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Ripartenza Reggina: l’enorme responsabilità sulle spalle di Paolo Brunetti

di Paolo Ficara – Bando pubblicato, consultazioni avviate. Non vorremmo essere nei panni di Paolo Brunetti, a prescindere se abbia cognizione di causa, nel gestire un peso più grande delle sue spalle. Dopo il disastro combinato da Saladini, Cardona ed il management ereditato, c’è da raccogliere i cocci di una squadra di calcio condannata a ripartire dalla polvere.

Se si sbaglia a ricomporre quei cocci, per la seconda volta in otto anni, stavolta Reggio Calabria dovrà dire addio al calcio professionistico per chissà quanto tempo. Se Brunetti non lo sa, è doveroso che lo capisca prima del 7 settembre.

La prima linea guida dovrebbe essere di una chiarezza totale ed estrema. Taglio drastico con la precedente gestione, niente scorie di qualsiasi ruolo o entità. Consentire continuità di presenze in organigramma non sarebbe un errore: sarebbe uno scandalo, è diverso. Comprensibile lo slancio pseudo-altruistico di chi ha appena visto andare in fumo il proprio contratto. Ma al Sant’Agata, col dovuto rispetto verso quelle poche figure di reale capacità e spessore morale, vanno rimpiazzate finanche le matite.

E già su questo punto, Brunetti dovrà dimostrare di saper resistere a pressioni che ci immaginiamo bene.

La piazza di Reggio ha sicuramente un passato inscalfibile, sul piano calcistico. Ma allo stato attuale, non si può pensare abbia il medesimo appeal di Palermo. Nel momento in cui si pubblica un bando, la politica dovrebbe invitare le personalità che ritiene consone. Come avvenuto in piazze limitrofe. E convincerle in tutti i modi. Altrimenti, si potranno presentare solo due tipi di figure: o gli affaristi per i quali bussare a Reggio piuttosto che ad Alessandria è la stessa cosa, oppure i reggini con volontà ma senza le risorse necessarie ad affrontare un campionato di Serie D.

O meglio, ad affrontarlo con risorse superiori rispetto alla Vibonese.

Per fare in modo che possa partecipare al bando un reggino realmente facoltoso ed in grado di chiamare banco da solo, va sicuramente invitato e pungolato. Abbiamo il non troppo lontano, sia temporalmente che geograficamente, esempio di Bari. Non pretendiamo De Laurentiis in persona. Ma se non si riesce a stimolare nemmeno il territorio, in una situazione del genere, sogniamoci la risalita avvenuta sia a Reggio che in altre piazze di recente.

Avevamo auspicato, al momento stesso della sentenza da parte del Tar del Lazio, che si concludessero i ricorsi e si pensasse alla ripartenza. Era il 3 agosto. E già sarebbe stato tardi, se ci ricordiamo i patemi del 2015 quando alla Reggina Calcio vennero svincolati i calciatori il 23 luglio. Con un mese abbondante di tempo prima di iniziare il campionato, ne venne fuori un misero quarto posto in Serie D.

Dalla prossima stagione, Gravina ha già annunciato di non voler procedere a riammissioni o ripescaggi. Quindi o arriva una società capace di allestire una corazzata in una settimana, oppure bisogna ponderare bene se sia davvero il caso di fare un buco nell’acqua. Se c’è anche il rischio di consegnare la squadra nelle mani sbagliate, vuol dire che di polvere ne mangeremo per chissà quanto tempo.

Comprendiamo l’esigenza da parte di Comune e Città Metropolitana di consegnare due strutture come stadio Granillo e centro sportivo Sant’Agata. E di metterle a frutto, anziché abbandonarle un anno intero. Ma c’è anche da essere lungimiranti. Nonostante oggi sia domenica, ossia il giorno più importante per la fede cattolica, al sindaco f.f. Brunetti ci sentiamo di indirizzare un pensiero di filosofia buddista: “Quando non sai cosa fare, non fare niente”.

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