di Claudio Cordova – Per nessun giornalista calabrese quelle chat acquisirono mai il rango e la dignità di notizia. Viceversa, io, che fui l’unico a pubblicarle, fui attaccato da vari colleghi. Si arrivò anche ad adombrare che nel pubblicare le chat di Luca Palamara e dei magistrati calabresi io rispondessi a un disegno volto a delegittimare la magistratura. Da parte di chi? Della ‘ndrangheta? Dei Servizi Segreti? Della massoneria deviata? Non si sa.
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Oggi, però, il Consiglio di Stato mette un punto su una vicenda che nelle chat dell’ex reuccio del Consiglio Superiore della Magistratura era molto presente e rilevante. Reggio Calabria, da qualche ora, infatti, ha un procuratore della Repubblica illegittimo. E’ un altro, l’ennesimo, brutto colpo per la città. Che adesso si ritrova senza sindaco, senza rettore dell’Università, senza presidente della Reggina e, appunto, con un procuratore della Repubblica che sarebbe stato nominato in maniera non conforme.
Lo scriviamo da anni. La nomina di Giovanni Bombardieri a capo della Procura di Reggio Calabria non è stata una buona notizia. In questi quattro anni di presenza al sesto piano del Cedir, la città ha fatto giganteschi passi indietro nella lotta alla ‘ndrangheta. Soprattutto nella lotta culturale. Nella consapevolezza che la ‘ndrangheta sia IL problema. Il problema che frena lo sviluppo economico di questo territorio. Ma che frena – cosa ancor più grave – la crescita culturale e sociale della cittadinanza.
Gli anni del lavoro di Bombardieri sono stati, fin qui, evanescenti. Basti pensare che le due inchieste più note, quelle che hanno inciso maggiormente sul tessuto cittadino, sono due inchieste di procura “ordinaria” e non di Direzione Distrettuale Antimafia. L’ultima, recentissima, inchiesta “Magnifica”, che ha decapitato i vertici dell’Università Mediterranea e quella sui brogli elettorali (a proposito, che fine ha fatto?).
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dell’ex procuratore capo di Lucera Domenico Angelo Raffaele Seccia, attuale Pg in Cassazione, che aveva impugnato la delibera con cui l’11 aprile 2018 il Consiglio superiore della magistratura aveva nominato il magistrato Giovanni Bombardieri procuratore capo di Reggio Calabria.
Ora che Bombardieri è stato dichiarato “abusivo” dal Consiglio di Stato, per i cittadini arriva un ulteriore colpo. Chiunque creda nella Giustizia non può che essere colpito da questo evento. Ed è legittimo essere spaesati di fronte a una magistratura che, ancora una volta, sembra fare le proprie scelte tramite le più becere dinamiche politiche. A chi è deluso, a chi è indignato non si può che dire che bisogna continuare a credere nella Giustizia, che è un concetto ben più alto rispetto a chi la amministra.
Soprattutto oggi.
Nell’anno del trentennale dell’uccisione dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la magistratura vive una situazione di fiducia che è ai suoi minimi storici. Colpa di quel “sistema Palamara” che è emerso in tutta la sua portata un paio di anni fa. E che sembra non essere stato compiutamente sradicato. Anche la magistratura calabrese, pur promettendolo più volte, mai ha fatto un serio dibattito pubblico su quanto emerso. E allora non si può chiedere ai cittadini, in un territorio di ‘ndrangheta, di fidarsi.
E’ disonesto.
Perché, vedete, poco importa come finirà la questione personale di Bombardieri, cui auguriamo di essere nominato nuovamente e continuare (magari meglio) il lavoro che sta svolgendo. Ma anche ai profani, le motivazioni che hanno portato all’annullamento della sua nomina sono chiare e anche molto tristi. La sentenza evidenzia “l’ingiustificata ed illogica prevalenza attribuita al dottor Bombardieri per la maggiore conoscenza del fenomeno criminale ‘ndranghetista”. E, però, forse una logica c’era e c’è. Ed è contenuta proprio in quelle chat che, ormai quasi due anni fa, Il Dispaccio pubblicò nella solita, beata, solitudine.
Del resto, che Bombardieri fosse un uomo assai vicino a Luca Palamara era notorio. Luca Palamara, originario di Santa Cristina d’Aspromonte, ma ben presto volato a Roma per fare carriera anche in seno al Consiglio Superiore della Magistratura dove, negli anni e proprio in quegli anni, era un reuccio a Palazzo dei Marescialli. Entrambi membri di Unicost, la corrente maggioritaria della magistratura, Palamara si prenderà addirittura la briga di scendere a Reggio Calabria per intervenire all’insediamento di Bombardieri, dopo la nomina (peraltro ampiamente discussa dallo stesso Palamara) di Federico Cafiero De Raho a procuratore nazionale antimafia. Sono lunghe, lunghissime, le conversazioni via chat tra Bombardieri e Palamara: tematiche personali, scherzose, come capita tra grandi amici. Ma non solo. Anche temi precisamente riguardanti la magistratura. E, in particolare, proprio la nomina di Bombardieri a capo della Procura reggina.
Più volte, nelle settimane antecedenti alla nomina a procuratore di Reggio Calabria, Bombardieri chiede “novità?” all’amico Palamara. “Tutto procede bene” è una delle risposte. E, all’uscita dal voto in Commissione, la Quinta, quella presieduta proprio da Palamara, il primo a saperlo, via chat, è proprio l’interessato, che ringrazia: “Grande Presidente!” scrive su Whatsapp l’attuale procuratore di Reggio Calabria. “Se riesco ti porto al Plenum l’11 aprile” dice Palamara. Il Plenum, infatti, è l’organo del Csm che ratifica le nomine, talvolta solo una formalità quando il voto fuoriuscito dalla Commissione è solido.
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Noi non sappiamo se Palamara millantasse nei confronti di Bombardieri. Sappiamo però che la data che indica nelle chat è esattamente quella della ratifica della nomina. E oggi, sempre quel cittadino spaesato non sarebbe un pazzo se pensasse che quella discrezionalità usata per la nomina di Bombardieri (e stigmatizzata dal Consiglio di Stato) non dipendesse, quindi, dall’influenza che Palamara aveva, in quel periodo, in seno al Csm.
E, del resto, che la nomina di Bombardieri stesse molto a cuore a Palamara lo si evince da altre chat con terze persone: “Per me Giovanni Bombardieri è come se fossi io, ti prego di non dimenticarlo” scrive in una chat”. In un gruppo Whatsapp di magistrati l’ex membro del Csm comunica in anticipo l’avanzamento di Bombardieri verso la Procura di Reggio Calabria: “Saluti da Bombardieri” dice in una chat. La risposta di uno dei partecipanti: “Ci stai facendo capire tra le righe che Bombardieri è stato mandato dalla commissione a fare il procuratore di Reggio Calabria all’unanimità? Cazzo” e Palamara risponde “Ora penso di poter chiudere la mia esperienza qui”.
Per nessuno queste affermazioni erano una notizia. E non lo sono mai diventate. Dato che online troverete solo gli articoli del Dispaccio. Che sono rimasti lì, nonostante tutto. Ancora di più oggi, rivendichiamo quella scelta di pubblicare le chat che tratteggiavano le trame di Palamara e i suoi rapporti con la magistratura calabrese. Una scelta di cui stiamo ancora pagando le conseguenze. Ma lo facciamo a testa alta. Perché allora non ci aveva imboccato nessuno e mai lo farà. Avevamo fatto, come sempre, il nostro lavoro di giornalisti. E non serviva una sentenza del Consiglio di Stato per ridarci una dignità che non avevamo mai perso.