di Walter Alberio – I cartelli sudamericani? “Siamo amici da 25 anni”. Così, in una conversazione captata dagli investigatori, si sarebbe espresso un appartenente ad una delle cosche della fascia jonica reggina.
A rivelarlo, nella conferenza stampa sull’operazione che ha smantellato la logistica del narcotraffico nel porto di Gioia Tauro, è stato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.
“C’è un legame solido tra cosche di ‘ndrangheta e cartelli del Sud America. Questo è un dato investigativo e giudiziario accertato. Sono – ha detto il magistrato- rapporti risalenti nel tempo che fanno della ‘ndrangheta il partner più affidabile per il narcotraffico internazionale”. È un dato che conferma “la statura criminale dei broker di narcotraffico che non a caso fanno capo alle cosche della jonica”.
A riprova di ciò, in una occasione, i calabresi avrebbero chiesto e ottenuto dai fornitori colombiani di disporre e nascondere la droga nel container carico di banane secondo uno schema preciso. “Ci sono conservazioni in cui uno dei trasportatori riferisce a chi doveva spedire il carico, Bartolo Bruzzaniti, collegato con la fonte di approvvigionamento, le modalità con in cui doveva essere confezionato lo stesso container. C’era uno schema di collocazione e di posizionamento della droga in modo da agevolare il lavoro di occultamento alla scansione”.
Il lavoro materiale, nello scalo gioiose, era affidato a squadre di operai, 14 in tutto, che per il loro “servizio” ricevevano un compenso pari ad una percentuale del valore del carico. “Una struttura logistica dell’esfiltrazione nel porto di Gioia Tauro”, ha spiegato Bombardieri, dove “ogni cosca aveva la sua squadra”. Nell’indagine è emerso come “qualche portuale facesse riferimento alla sua anzianità in tale attività. ‘Io è da 35 anni che faccio questo lavoro'”. Con spedizioni da almeno 2 tonnellate ciascuna, i narcotrafficanti promettevano “una pensione dorata”.
Tra i soggetti coinvolti figurano quattro narcotrafficanti internazionali. Uno, in particolare, di origine campana, è ritenuto di “rilievo criminale assoluto”. Si tratta di “Raffale Imperiale, recentemente arrestato, che era in contatto con alcuni ‘ndranghetisti calabresi e, attraverso loro, con alcuni portuali. Aveva avviato – ha spiegato il procuratore Bombardieri – una attività di spedizione di grossissimi quantitativi di stupefacente nei mesi successivi verso il porto di Gioia Tauro”.