di Paolo Ficara – Interessi soggettivi e collettivi. Ciò che rappresenta la Fenice Amaranto allo stato attuale, non avrà nulla a che vedere con il futuro della Reggina. Inutile citarli in prospettiva. Esistono però degli aspetti dai quali si traggono conferme, circa l’esigenza di non ripetere certi errori. Lo scrivevamo anche quando Felice Saladini si era appena insediato, lo abbiamo ribadito all’atto della mancata iscrizione. Il personale operante presso il centro sportivo Sant’Agata, rappresenta un serio problema.
La scorsa settimana si è vissuto l’ennesimo capitolo, circa le incontrollabili voci sullo stato di salute economico della Fenice. Nello specifico, i presunti ritardi negli emolumenti ai lavoratori (ma a che titolo lavorano?). Non basta un fuorviante comunicato, per fugare i dubbi. Anzi, per come è stato stilato – citando collaboratori che non si firmano – al massimo conferma o aumenta le perplessità. Ma ancora una volta, c’è da prendere atto di come non siano stati i calciatori o i loro procuratori ad armare la mitragliatrice mediatica. Bensì i reggini presenti in organigramma, nei ruoli cosiddetti minori.
Generalizzare è sempre sbagliato. Non abbiamo dubbi che almeno un paio di elementi amino la Reggina, avendo a cuore l’interesse collettivo. Ma il Sant’Agata è da tempo un verminaio, dal quale fuoriesce ad orologeria qualsiasi malalingua. Ed anche stavolta, c’è chi ha approfittato della buona fede – o dell’ingenuità – di qualche giornalista per lamentarsi dei mancati pagamenti. Sapendo di poter ottenere la soluzione ai propri problemi, sfruttando lo sputtanamento mediatico. In barba a quei pochi “lavoratori” che giustamente, in forma privata e/o pubblica, avevano deciso di tutelare la società. Negando l’esistenza di tali problemi.
Che il giornalista abbia il dovere di evidenziare tali problematiche, sia chiaro, è un conto. Possibilmente quando le problematiche iniziano, non quando si acuiscono o sono prossime ad estinguersi. Ma dall’interno è altrettanto evidente come tanta gente non si preoccupi dell’interesse collettivo. Chi ha l’onore di poter entrare quotidianamente al Sant’Agata, dovrebbe comportarsi come se fosse cieco, muto e sordo.
Dove ci sono debiti e fallimenti, ci sono sempre gli stessi personaggi nelle medesime caselle in organigramma. Sarebbe ora che si prendessero la loro piccola parte di responsabilità. Un anno sabbatico sarebbe stato utile, anche per costringere certe persone a fare altro nella vita. Nel momento in cui ripartirà la Reggina, con centro sportivo Sant’Agata annesso, il repulisti in organigramma sarà improcrastinabile.
Adesso avessero almeno la dignità di uscirsene pubblicamente, tutti insieme, per spiegare come stanno le cose in termini di rapporto lavorativo ed economico con la Fenice Amaranto. Rotta per rotta, rompetela tutta. A che titolo presenziate al Sant’Agata? A che titolo pretendete l’emolumento, peraltro puntuale? Quante sarebbero le eventuali mensilità arretrate? Riuscite a metterci la faccia, per una volta nella vita?
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