedali chiusi. C'è bisogno di personale? Già il Decreto Cura Italia da la possibilità alle Regioni di assumere personale medico e infermieristico a tempo determinato, attingendo anche dagli specializzandi. Lo si faccia subito. Per la logistica e la dotazione strumentale, si coinvolga l'esercito".

"Non possiamo aspettare oltre; non possiamo aspettare i concorsi pubblici previsti da un piano sanitario del 2019 già superato.

Si faccia presto.

Non possiamo più permetterci di contare i morti per l'incapacità o la malafede di qualcuno".