Il prossimo 7 marzo saranno trascorsi 28 anni dall’approvazione della Legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, che ha rappresentato un formidabile strumento di contrasto ai clan e all’economia criminale, consentendo contestualmente di disseminare in tutta Italia esperienze di riscatto e cambiamento. Una legge, fortemente voluta dalla società civile attraverso la raccolta di oltre 1 milione di firme promossa da Libera, che determinò significativi miglioramenti alla legge Rognoni-La Torre la quale prevedeva, oltre l’inserimento nel codice penale del reato di associazione mafiosa, la sola confisca dei beni ai mafiosi. Il 7 marzo del 1996 venne segnato un passo storico nella lotta alle mafie sia nel metodo, saldando l’aspetto repressivo con quello rigenerativo e sociale, sia nei risultati, con la restituzione alla collettività di migliaia di beni sottratti dai poteri criminali. Tutto ciò grazie al protagonismo di un popolo variegato fatto di associazioni, cooperative sociali e del mondo del volontariato impegnati nella trasformazione da beni di “cosa nostra” ed esclusivi a beni comuni e condivisi.
Pertanto, al fine di rafforzare nella nostra regione la promozione del riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati Libera Calabria e Legacoop Calabria consolideranno, ulteriormente, le proprie sinergie attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa.
L’accordo verrà siglato proprio il 7 marzo alle ore 16.30 presso la Cooperativa Terre Ioniche a Isola di Capo Rizzuto, che lavora terreni confiscati alla ‘ndrangheta nel crotonese.
Nell’ambito dell’iniziativa, inoltre, verrà presentato il dossier di Libera “Raccontiamo il bene” sulle pratiche di riutilizzo sociale e pubblico dei beni confiscati con testimonianze dirette di alcune cooperative.
Un racconto collettivo capace di dimostrare, una volta di più, che riutilizzare i beni confiscati per finalità pubbliche e sociali non solo ha un valore etico, culturale, politico e simbolico insostituibile, ma anche un importante valore economico, che si traduce in esperienze di imprenditorialità sociale, in contratti di lavoro, in un grande sistema di welfare, soprattutto in un contesto regionale come il nostro caratterizzato da elevati tassi di disoccupazione in particolar modo tra i giovani.