Riceviamo e pubblichiamo dalla direzione di “Spaccanapoli”, pizzeria del centro cittadino di Reggio Calabria
“Quella dei Gazebo, chioschi e dintorni, è una storia che si ripete da tempo; essenzialmente è una storia banale (che vuoi che sia in una città come la nostra afflitta da incommensurabili problemi e disfunzioni) ma è emblematica, forse oltre una semplice metafora, di quella che è la situazione in cui versa la nostra Reggio. A distanza di tanti anni possiamo continuare a rappresentare tale storia come uno strampalato teatrino dell’assurdo, in cui i Pupari, in parte ‘selezionati’ dal popolo, si sentono perciò legittimati a dettare regole cangianti in relazione al momento ed all’interlocutore. Promozione turistica della città? Interessi della collettività? Si, ma solo a parole, tante.
I pupi, dal canto loro, all’arte dell’arrangiarsi hanno dovuto imparare a ricorrere. Guai a non sottomettersi. Ed ecco che così ogni pupo deve scovare il Puparo ‘giusto’ per ottenere, in qualche modo, l’ambito spazio di suolo pubblico, quasi sempre per il solo cercare di ‘sbarcare il lunario’, in una città che, pur ultima nelle classifiche reddituali e non solo, ‘vanta’ le tariffe più alte d’Italia. Alcuni pupi escono da questo gioco ‘premiati e vincenti’ altri sonoramente sconfitti; qualche altro riesce a strappare un ‘pareggio’. I Pupari, a loro volta, assecondano, se non alimentano, questo gioco in cui, pur non essendoci luce alcuna, restano evidenti tante ombre. Grazie, cumpari… Da un lato gli uffici preposti negano autorizzazioni, dall’altro le concedono con faciloneria, spesso ben sapendo che poi le regole al riguardo saranno disattese anche in quanto incompatibili con i bisogni reali e le situazioni in cui versano gli esercenti. Talvolta si chiude un occhio, altre volte due. Sa virunu iddi … Il risultato? E’ ben visibile a tutti, compreso ai dirigenti ( ed anche agli amministratori) che si proclamano ligi al dovere ma poi nascondono la propria testa sotto la sabbia, preferendo, ognuno, rimandare ad altri ogni responsabilità (soprattutto quelle proprie) su scempi e sui doveri della pubblica amministrazione. E’ un gioco che si ripete da tempo, quello fra pupi e Pupari. E, come in ogni gioco, c’è chi vince e c’è chi perde…
Le storie sono diverse e quella di Spaccanapoli è, di certo, una delle più singolari. Avevamo chiesto, nei primi giorni di giugno, il rinnovo ad occupare con sedie e tavolini parte dell’area prospiciente l’esercizio, come autorizzato, ormai da tanti anni, inibendo il traffico veicolare su via delle Convertite. Davamo per certo, anche in ragione dei numerosi ‘precedenti’, che l’autorizzazione ci sarebbe stata accordata, non essendo cambiata alcuna delle condizioni pregresse. Ma, quest’anno, qualcosa deve essere ‘andata storta’ nell’ambito degli uffici preposti. Spaccanapoli si è vista rigettare, in data 27/06/23 l’autorizzazione con una
motivazione, pervenutaci attraverso l’ufficio SUAP che suona persino beffarda: il permesso viene negato ‘ai soli fini della circolazione stradale’ in quanto l’occupazione ‘chiuderebbe completamente via delle Convertite’. Inutile ogni tentativo di interlocuzione. Dall’ufficio preposto fanno sapere che spetterebbe alla Giunta chiudere al traffico il tratto di strada (come successo negli anni passati). Strada che, come è facile constatare, non ha alcuna utilità nello smaltimento del traffico. Se non quella di poter consentire ad alcuni veicoli parcheggiati in prossimità di Palazzo San Giorgio (ovviamente è solo una coincidenza) , diretti verso il lato nord della città, di imboccare direttamente il lungomare Matteotti invece della via Torrione (quest’anno meno gradita alla giunta?). Indubbiamente un modo ‘straordinario’ per promuovere l’osannata ‘città turistica’ e per tutelare l’interesse della collettività (intesa di pochi ‘eletti’) : complimenti!
Quel che è certo è che anche la vicenda ‘Spaccanapoli’, che segue a distanza di soli pochi giorni quella de ‘Al Clubbino’, desta gravi perplessità: oltre ad essere iniqua mette in pericolo un’attività che, pur tra le difficoltà che caratterizzano la nostra città, esiste, anzi resiste, da un ventennio. Ci vediamo, in questo teatrino dell’assurdo, costretti a ripiegare verso la soluzione indicata ‘dall’umore’ di chi ‘tira le fila’, con conseguenti oneri di realizzazione e peggiore collocazione. Per questo sentiamo il dovere di chiedere scusa ai nostri clienti per la mancanza del servizio all’aperto che, in piena estate, non abbiamo potuto ancora assicurare e che per il futuro potremo fornire, con la ‘benevolenza’ dei Pupari, solo con importanti limitazioni. Resta un auspicio: che ci sia chi possa mettere fine al teatrino dell’assurdo che insiste sul settore, assumendo ogni provvedimento al riguardo. Le finalità di sviluppo del territorio, la gestione trasparente e la parità di trattamento delle imprese non possono essere un optional per la pubblica amministrazione”.
La Direzione di “Spaccanapoli”