La scalinata alla destra del palco allestito in piazza Placanica, ai piedi del Castello nel borgo di Monasterace, diventa teatro di danze e di canti che si intrecciano in armonie senza tempo. Corpi e voci in un’unica espressione: quella dei corsisti e dei maestri che in questi giorni hanno studiato, elaborato, approfondito, vissuto insieme intrecciando intensi rapporti umani che continueranno a crescere, non solo nei ricordi. In scena, nella quarta serata di concerti della XIX edizione del “Tarantella Power” gli studenti e le studentesse, ma anche semplicemente appassionati e curiosi di ogni età che sono arrivati da tutta Italia – oltre che da Belgio, Spagna, Francia – per studiare danza e musica popolare con musicisti straordinari che hanno dimostrato la grande preparazione e professionalità proprio nelle performance andate in scena ieri sera.
Il festival tematico sulla danza e la musica tradizionale ideato e realizzato dall’Associazione Arpa, concluderà domani le attività laboratoriali salutando i propri corsisti.
La manifestazione si avvale del finanziamento della Regione Calabria (Avviso pubblico per la selezione e il finanziamento di Attività Culturali – Annualità 2022).
La voce è uno strumento essenziale e libero, che risponde ad un’esigenza comunicativa primordiale. Il canto popolare come espressione di un sentire comune, di esperienze umane condivise, una connessione diretta con le nostre radici e quindi con noi stessi: è il cuore del laboratorio curato da Gabriella Aiello – che martedì si era esibita con i Phaleg – che ha curati un programma didattico formativo diventata un’esperienza di condivisione musicale e soprattutto umana. Mentre a spiegare “lo spirito” dell’etnocoreografia è stata la maestra Francesca Trenta.
“In questi giorni abbiamo danzato con dei corpi che non sono formati per la danza, quindi abbiamo lavorato per tirare fuori quello che c’è in ognuno di noi, che è la nostra capacità di muoverci in maniera espressiva – ha spiegato Trenta -. E attraverso il movimento espressivo siamo andati a cercare gli elementi di questa terra, di questo territorio, e tutte quelle cose che ci hanno portato qui, tutte quelle motivazioni. Nella etno-coreografia abbiamo raccontato la vegetazione, i colori, abbiamo cercato il movimento del mare e quindi questa grande differenza di colori tra la montagna, la vegetazione aggrovigliata e il mare con il suo movimento. Ma soprattutto abbiamo lavorato sul tempo: abbiamo parlato di attesa, di un tempo che fa aspettare ma nello stesso tempo il tempo che questo territorio ha mantenuto costante”.
Monasterace sospesa nel tempo, dove tutto sembra essersi fermato: una condizione di lentezza, della comunità della terra, dell’acqua, e di una vegetazione comunque rigogliosa anche arrampicata a una montagna che nei giorni del Tarantella Power è diventata teatro di nuova vita e creazione.
Danilo Gatto, a nome dell’associazione Arpa che si occupa della direzione artistica, ha illustrato l’importante collaborazione tra Festival e Conservatorio “P. I. Tchaikovsky” di Catanzaro-Nocera Terinese che grazie ai corsi e ai laboratori, come dimostrano le esibizioni di ieri sera, è diventata anche una produzione artistico-didattica.
Gatto ha ricordato che il Conservatorio di Catanzaro-Nocera Terinese si è caratterizzato a livello nazionale non per aver dato una impostazione generica alle musiche tradizionali in maniera indistinta ma per aver agli strumenti popolari la stessa dignità assegnata che fino ad ora era stata assegnata agli strumenti tradizionali. Tanto da creare un Dipartimento di Musica Tradizionale. “Il fatto che il Conservatorio abbia individuato questa manifestazione come quella più importante e strutturata dal punto di vista culturale e didattica per la promozione delle musiche, delle danze e degli strumenti della Calabria ha portato a questa collaborazione”.
Gatto ha voluto, quindi, sottolineare l’importanza dell’aspetto della internazionalizzazione delle attività del Festival con l’attivazione di laboratori che si sono svolti con docenti siriani come Basel Rajoub e Salah Namek che si sono esibiti ieri sera con i propri corsisti dei laboratori di musica arabo-balcanica per ensemble di fiati e percussioni, e di musica mediorientale per ensemble di archi e percussioni. In scena anche i bravissimi corsisti di Chitarra Battente, con il maestro Francesco Loccisano. Coinvolgente anche l’esibizione del maestro Markku Lepisto (direttamente dalla Finlandia) che ha tenuto una masterclass internazionale di organetto. Il Tarantella Power è tornato ad essere il luogo nel quale, per una settimana, musicisti, danzatori, appassionati delle tradizioni popolari musicali e coreutiche del Sud Italia e del Mediterraneo si sono incontrati per studiare e fare insieme scoprendo la Calabria nelle sue diverse e possibili connessioni.
Ieri sera, in scena a far ballare la piazza, infine, i Folìa. Fondati a metà degli anni ’90 da Mimmo Cavallaro, Bruno Giurato, Fabio Macagnino, Daniele Mangiola, Domenico Miriello, sono il gruppo che ha dato origine alla riscoperta della musica popolare nella Locride. Usando musiche e vocalità popolari ma una strumentazione contemporanea hanno reinterpretato in modo unico la tradizione, contaminandola con il rock, il progressive, il reggae, il funky. Sul palco: Bruno Giurato, Chitarra elettrica; Domenico Miriello, Batteria e percussioni; Daniele Mangiola, Basso elettrico; Domenico Stranieri, Chitarra elettrica; Mico Corapi, Voce.
A chiudere i laboratori riservati alle attività comuni, alle 18, il maestro Andrea Piccioni con una partecipata lezione di ritmologia su “guida alla consapevolezza ritmica”.
Questa sera, l’ultimo concerto in programma: alle 22, conosceremo “Al-Qasar” un progetto nato nel quartiere Barbès di Parigi, dall’intuizione di Thomas Attar Bellier. I musicisti provengono da Francia, Libano, Marocco, Algeria, Egitto e Stati Uniti, dando vita ad un mix esplosivo di fuzz arabo, psichedelia globale e musica trance nordafricana.