“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura” - Fabrizio De Andrè
HomeCalabriaIl dibattito politico sulla nuova legge regionale sul gioco d’azzardo trova un...

Il dibattito politico sulla nuova legge regionale sul gioco d’azzardo trova un punto d’incontro

A poco più di un mese di distanza dall’entrata in vigore della nuova legge regionale sul gioco d’azzardo, il tema è ancora caldo e non manca di suscitare pareri diametralmente opposti, tanto nell’opinione pubblica quanto nella politica.

In un articolo della rivista di settore Gioco News sono state raccolte le dichiarazioni di Filippo Mancuso, promotore e firmatario di questa nuova normativa, ma anche quelle della leader dell’opposizione Amalia Bruni.

 

GIOCO D’AZZARDO: LA DIFFICOLTÀ DELLA LETTURA DEI DATI

Opinioni decisamente contrastanti, ognuna supportata da studi, dati e informazioni che conducono però a percorsi opposti. Il tema del gioco d’azzardo non è infatti di semplice trattazione e un singolo dato può essere valutato sotto diversi profili e portare alla formazione di diversi pareri.

La riduzione degli orari di apertura delle sale slot e l’applicazione del distanziometro sono misure che, secondo la corrente di pensiero in questo caso rappresentata da Amalia Bruni, mirano alla protezione del giocatore rendendo meno accessibile il gioco d’azzardo in determinati punti strategici e in precisi orari. La conseguenza sarebbe quella di evitare ludopatie e indebitamento degli utenti che potrebbero poi ricorrere all’usura e alla criminalità organizzata per rimpinguare i fondi da destinare al gioco.

 

NEL 2020 DANNO AL FISCO PER 4 MILIARDI. ECCO I DANNI DEL MERCATO ILLEGALE DEL GIOCO

D’altro canto, è impossibile non considerare voci di spicco del settore, come quella dell’ormai ex direttore di ADM Marcello Minenna e dell’ex Procuratore antimafia Federico Cafiero de Raho, che hanno chiarito quale sia il pericolo della contrazione del gioco legale sul territorio, poiché già sperimentato nelle fasi di lockdown.

Nel biennio 2020-2021 la chiusura delle sale da gioco aveva favorito l’incremento dell’offerta di gioco illegale e l’infiltrazione mafiosa, alimentando un mercato parallelo che non solo non tutela in alcun modo il giocatore, ma sottrae anche denaro alle casse dello Stato. In base alla relazione dello stesso de Raho, il danno al fisco è stato di circa 4 miliardi di euro, mentre il mercato di gioco illegale avrebbe un volume di affari pari a 20 miliardi di euro.

 

AZIONI A SALVATAGGIO DEL GIOCO LEGALE

Numeri a cui le istituzioni italiane hanno risposto con l’istituzione del Copregi (Comitato per il contrasto del gioco illegale) nel 2020, che è intervenuto sgominando 200 sale illegali sul territorio ed elevando sanzioni per quasi un milione di euro.

Il secondo intervento a contrasto di quanto si stava verificando sul territorio nazionale è stato il rafforzamento dell’offerta di gioco derivante dai casinò online italiani, la cui raccolta solo nel 2020 ha sfiorato i 50 miliardi di euro con un tasso di crescita del 35% rispetto al 2019. E, nonostante siano ancora malvisti da una parte di opinione pubblica che sostiene che favoriscano la solitudine del giocatore e il suo isolamento, la stessa Agenzia Accise Dogane e Monopoli, sempre tramite la voce di Minenna, ha chiarito come le piattaforme di gioco regolamentate in Italia siano in realtà uno strumento efficace per l’analisi qualitativa e quantificativa di schemi di gioco e di comportamenti che possono sia nascondere ludopatie sia fenomeni di riciclaggio e illeciti trasferimenti di denaro.

 

UN PUNTO DI ACCORDO: LA NECESSITÀ DI UNA RIFORMA NAZIONALE

Ecco perché, nel campo del gioco pubblico, è sempre molto difficile prendere una posizione e valutare dati e informazioni senza peccare di superficialità. Perché la realtà sottesa è decisamente complessa, il settore è articolato e lo Stato si deve dividere fra la necessità di ottemperare a un’esigenza che parte della popolazione chiaramente ha e l’obbligo di mantenere quella richiesta di intrattenimento e di gioco all’interno di determinati limiti.

E qui, infine, arrivano tanto Amelia Bruni quanto Filippo Mancuso: l’ormai impellente necessità di un intervento da parte dell’autorità centrale, dei rappresentanti dello Stato, per ristabilire ordine in un quadro nazionale troppo frammentato e confusionario.

Se Bruni ricorda come “sarebbe auspicabile una norma nazionale che riguardi tutti i territori perché altrimenti ci saranno sempre leggi non omogenee”, Mancuso rimarca che, a eccezione delle regioni a statuto autonomo, “è noto a tutti che gli incassi del gioco entrino essenzialmente nelle casse statali, non certo in quelle regionali”. Entrambe valide motivazioni che dovrebbero fungere da propulsore per un’iniziativa circa la famigerata riorganizzazione del gioco pubblico.

Ancora, Mancuso sottolinea la necessità di fornire concreti strumenti agli enti locali e che siano preservate le prerogative degli operatori che hanno investito nel gioco legale, mentre Bruni ricorda che, con l’attuale normativa, nelle diverse regioni d’Italia i cittadini sono esposti in maniera differente al rischio della ludopatia, una piaga che va a influire sul benessere dell’intera collettività.

 

Il compito, dunque, è arduo e la questione della riorganizzazione del gioco è decisamente complicata, tuttavia sembra diventare, ogni giorno che passa, sempre più impellente. E non solo per quanto riguarda l’offerta di gioco terrestre, protagonista del dibattito calabrese del momento, ma anche in riferimento al comparto a distanza, che negli ultimi anni è notevolmente cambiato. La crescita senza precedenti dell’online necessita infatti di adeguate policy e interventi strutturali che non possono essere rinvenute all’interno di una normativa concepita oltre vent’anni fa e via via rimaneggiata, circostanza di cui il Legislatore non potrà certamente non tenere conto.

 

Articoli Correlati