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50 anni fa, la scoperta più grande: i Bronzi di Riace. Castrizio: “Andate al Museo a guardarli come se fossero degli attori su un palcoscenico”

di Gaia Serena Ferrara – Quando il 16 agosto 1972, durante un’immersione al largo delle coste di Riace Marina, il sub Stefano Mariottini trovò e fece recuperare dai fondali quelli che sono ormai noti come i Bronzi di Riace, nessuno avrebbe potuto prevedere o anticipare che queste due statue sarebbero diventate il più importante rinvenimento archeologico dell’ultimo secolo e annoverate come uno dei momenti più alti della produzione scultorea di tutti i tempi.

In seguito alle operazioni di recupero, le due opere furono inizialmente restaurate ed esposte per alcuni mesi a Firenze e a Roma per poi trovare la loro definitiva collocazione a Reggio Calabria.

Le proposte di spostamento

Tuttavia, nel tempo sono state avanzate proposte di ulteriori spostamenti che hanno contribuito a scatenare le polemiche e alimentare il dibattito intorno alle due opere.

Il primo viaggio fu proposto addirittura nel 1981, 4 anni dopo la loro prima esposizione, in occasione Olimpiadi a Los Angeles del 1984. Molte voci, fra cui quella del fondatore di Italia Nostra, Giorgio Bassani, si schierarono contro questa possibilità. “I Bronzi di Riace non solo il prodotto di un’opera di artigianato sia pure sommo, bensì autentici fatti d’arte, di poesia e, come tali, unici e irripetibili. Dovrebbero rimanere ferme lì dove sono ad attendere i visitatori come in un pellegrinaggio”, affermò all’epoca l’intellettuale.

Ancora, nel 2015 si era avanzata la proposta di un loro spostamento a Milano in occasione dell’Expo, mentre solo pochi anni prima nel 2013 Vittorio Sgarbi aveva acceso un’animata discussione circa un possibile trasferimento dei Bronzi a Cosenza.

Considerati un simbolo di grande pregio non solo per la regione Calabria ma anche per l’Italia a livello turistico e artistico, è comprensibile che ci siano state e persistano ancora molte preoccupazioni circa l’incolumità delle due statue, che ripetuti viaggi e spostamenti avrebbero certo messo a rischio.

I misteri

Fin dal loro ritrovamento, intorno ai due Bronzi e al mistero che finora li ha contraddistinti, si è creato infatti molto fermento e si sono moltiplicati gli interrogativi, le ipotesi e le teorie immaginative più disparate.

I tre principali misteri che si sono addensati intorno al caso dei Bronzi hanno riguardato prima di tutto la loro provenienza e datazione, in secondo luogo chi rappresentassero e quanti fossero, infine come e perché finirono nelle acque di Riace.

Negli anni su alcuni dei misteri che riguardano i Bronzi si è riuscito a far luce più facilmente, con ipotesi più plausibili, come quella relativa al loro inabissarsi a causa di un naufragio che sarebbe avvenuto durante un trasferimento da Roma verso Costantinopoli. Proprio grazie a questa traccia sarebbe stato possibile datare le opere intorno al V/IV secolo in quanto l’unico evento storico di cui si ha contezza a quel tempo è quello che vede Costantino depredare la Roma imperiale per portarne le ricchezze a Costantinopoli.

Su altri, riguardanti ad esempio l’identità e la contestualizzazione, il percorso di studio e ricerca è stato più arduo.

Chi sono i Bronzi di Riace?

Ad oggi, in occasione del 50esimo anniversario del loro ritrovamento è stato finalmente possibile riconoscere loro un’identità, un’attribuzione e una storia meno fumose, meno fantasiose, in quanto avvalorate e accreditate da prove bibliografiche, storiche e iconografiche.

A formulare quella che, già da ben due anni, è considerata la teoria più credibile sui Bronzi di Riace è stato il professore Daniele Castrizio, docente di numismatica presso l’Università di Messina e membro del comitato scientifico del MArRC.

Grazie all’analisi e alle ricerche da lui compiute, già nel 2013 era stato possibile rispondere a un primo e decisivo interrogativo, quello circa la provenienza e la datazione: “Attraverso lo studio delle terre di fusione durante l’ultimo restauro è stato possibile determinare che fossero state realizzate ad Argo intorno al V secolo d.c.” afferma il professor Castrizio, il quale però precisa che la vera “rivoluzione” e la vera novità riguardino gli studi sul colore, avviati nel 2020, i quali avrebbero dimostrato che in origine i Bronzi fossero biondi, o comunque avessero un colore di pelle più chiaro dato dalla presenza nella lega del bronzo del 12% di stagno.

