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La Nona di Beethoven chiude, giovedì 12 dicembre, al Teatro “Rendano”, la stagione 2024 dell’Orchestra Sinfonica Brutia

Non poteva che chiudersi nel migliore dei modi, giovedì 12 dicembre, alle ore 20,30, al Teatro “Rendano” di Cosenza, la terza stagione dei concerti dell’Orchestra Sinfonica Brutia. Per suggellare la chiusura di stagione 2024, che ha contato ben 14 produzioni e 36 concerti, è stata scelta una delle pagine memorabili della storia della musica: la Nona sinfonia in Re minore, per soli, coro e orchestra, Op. 125, l’ultima sinfonia composta da Ludwig van Beethoven e che può essere considerata uno dei suoi capolavori. Completata nel 1824, nel quarto ed ultimo movimento, include parte dell’ode An die Freude (Inno alla gioia) di Friedrich Schiller, diventato l’Inno ufficiale dell’Unione Europea, cantata dai solisti e dal coro. A fornire all’Orchestra Sinfonica Brutia e al direttore artistico Francesco Perri l’occasione di questa nuova esecuzione dell’opera di Beethoven, che può essere a giusta ragione considerato un evento eccezionale, è stato un anniversario oltremodo significativo: i 200 anni dalla prima esecuzione assoluta avvenuta il 7 maggio 1824 al Theater am Kärntnertor di Vienna. La Nona di Beethoven rappresenta una meravigliosa sinfonia che riesce, per la prima volta, a coniugare l’aspetto strumentale con l’aspetto vocale. Fino ad allora, mai nessun compositore era riuscito ad inserire all’interno di una forma chiamata sinfonia, la voce, che era solo patrimonio di repertori sacri (come messe, oratori, oppure in tutta la liederistica). “Il termine sinfonia – spiega il direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Brutia, Francesco Perri – era stato sempre e soltanto riservato al mondo strumentale, per cui i grandi sinfonisti del classicismo, come Mozart, Haydn ed anche gli italiani, non avevano mai considerato la sinfonia come repertorio proprio delle voci. Beethoven, in maniera geniale, riesce a mettere insieme coro, voci ( soprano, contralto, tenore e baritono basso) insieme con l’Orchestra. E’ la prima volta in senso assoluto che una sinfonia riesce ad unire insieme la vocalità con l’aspetto strumentale. Di qui l’eccezionalità dell’evento di giovedì 12 dicembre al Rendano di Cosenza”. La produzione di Cosenza è una produzione di grande interesse, sottolineata dalla ulteriore collaborazione con l’International Opera Choir di Roma, diretto da Giovanni Mirabile. L’Orchestra Sinfonica Brutia sarà diretta per l’occasione da un giovanissimo quanto assai promettente direttore d’orchestra, Sieva Borzak. 27 anni, nato a Roma, ma italo-russo, Sieva Borzak , dopo gli studi di canto Lirico, pianoforte e composizione, si è diplomato, con grande apprezzamento, in Direzione d’orchestra sotto la guida di Marcello Bufalini presso il Conservatorio “Alfredo Casella” de L’Aquila. Ha anche vinto il Premio Orchestra della I edizione del Concorso Internazionale Peter Maag per giovani Direttori d’Orchestra organizzato dalla Fondazione Orchestra di Padova e del Veneto. “Quella di puntare su Sieva Borzak per la direzione a Cosenza della Nona di Beethoven – sottolinea ancora Francesco Perri – è una bella sfida perché questa sinfonia in genere la si dirige nella maturità. Riccardo Muti – rimarca ancora Perri – diceva che la Nona sinfonia non può essere diretta se non da chi ha già superato i 50 anni e lo stesso Muti di fatto ha approcciato la Nona per la prima volta, passati i 50 anni. Noi abbiamo voluto osare affidando un’opera della grande maturità di Beethoven, un monumento della musica di tutti i tempi, ad un giovane e brillante direttore come Sieva Borzak”. Le quattro voci soliste che saranno impegnate nell’esecuzione della Nona di Beethoven, giovedì 12 dicembre al “Rendano”, sono : il soprano Maria Tomassi, il tenore Raffaele Tassone, il contralto Maria Felicia Toscano e il basso Luca Bruno. L’introduzione al concerto sarà di Sandro Cappelletto. “La Nona sinfonia di Beethoven – è ancora Francesco Perri a parlare – è stata considerata sempre come qualcosa di irraggiungibile. Tutti gli altri musicisti a seguire, di fatto non hanno mai raggiunto il numero 9 (Schumann e Brahmas ne fanno 4 ciascuno, Mahler arriva alla nona, ma muore, così come Bruckner), per cui questo numero 9 ha anche una valenza, se vogliamo, magica. Soltanto Shostakovich riuscì alla fine a farne diverse, ma, fino a buona parte del ‘900, l’idea di arrivare a nove sinfonie è stata sempre qualcosa di irraggiungibile”.

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