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Reggio, La Strada: “Su DUP e Bilancio partecipativo il Comune non applica il regolamento”

“Il Regolamento per gli Istituti di partecipazione popolare è forse il più importante di tutti. È stato votato dai consiglieri comunali all’unanimità nel 2016. Perché il più importante? Ma perché, dopo gli anni del commissariamento e dopo gli anni di amministrazione in cui si evidenziava assenza di trasparenza, chiusura alla partecipazione, gestione del potere autocratica avrebbe dovuto essere il fiore all’occhiello di una nuova primavera. Un cambio di rotta. Come vedremo questo importante Regolamento è lì, deliberato, votato e posato per chi verrà. Uno strumento utilizzato parzialmente per certi punti, quelli che competono all’iniziativa dei cittadini e delle associazioni (consiglio comunale aperto, referendum, proposte con raccolte firme…) e totalmente inutilizzato proprio in quei punti che, per iniziativa del Sindaco e della Giunta, nella vita amministrativa avrebbero dovuto segnare una svolta.

Sulla base delle nostre osservazioni noi de La Strada con il consigliere Saverio Pazzano produrremo interrogazioni e proposte concrete di soluzione.

Andiamo all’inapplicato articolo 41: Conferenza annuale di redazione del Documento Unico di Programmazione. Cos’è il DUP? È, molto semplicemente, il documento fondamentale per la vita strategica e operativa del Comune. Viene redatto annualmente e nei comuni che funzionano viene costruito collettivamente con la partecipazione del corpo sociale e attivo della città. Il Regolamento del comune di Reggio dice che la conferenza deve tenersi (non se si vuole, se capita, se succede…ma deve tenersi!) prima dell’approvazione da parte della Giunta del DUP. Deve essere pubblica e deve vedere la partecipazione dei soggetti iscritti a un Albo comunale. Questa Conferenza è talmente importante che anche lo Statuto comunale, all’articolo 13 riporta che la Conferenza deve essere convocata, con la partecipazione di associazioni e Consulte, al fine di individuare criteri e priorità per il Bilancio di previsione. Sempre lo Statuto, che è praticamente lo scheletro senza cui il Comune non può stare in piedi, dice che il documento discusso nella Conferenza deve essere obbligatoriamente discusso dal Consiglio prima dell’approvazione del bilancio.

Bene, non ci risulta alcuna convocazione di questa conferenza negli anni, alcun rispetto degli obblighi statutari né del Regolamento da questo punto di vista. Il DUP viene redatto senza questo coinvolgimento delle parti sociali che sono quelle che davvero tengono in piedi la Città.

Stessa cosa accade per il Bilancio partecipativo, che troviamo all’articolo 42. Il Bilancio partecipativo è un istituto di democrazia diretta, attraverso il quale i cittadini partecipano alle decisioni che riguardano l’utilizzo e la destinazione delle risorse economiche dell’Ente. E cioè, in parole semplici: la Città deve partecipare alle decisioni! Chiaramente con metodi e tempi ben stabiliti. Sempre l’articolo 42 dice: “la partecipazione è un diritto della popolazione della comunità”. Avete presente quando si dice: ma perché questi soldi non li spendiamo per questo, perché non interveniamo su questo, perché il Comune non fa questo e quest’altro? Bene, c’è un istituto stabilito da un Regolamento che non è mai stato avviato, convocato, neppure abbozzato. Paga i tributi e stai zitto, che decidiamo noi. Viene negata tutta quella parte consultiva, che in una città democratica dovrebbe essere il collante di una comunità sana.

Ci sono altri tre punti che, pur meno nel Regolamento degli istituti partecipativi ci sembrano importanti oltre che mai attivati, mai convocati.

La Giornata della democrazia, che da Regolamento andrebbe convocata da Sindaco e Giunta per raccogliere dalla cittadinanza proposte e questioni da discutere e votare nelle commissioni e in Consiglio.

La Giornata della trasparenza e dell’anticorruzione, in cui il Comune, tra le altre cose, informa sull’organizzazione dell’Ente e si verifica sul perseguimento delle funzioni istituzionali. Per questa giornata, dice il Regolamento, si inoltrano formalmente osservazioni e suggerimenti da parte della cittadinanza, dell’associazionismo, delle istituzioni scolastiche.

La conferenza annuale dedicata ai problemi dell’infanzia, dei minori e dei giovani. Fondamentale in una città in cui si registrano notevoli problematiche sociali e da cui i giovani vanno via a frotte.

Insomma, la medicina ci sarebbe. È stata prescritta, ma qualcuno non ha voluto somministrarla.

Qual è il rischio in un territorio in cui le cinghie di trasmissione dei bisogni, delle esigenze dei cittadini e delle associazioni non funzionano come stabilito dai Regolamenti? Il rischio è presto detto: bisogna trovare a chi rivolgersi al Comune per avere un’udienza, per spiegare il problema, per avanzare una proposta… Qualcuno di cui si possa dire “lui sì che è bravo, l’ho contattato e si è messo a disposizione…”. E poi bisogna dire grazie a qualcuno. È, indirettamente, una dinamica di fidelizzazione personale di una base elettorale che dovrebbe procurare dolore a tutti noi che crediamo e apparteniamo al mondo democratico e vogliamo una città dove tutti siano alla pari.

Abbiamo il Regolamento, utilizziamolo per scardinare queste logiche, costruiamo una vera comunità senza vincoli di debito o devozione!”.

E’ quanto si legge in una nota de ‘La Strada’.

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