Giuseppe Carvelli, l’uomo dei clan Mancuso e Pesce a capo della catena di giro-pizza Tourlè

Logo Tourle 1Avrebbero gestito i ristoranti appartenenti alla nota catena di 'giro-pizza' Tourle', marchio "in franchising", nel nord Italia con "meccanismi propri della criminalita' organizzata nella gestione delle attivita' commerciali", attraverso intimidazioni, prestanome, professionisti, e al "vertice" ci sarebbe stato Giuseppe Carvelli, pluripregiudicato per narcotraffico "vicino" alle cosche calabresi. Lo scrive il gip di Milano Natalia Imarisio nell' ordinanza sul blitz che ha portato a 9 arresti.

Giuseppe Carvelli, alle spalle una cumulo di pene di 22 anni per traffico internazionale di stupefacenti, risaputi collegamenti con la 'ndrangheta dei Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) e dei Pesce di Rosarno (Reggio Calabria) ma investimenti da milioni di euro in una catena di ristoranti estesa in tutto il nord italia. E' questo il profilo del principale indagato nell'ambito dell'indagine Amleto Tourle' (dal nome della catena di ristoranti) che ha portato a 9 misure di custodia cautelare, e al sequestro di circa 10 milioni di euro in quote societarie e 300 mila in contanti.

L'indagine operata dalla squadra mobile di Milano e dalla divisione anticrimine della questura, e coordinata dalla Dda milanese con il servizio unita' anticrimine e servizio centrale operativo della polizia, rappresenta "un cambio di passo e un salto di qualita'" nel modo di aggredire la criminalita' organizzata "ormai diventata particolarmente raffinata", come ha affermato il direttore del servizio centrale anticrimine, Francesco Messina, questa mattina in conferenza stampa: "E' una nuova frontiera nell'azione di contrasto alla mafia - ha aggiunto -, che non abbandona l'azione di contrasto all'apparato militare delle organizzazioni mafiose ma attacca patrimoni e aree nelle quali la criminalita' organizzata non esercita il potere militare, ma quello economico".

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"Questa operazione rappresenta un momento significativo perche' dimostra gli investimenti della criminalita' organizzata nel campo del food in Lombardia". Cosi' Alessandra Dolci, capo della direzione distrettuale antimafia di Milano, descrive l'indagine 'Amleto Tourle'' che ha portato all'arresto di 9 persone e al sequestro di 300mila euro in contanti. "Bisogna capire definitivamente che qui le cosche hanno soprattutto un potere economico, piu' che militare - ha commentato Francesco Messina, direttore centrale dell'Anticrimine - Il modello Milano di prevenzione deve essere esportato". Le indagini hanno ricostruito l'investimento iniziale di 400mila euro nella pizzeria 'Tourle'' di Sesto San Giovanni (Milano) da parte del 49enne Giuseppe Carvelli, noto trafficante di cocaina legato, secondo quanto affermato in conferenza stampa dagli investigatori, alle famiglie di 'ndrangheta dei Pesce e Mancuso. Carvelli era stato arrestato nel 2008 con 6 chili di cocaina e poco dopo aveva ricevuto un cumulo pena di 22 anni. Grazie ai permessi premio e all'affidamento in prova ai servizi sociali, nel 2017 e' uscito dal carcere e ha chiesto conto dell'investimento, riprendendo la gestione di quella che e' poi diventata una catena di locali.

Era affidato in prova ai servizio sociali, Giuseppe Carvelli, uomo di grande spessore criminale su Milano che stava scontando la pena alternativa di un cumulo di 22 anni, ma aveva necessita' di investire i soldi che aveva guadagnato negli anni del traffico internazionale di stupefacenti. Il canale trovato era quello della ristorazione: circa 400 mila euro per avviare la catena di pizzerie Turle', aperte a breve distanza tra la provincia di Milano, la Brianza e Torino. Proprio in occasione dell'apertura dell'ultima filiale, nel capoluogo piemontese, la polizia lo intercetta mentre invia un messaggio chiaro al direttore di sala (anche lui indagato) per chiarire la sua posizione: "Io sono uno che non si fa dei problemi, ma li crea". Una minaccia palese per riaffermare il suo ruolo, che va associata al contenuto di un'altra intercettazione, in cui Carvelli parla con i rappresentanti della criminalita' organizzata calabrese spiegando: "Sto aprendo questa pizzeria solo perche' ci siete voi". Chiari dunque i contatti con la 'Ndrangheta, mantenuti nonostante gli anni di carcere gia' scontati a partire del 2008, quando gli fu notificato che doveva scontare 20 anni.

Carvelli fu infatti tra gli imputati del processo "Decollo", indagine che ebbe luogo a Catanzaro in quell'anno e che scopri' le ramificazioni della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia) in Lombardia, trovando proprio in lui uno degli esponenti piu' pericolosi. Dopo 10 anni di carcere ultimamente il boss era affidato in prova e stava svolgendo il ruolo di cameriere proprio in uno dei ristoranti della catena: in occasione del'inaugurazione della filiale torinese era addirittura riuscito ad ottenere un permesso premio dal tribunale di sorveglianza per partecipare. Naturalmente il suo coinvolgimento nell'impresa di ristorazione era sempre mascherato da prestanome, a cui le quote erano intestate per non far figurare Carvellli,per questo motivo fra coloro che hanno subto ordini di esibizione ci sono ance due notai: "Si tratta di quella fascia grigia di coloro che consentono la creazione e lo spacchetamento delle societa' che servono per fatture false e trasferimento fraudolento dei valori". E' proprio questo infatti il capo di imputazione: associazione a delinquere (art 416 cpp) finalizzata al trasferimento fraudolento (art. 12 ex quinques). "Eravamo a conoscenza degli investimenti della criminalita' organizzata nel mondo della ristorazione. Questa e' la prima risposta della Dda di Milano" ha chiosato la numero uno dell'antimafia della procura di Milano, Alessandra Dolci.