di Roberta Mazzuca – Un gioiello di rara beltà è tornato a brillare nel cuore più antico della città di Cosenza. Non luccica e non risplende esternamente come un qualunque ornamento prezioso, perché è varcando la sua soglia che, dall’interno, la sua gemma comincia a far luce per mezzo del volto del suo creatore e di sua moglie, dei suoi collaboratori, dei teatranti, dei luoghi suggestivi e ammalianti, dell’atmosfera di vera magia a cui solo un uomo come Eduardo Tarsia sa dare e ridare vita. L’Officina delle Arti, collocata nel centro storico di Cosenza, ha riaperto proprio ieri i battenti, dopo ben tre anni di chiusura, con una serata sociale di presentazione all’insegna del teatro, della musica, della convivialità e, soprattutto, della relazione umana. Tra performance di varietà, imitazioni, esibizioni in dialetto (“A socra”), note di canzoni quali My Way di Frank Sinatra o brani della cantautrice siciliana Rosa Balistreri, professionisti amatoriali si sono donati al pubblico presente con grande simpatia, empatia, bravura, e un senso di familiarità e di “casa” difficile da ritrovare in qualsiasi altra realtà teatrale.
Saranno tre le rassegne pronte a rianimare questo luogo incantato, con cinque compagnie a livello provinciale, cinque a livello regionale e cinque compagnie nazionali. “La nazione, però, comincia da Roma e finisce in Sicilia” – ci tiene a precisare Eduardo. “Questo non per emarginare il nord, ma perché vogliamo evidenziare i nostri talenti, quelli del sud”.
Ci saranno, poi, produzioni esterne: “Un regista della RAI, Nello Pepe, è venuto da Roma a vedere questo posto. Si è innamorato, e porterà, insieme all’attrice Maria Pia Iannuzzi, una sua produzione”. Ancora, in cantiere il progetto di costituire, insieme alla Fondazione Paolo di Tarso di cui Fabio Gallo è responsabile dei rapporti istituzionali e dell’area progetti, un gruppo di attività teatrali, musicali, tenorili. Una collaborazione con tutto il mondo culturale cittadino che si concretizzerà principalmente nelle esibizioni all’Officina delle Arti.
Iniziative per tutti i gusti popoleranno il teatro: “A chi piacerebbe vedere uno spettacolo di danza del ventre? A chi un bellissimo spettacolo di drag queen?”. E poi si raccoglieranno tutti gli artisti emergenti della regione desiderosi di esibirsi. Non mancherà lo spazio dedicato ai ragazzi, un format rinnovato ma “sempre con l’anima delle vecchie fiabe”. Verranno organizzati anche dei corsi sull’utilizzo dei pupi siciliani, esibizioni con artisti di strada, come Ciro Cuzzocrea, e i percorsi in teatro: “Fare teatro vuol dire anche accompagnare i ragazzi a fare un giro di tutto ciò che c’è dietro il palco” – spiega Eduardo.
Infine, i percorsi formativi, per chiunque, non solo per i più piccoli. Ci saranno corsi di comicità professionale, swing, clowneria, laboratori di scrittura creativa, market operativo, e la mediazione a teatro “per mettere in contatto l’io e il sé di ognuno di noi”.
L’Officina delle Arti darà anche la possibilità di organizzare delle feste private, dai compleanni agli anniversari alle presentazioni sociali. Si prepara, poi, a diventare, e in effetti lo è già, un grande museo: “Qui c’è la storia di tutta la città a livello teatrale” – afferma Eduardo. “Tutti i teatri che sono nati, cresciuti e morti, hanno qualcosa qui dentro, un pezzo della loro storia è conservato qui. Vorremmo diventasse un posto in cui, conoscendo le varie attrezzature, si riuscisse a tornare di volta in volta al teatro che le ha usate. Tra le altre cose, dunque, una sala teatro, una sala museo, un ricordo del passato, perché è importante ricordare quello che è stato”.
