Dopo la nostra denuncia pubblica di atti di sessismo nei riguardi di una lavoratrice del centro di smistamento di Sellia Marina (CZ), da parte di USB, le Poste non hanno avuto – non diciamo il buon senso di dare riscontro a quanto fatto rilevare con posta certificata – ma nemmeno avvisarci di aver avviato un accertamento dei fatti.
Ma dall’alto del loro codice etico – prima ci hanno diffidato e subito dopo è arrivato il LICENZIAMENTO DELLA DIPENDENTE.
Vorremmo solo ricordare per onor di cronaca che presentarsi ad un pranzo al tavolo dei commensali con una “bambola gonfiabile” pronunciare frasi quali “sotto la gonna cosa sei una suora?“ sono atti che si definiscono molestie sessuale per una donna che li percepisce.
Sono situazioni, ricordiamo alle poste italiane, che si configurano come: comportamento indesiderato a connotazione sessuale, espresso in forma verbale, non verbale o fisica, avente lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una persona, in particolare attraverso la creazione di un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.
E soprattutto per molestia sessuale si intende alludere a tutti quei comportamenti attinenti alla sfera sessuale che risultano essere lesivi della dignità morale della persona, a maggior ragione considerato che, essendo messi in atto sul luogo di impiego, violano anche il diritto fondamentale al lavoro.
Alle poste di Catanzaro settore smistamento di Sellia marina al posto di adottare un approccio di “tolleranza zero” riguardo ai fatti di molestie e lavorare alla prevenzione e sensibilizzazione negli ambienti di lavoro ELIMINANO il problema NON verso chi ha messo in atto il maschilismo più volgare – ma verso chi ha denunciato e subito la maleducazione la vittima.
Stiamo interessando nelle more altri organismi sulla parità di genere.
Posta italiana sede smistamento di Sellia marina: dopo le denunce di sessismo chi paga è la lavoratrice
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