Tuttavia, al di là di una maggiore chiarezza e una migliore conoscenza dei dettagli tecnici (chi fosse l’autore, da dove provenissero, quale fosse la datazione, dove fossero diretti quando si sono inabissati) alla teoria del professor Castrizio va riconosciuto l’imparagonabile merito di aver conferito ai Bronzi un’identità, contestualizzando e ricostruendo la storia che a suo giudizio essi raccontano: le due statue di colore nero translucido, per come sono pervenute a noi, rappresenterebbero i due fratelli Eteocle e Polinice protagonisti di una delle tragedie di Eschilo “I sette di Tebe” e farebbero parte di un complesso più grande di 5 opere.

Partendo da un’osservazione di carattere numismatico, accorgendosi sulla testa del bronzo B del segno di una cuffia tipica del mondo dorico che identificherebbe il comandante, il professor Castrizio ha preso le mosse dalla constatazione che uno dei due fosse appunto un re o un generale. Osservando e interpretando le espressioni e le caratteristiche del bronzo A, che è l’unica statua del mondo greco classico che mostra i denti, è arrivato alla conclusione che si trattasse proprio di Eteocle e Polinice.

Ad avvalorare le ipotesi del professore, è intervenuta la fortuna di aver ritrovato nel Papiro di Lil di Stesicoro di Metauro, il parlato e il dialogo avvenuto fra questi cinque personaggi. “Grazie a questa scoperta sappiamo non solo cosa si sono detti ma conosciamo le loro identità: si tratta di Eteocle, Polinice, la madre Giocasta, la sorella Antigone e l’indovino Tiresia”.

“Guardateli come se fossero attori”

“Anziché osservarli – prosegue Castrizio – dal punto di vista della filologia germanica, li abbiamo considerati come fossero attori. Allora ho preso in esame l’ipotesi del gruppo a cinque, per immaginare quale fosse il messaggio che l’autore volesse dare e sono arrivato alla conclusione che si trattasse dei due fratelli in procinto di uccidersi per il potere su Tebe e per ottenere quindi questa “Cuffia” del comandante”.

Grazie al Papiro di Lil, è stato possibile venire a conoscenza anche di cosa viene detto ai fratelli nel momento in cui stanno per affrontarsi, che è presumibilmente l’atto nel quale essi sono stati scolpiti: la madre dice ai due che l’indovino Tiresia ha preannunciato la morte di entrambi nel caso di combattimento. Per questo propone un sorteggio. Tiresia, tuttavia interviene dicendo che Tebe non potrebbe mai accettare come re un uomo che ha portato l’esercito sotto le mura della città facendo una strage. Invita quindi Polinice ad andarsene ad Argo dove avrebbe potuto governare in quanto aveva sposato la figlia del re. Ed è come conseguenza di questo dialogo che presumibilmente Polinice digrigna i denti in segno di rabbia”.

Proprio in previsione e in occasione della celebrazione del 50ennale, il professore dichiara: “Il mio consiglio e augurio, nonché speranza, è che la gente vada al museo a vedere i bronzi guardandoli come se fossero degli attori su un palcoscenico, immedesimandosi nella scena, calandosi nella parte dei due fratelli che si combattono e stanno per darsi reciprocamente la morte e comprendendo il messaggio di fondo che l’opera cerca di comunicare”.

“Immersi in onde di calme profondità//essi attendevano una resurrectio di gloria” scriveva Goffredo Parise in merito ai Bronzi.

Ed è innegabile quanto determinante sia stata l’attività di interpretazione e più accurata osservazione portata avanti dal prof. Castrizi proprio nell’ottica di attribuire a queste sculture un valore diverso da quello meramente legato all’estetica e alla contemplazione della bellezza.

Di fatti, la speranza è proprio che in futuro la loro valorizzazione e la loro promozione che finora sono state particolarmente tiepide, diventino concretamente ed effettivamente una priorità.

Alla ricerca della terza statua

E in tal senso, soprattutto in vista del 50ennale del loro ritrovamento, non sembra affatto casuale la recente iniziativa del sindaco di Riace di avviare nuovamente le indagini per cercare il terzo bronzo, a riprova di quanto elevato sia il potenziale dei Bronzi non solo dal punto di vista artistico ma in relazione al messaggio di cui sono portatori e che può e deve innescare una riflessione e un insegnamento in chi guarda.

E in merito a ciò il professor Castrizio conclude infatti così:  “Che guardino non solo la bellezza e la resa del corpo umano, ma che colgano il messaggio che l’opera cerca di comunicare, che è in fondo un messaggio di pace: il bronzo A arrabbiato, il bronzo B sommerso dalla colpa che guarda per terra consapevole della morte imminente esprimono tutta l’inutilità delle guerre fratricide per il potere. Un messaggio che si può, e forse si deve proprio, estendere al contesto più ampio delle guerre civili, che vedono i connazionali uccidersi fra loro e alla fine non vince nessuno.”

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