Tra un bicchiere di vino, una sfornata di cuddruriaddri, e l’estrazione di singolari premi, il teatro ha preso letteralmente vita, in un’interazione comune tra pubblico, e tra pubblico e teatranti. Degno di nota lo sketch di Enzo Iannuzzi e Fabrizio Nardone, che si sono esibiti in una singolare riproposizione della poesia “A livella” scritta da Totò nel 1964. Riflessione, cultura, socializzazione, sorrisi, coinvolgimento e tanto altro. C’è spazio per tutto e per tutti nel magico mondo di Eduardo, che da oggi potrà forse tornare a dar luce a una città culturalmente spenta dall’indifferenza e dalle vane promesse di amministrazioni che, anno dopo anno, si succedono in un copione che si ripropone, uguale a se stesso, nelle sue pagine peggiori.
La rabbia di Eduardo e le “chiacchiere” del sindaco Caruso
Difatti, c’è una grande nota amara in tutto questa magia e questa luce. L’oscurità è sempre dietro l’angolo, e stavolta ha le sembianze di meriti mai avuti ma strappati alla realtà con prepotenza e poca verità. La riapertura dell’Officina delle Arti è stata, infatti, annunciata, con pompose e artefatte verità, per le quali l’amministrazione bruzia, nella persona del sindaco Franz Caruso, avrebbe contribuito, con il suo “attivo sostegno”, a giungere a questo importante risultato. Niente di più falso. Il Dispaccio, in questo anno, si è ampiamente occupato della questione dei teatri cosentini, compreso quello di Eduardo, e della terribile condizione in cui gli stessi versano da tempo, documentando svariate e svariate volte l’assenza totale delle istituzioni nel sostegno a piccole e grandi realtà del territorio.
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In particolare, nel caso di Eduardo, è lui stesso, dal palco e ai nostri microfoni, a dirsi “amareggiato e arrabbiato nei confronti delle istituzioni e del sindaco Franz Caruso”: “La mia vicenda si è bloccata a giungo di quest’anno, quando ho deciso di chiudere, in quanto era per me impossibile dopo tre anni in cui non incassavo nulla, pensare di poter rimanere aperto. La crisi è piombata su di noi. A quel punto ho fatto post, denunce, e ho annunciato la chiusura”.
“Perché in un posto come l’Italia, e nel Sud ancora di più, dove la cultura vale meno dei broccoli di rapa” – continua Eduardo – mi sono detto ‘cosa resto aperto a fare?’. Sono stato chiamato, a quel punto, dalla Commissione Cultura del Comune di Cosenza e dal sindaco Caruso, che mi voleva parlare. Ho sentito il fuoco dentro, ho pensato ‘forse rinasco’. Mi hanno ascoltato, e la risposta è stata ‘noi non abbiamo soldi’”. Soldi che, spiega Eduardo, lui non ha mai voluto né richiesto: “Io non volevo soldi, ma attività, lavoro. Ho proposto di mandare a me i loro appuntamenti, gli sponsor e via dicendo, di modo che potessi accoglierli nella mia struttura tramite il pagamento di un ticket e continuare a vivere. Loro sono rimasti un po’ sorpresi da questa richiesta, e sembravano aver accettato nel grido di ‘Salviamo l’Officina’”.
“Da quel momento, il nulla. Sono passati sei mesi, pieni di promesse, e se oggi riapriamo non è certo merito dell’amministrazione. Non abbiamo visto un soldo né nessuna vicinanza, chiariamolo. Sono molto incazzato, e perplesso. E stasera ho il dovere di dire, perché sono amante della verità, anche se qualcuno si arrabbierà, che non sento e non vedo il sindaco Franz Caruso e la sua amministrazione da prima dell’estate. Solo promesse”. “L’unica persona che mi è stata di conforto in questo periodo buio” – aggiunge – è Fabio Gallo. Non mi ha dato certo soldi, ma mi ha fatto realmente vedere la possibilità e la prospettiva di tornare a lavorare, includendoci in un progetto molto grosso che è l’inserimento nella Fondazione Paolo di Tarso. Le altre compagnie che entreranno insieme a noi, porteranno uno spettacolo ciascuno nel nostro teatro. Una mini-rassegna, insomma. Tutto il resto è chiacchiera, non esiste”.
Un supporto, dunque, annunciato in pompa magna, “a robe già fatte”, come si suol dire, ma impregnato di bugie, di silenzi, di promesse, di meriti mai avuti. “Non voglio più essere preso per i fondelli” – conclude Eduardo. E, forse, è proprio il caso di chiudere il sipario.