Le associazioni venatorie calabresi contro il Governo: “La pazienza è finita”

"La pazienza è finita. Dopo settimane di attese, in mancanza di risposte di qualsiasi tipo alle semplici richieste avanzate per lo svolgimento dell'attività venatoria fuori dalle rigide restrizioni e per gli spostamenti, fissate del Governo, così come concesso a numerose altre attività, Federcaccia Calabria e le altre AA.VV. calabresi, tornano a chiedere con forza un provvedimento alla Regione". Così in una nota il Coordinamento regionale delle associazioni venatorie.

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"Lo scorso 16 novembre Federcaccia e le altre AA.VV. riunite nel Coordinamento (Fidc-Anlc-Anuu-Arcicaccia-Enalcaccia-Eps e Italcaccia) hanno sollecitato la Regione, con una serie di richieste e proposte per la ripresa dell'attività, il prolungamento dei tempi di caccia per alcune specie, ma soprattutto quella di farsi carico di verificare presso le istituzioni competenti e le Prefetture -rappresentanti territoriali del Governo - la possibilità di attuare per gli aventi diritto l'esercizio dell'attività venatoria con una interpretazione delle norme dettate nel Dpcm in materia di spostamenti al di fuori del territorio comunale di residenza da applicare non appena la Calabria fosse tornata in Zona Arancione. Abbiamo potuto verificare che detta interrogazione, peraltro interamente basata sulle proposte da noi avanzate proprio alla Regione – è stata indirizzata solo il 28 novembre u.s.. – si legge in una nota – a oggi, 5 dicembre, mentre l'Emilia Romagna e altre Regioni in zona arancio hanno in vario modo autorizzato lo spostamento dei cacciatori anche se solo per il cinghiale e la Toscana, come noi "arancio" proprio oggi ha autorizzato i cacciatori a uscire dai confini comunali ed esercitare ogni forma di attività venatoria prevista nell'Atc di residenza, secondo il principio da noi invocato della "residenza venatoria" in luogo di quella anagrafica– proprio con le proposte del 16 novembre, nella nostra Regione tutto tace. Crediamo sinceramente che Federcaccia Calabria, e le altre associazioni, abbia dato in queste ultime settimane sufficiente prova di calma, correttezza, rispetto per le Istituzioni e comprensione per la situazione che sta vivendo il Paese e di conseguenza per i tanti e gravi problemi che si trova ad affrontare chi è alla guida della Cosa pubblica".

"Ma anche la pazienza si esaurisce e dopo settimane trascorse nell'impossibilità di svolgere dignitosamente una pratica venatoria che per sua stessa natura è ininfluente alla diffusione dell'epidemia, anche alla luce dell'ultimo Dpcm emesso siamo costretti a prendere atto che per l'attuale Governo regionale l'attività venatoria e i cittadini che la praticano non meritano attenzione né rispetto. In effetti, forse ancor peggio, il mondo venatorio è nella sostanza ignorato – si legge ancora – adesso diciamo basta. Ci siamo presi critiche, offese, accuse di menefreghismo dai nostri tesserati e dai cacciatori in genere per settimane, portando avanti la linea del dialogo e del confronto. Abbiamo assistito dopo essere tornati in fascia arancio a riaperture di negozi, movide varie, assembramenti senza alcun controllo né interventi per proibirli, così come nelle zone rosse si assiste a persone che svolgono tranquillamente attività sportive anche in coppia o più persone nella quasi totale assenza di controlli. Ma noi, da soli o con il nostro cane, non possiamo recarci in mezzo a un campo o a un bosco, lontano da tutti o uscire dal nostro comune, che molto spesso semplicemente non offre terreno cacciabile".

"Non vorremmo concludere dunque che si tratta di una volontà politica e non di un motivo legato alla situazione sanitaria. Rispetto alla quale situazione, il mondo venatorio come è noto si è dotato, di protocolli di sicurezza, per svolgere le attività in totale aderenza alle norme dettate dai vari DPCM – termina così – ove non seguissero atti e fatti concreti, di analogo tenore a quelli che hanno adottato le altre Regioni arancio, in primis la Toscana, ne prenderemmo atto e lo spiegheremo ai nostri tesserati e ai cacciatori, oltre che agli agricoltori che pagano per primi le conseguenze, circa l'impossibilità di intervento su molte specie cacciabili che insieme sono un danno per le loro aziende e spesso un pericolo per i cittadini. Auspicando una pronta risposta della Regione, in assenza della quale, annunciamo e faremo valere il nostro dissenso, non potendo accettare ulteriori situazioni di stallo, per le gravissime conseguenze, anche economiche che ciò provocherà sulla nostra Regione".