È sempre un privilegio, ascoltare dalla voce dell’autore il racconto di un suo libro. Percepirne la genesi. Cogliere sensibilità e attenzioni che hanno contribuito a riempire le pagine bianche. Domani, sabato 5 ottobre, alle 18, nella sede cosentina della Fondazione Premio Sila ’49, via Salita Liceo 14, incontriamo Emmanuele Bianco che presenta “La Lupa” (Mondadori), sua ultima fatica letteraria. Con lui, ad approfondire i temi del romanzo, la direttrice del Sila, Gemma Cestari.
Personaggio femminile molto forte. La protagonista è Maria Rosa. Donna e mamma. Senza marito. E la sua storia inizia mentre il mondo sta vivendo la Seconda Guerra mondiale, in un piccolo (e immaginario) paese della Calabria. L’enorme determinazione e il senso per gli affari sorreggono Maria Rosa, e l’aiutano a costruire un’esistenza più che dignitosa per lei e per il figlio Agostino. Tutto ciò, nel bel mezzo di epocali cambiamenti sociali ed economici del nostro Belpaese.
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LA SCHEDA DEL LIBRO
Emmanuele Bianco, La Lupa, Mondadori
Nel 1942, la determinata e indipendente Maria Rosa partorisce il primo figlio Agostino. Nel borgo calabrese di Lupastretta, nessuno sa chi sia il padre. La donna si guadagna da vivere gestendo un forno in concorrenza con quello del podestà fascista don Felice. Il dopoguerra vede Maria Rosa arricchirsi e pensare a un futuro di imprenditrice: acquista un terreno e va ad abitare nella casa del fratello emigrato in America. Agostino impara a guardare il mondo, a riconoscerlo grande e segreto. Con i piccoli amici esplora le ambiguità e gli incanti di una società sospesa fra gli abissi di esistenze arcaiche e l’irruenza del tempo. Ad alimentare il mistero, Maria Rosa è di nuovo madre senza mariti. Don Felice, passato tra le fila dei democristiani, si dispone a guidare il paese. C’è come un incendio che consuma immaginazioni, desideri. Maria Rosa si leva in tutta la sua ferinità a dominare scene e destini. Agostino sente in sé la magia e la forza della madre, ai confini di tutto l’accadere e di tutte le sfide che segnano le incerte sorti di Lupastretta.
Emmanuele Bianco evoca vicende che sfociano con larghezza di toni e furore narrativo in un disegno da grande saga famigliare, dove il lettore è chiamato ad abitare, e a bruciare emozioni.
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EMMANUELE BIANCO
Nato a Milano nel 1983, si trasferisce a Roma, dove lavora come aiuto regista. Ha frequentato la Scuola Holden e ha pubblicato “Tiratori scelti” (Fandango, 2010), “E quel poco d’amore che c’è” (Fandango, 2013) e “La pura carne” (Baldini+Castoldi, 2017).