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Albamonte (Area democratica per la giustizia): “Rinvio riforma Cartabia opportuno, intervenga legislatore”

“E una richiesta assolutamente opportuna che l’Anm aveva già fatto nei giorni scorsi, ancora prima dei procuratori generali. Più sono gli operatori che nel circuito associativo, istituzionale, degli uffici giudiziari segnalano le difficoltà di un passaggio immediato da un regime all’altro, meglio è. Era forse un’esigenza che avrebbero dovuto immaginare già nella fase di redazione del testo Cartabia. Oggi è evidente che la coincidenza, in questo caso non fortunata, tra l’entrata in vigore, l’insediamento del nuovo governo e del nuovo ministro, richiede una qualche sollecitazione di attenzione, quindi ben vengano le varie iniziative che pongano subito nell’agenda del nuovo ministro il tema dell’entrata in vigore della Cartabia”. Così all’AdnKronos Eugenio Albamonte, ex presidente dell’Anm e segretario di ‘Area democratica per la giustizia’, dopo che i Procuratori Generali d’Italia hanno scritto al neo ministro della Giustizia, Carlo Nordio, chiedendo di rinviare l’applicazione di parte della riforma Cartabia prevista per l’1 novembre.

“Questo perché – spiega – l’entrata in vigore pone una serie di problemi, innanzitutto di interpretazione. Non avendo noi una norma transitoria, è molto difficile capire, per esempio, a quali procedimenti si applica questa riforma. Rischiamo di avere una sovrapposizione di interpretazioni, tutte comunque fondate su ragionamenti giuridici, che sostengono cose molto diverse nei vari uffici giudiziari italiani. Per esempio, c’è stato un lavoro molto accurato del procuratore di Bologna, Amato, giurista noto per essere attento e raffinato nello studio, che dal suo punto di vista sostiene che si applica ai procedimenti penali che verranno iscritti dopo il 2 novembre. Sembra che altri uffici giudiziari stiano prendendo altre soluzioni, e man mano che ci si ragiona sembra che non ci sia solo un’alternativa, ma ce ne siano di più”.

“Rischiamo – osserva Albamonte – che le varie procure della Repubblica in prima battuta prendano delle interpretazioni differenti, per cui noi avremo sostanzialmente un processo che in alcune parti è entrato in vigore e in altre parti no, in alcune parti riguarda tutti i procedimenti, anche quelli molto vecchi, in altre parti, invece, quelli anche più recenti rispetto ai quali succede qualche cosa nella fase di entrata in vigore. Insomma, rischiamo di avere due o tre regimi diversi in diversi uffici giudiziari. Chiunque si rende conto che non è una situazione accettabile per uno stato di diritto, a fronte fra l’altro di interpretazioni nessuna delle quali campata per aria, sono tutte meritevoli”.

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