Forse non siamo mai caduti così in basso. Per rispetto verso quei lettori che ancora non sono saturi di nausea, pubblichiamo i contenuti di una conferenza-comizio di Nino Ballarino proprietario de La Fenice Amaranto. Una correttezza, la nostra, che non appartiene ad un club che ha deciso di non inviarci più comunicati stampa dallo scorso 1° novembre. Giorno in cui abbiamo pubblicato il primo articolo circa le “imprese” della Fenice, pur da testata che aveva deciso di risparmiare tempo, fiato e salute in questa stagione dedicandosi ad altri sport.
“Già dalla prima sera dovevo capire subito che c’era qualcosa che non andava. Normale che ci doveva essere una conferenza stampa, dopo quello che è successo domenica. Sono stato chiamato in causa in maniera pesante, dopo 70 giorni dalla mia venuta. Non 270. Tutto questo è successo perché fin dal primo giorno si è scatenata senza motivo, vista dalla mia parte, una campagna di odio, di accuse, di attacchi personali che ci hanno portato a tante situazioni. Ce ne hanno dette di tutti i colori”.
“Ma la cosa che mi ha fatto più ridere, è quando mi hanno detto che sono poverello. Auguro a tutti i poverelli del mondo di essere come me. Mi auguro che in questa stanza ci sia tanta gente che sta meglio di me, o almeno quanto me. Vi auguro salute e tranquillità, perché la tranquillità economica è importante nella vita. A casa ho pure una Mercedes, mi manca soltanto una Maserati o una Ferrari. Ci stiamo pensando”.
“Rispondo a determinate cose che mi arrivano leggendo alcuni personaggi. Nemmeno so chi mi scrive certe cose. Ho grande stima verso i giornalisti, grande rispetto verso tutti. Ho subito dall’essere catanese all’essere sciocco. Ricordati che i reggini non sono sciocchi come te, scritto. Ci può stare, convinzioni personali. Se ci sono conseguenze, dopo… Ma se mi dici che sono sciocco, ti devo dire grazie? O se mi dici che sono catanese? Il presidente è reggino, mio grande amico. Dove sta il problema?”.
“Almeno inizialmente, per il primo anno, cosa pretendevo da voi? Accoglienza. Ho passato i primi 60 giorni senza vedere un allenamento, perché non avevo il tempo. Fra uffici di destra, uffici a sinistra. Non veli racconto perché sarei pure noioso. Iscrivo la squadra e non mi ritrovo nulla, mi ritrovo macerie. Quando mi sono seduto da proprietario insieme a Minniti di questa società, noi abbiamo trovato macerie”.
“Il 10 settembre in Comune, invitato ad una riunione con tifosi e politici, ho detto solo una cosa. Dato che i nostri legali si troveranno domattina davanti alla Federazione, se c’è qualcuno con gli assegni noi siamo pronti a cedere tutto. Non si è presentato nessuno. Né prima, né dopo. Anzi. Dopo qualche giorno sono stato invitato da due persone, con ruoli in un’associazione importante, per un’apertura al territorio. Ci hanno qualcosa in ufficio a me e a Bonanno. Dopo una settimana, quando sono venuti, hanno messo le mani nelle tasche e ce le avevano monche”.
“Una parte di giornali web hanno iniziato a massacrarci. C’era un presidente, un direttore generale, un direttore tecnico, un mister. Ho convinto un amico mio a fare parte del gruppo, gli ho detto di scegliersi un ruolo. Avevamo bisogno di un segretario, di creare una società. Con botte che ci davano da tutte le parti, dicendo che non stavamo facendo questo e quest’altro. Dopo due mesi e mezzo abbiamo una società, una squadra, un gruppo di lavoro all’interno e quattro squadre di settore giovanile. E quando abbiamo perso con la Juniores, è successa la fine del mondo”.
“Me ne sto fregando di quello che scrive X o Y, di gestire una Ferrari come se fosse una Tucson. Cose inutili. Certi personaggi dovrebbero far vergognare chi li legge. La prima domanda che mi è stata fatta, se io ero interessato alla Dante Alighieri. Ho fatto una risposta precisa: io non sono interessato alla Dante Alighieri. Da tanti anni collaboriamo con E-Campus, ed è vero che E-Campus voleva prendersi la Dante Alighieri. E-Campus ha saputo della mia venuta a Reggio Calabria giorno 11 settembre. La mia amministrazione e quella di E-Campus sono due cose diverse”.
“I soldi li ho messi io. E-Campus non c’entra niente. Non ci sono problemi. Alla Dante Alighieri mi dicono ci siano debiti, quindi se qualcuno la prende gli va detto grazie. Sono venuto a Reggio Calabria per fare calcio, perché è una grande piazza. In questi otto anni, ha sancito due fallimenti. E io non voglio essere il terzo. Io non fallirò. Distinguo sempre la società dal popolo. La squadra è dei reggini, la società la gestiamo noi. Forse vi siete dimenticati quel che è successo questa estate”.
“Ho un papà di 88 anni. Non sono venuto nelle ultime quattro partite. Ogni tanto devo stare a casa, ho i miei problemi. Fabio, il vicepresidente, c’è sempre stato. Dalle mie parti, ogni volta che ci sono elezioni, qualcuno pensa di mettermi in lista. Non è mai successo. Io non faccio politica. Io faccio altre cose”.
“Sono stato indicato per il discorso del marchio. Ieri sera c’è stata una diretta, dove il dottore Condemi ha fatto un chiarimento, una spiegazione, per quanto riguarda il discorso del marchio. Noi siamo interessati all’acquisto della storia. Sono qua per la storia, altrimenti non sarei venuto. Ma ci vogliono i tempi. Questo non lo scrive nessuno”.
Poi interviene in videocollegamento l’avvocato Sbarbaro, legale di fiducia: “Questa proprietà, fin dall’inizio, mi ha segnalato l’intenzione di acquisire i marchi. Questo è un desiderio di questa proprietà fin dall’inizio. Il soggetto che detiene questi beni, la Reggina 1914, è soggetto ad un procedimento. Vero è che stato omologato il provvedimento di rateizzazione sui debiti, ma è ancora pendente. Tra le considerazioni fatte dal Tribunale in sede di omologa, c’erano i proventi dei diritti televisivi per il campionato di Serie Più altri presupposti venuti meno. Non è escluso che il reclamo si possa concludere con una dichiarazione di liquidazione giudiziale. Per questa ragione, in questo momento non può essere fatta una acquisizione di beni da questa società. Possiamo solo monitorare la situazione, cercando di capire quale sia l’interlocutore per perfezionare l’acquisto. Ieri c’è stata udienza, ma la decisione è trattenuta con riserva”.
“In questi 70 giorni ho sentito tante parole. L’iscrizione ci è costata 451.000 euro cash. Per parlare non sono secondo a nessuno. Mi dicevano che il Trapani, partendo da luglio, ha speso un milione e 60.000 euro. Qualcuno mi ha detto che dovevo spendere un milione e 800.000 euro, non siamo lontani. Ho una grande capacità: di fare entrare soldi tramite amici e sponsor. Voi siete bravi a scrivere, io non ci riesco, ma ho questo talento”.
Poi Ballarino inizia a parlare di emolumenti, dimenticando forse che l’attività e le partite hanno avuto inizio a settembre: “Qua sono incazzato. Credo che negli ultimi 5 o 6 anni, i calciatori della Reggina Calcio non sono in regola come quest’anno. Abbiamo pagato ottobre, entro il 16 pagheremo novembre. Non avanza un euro. I fatti sono fatti. Questa è una società che paga. Che prende impegni e li mantiene. Non è come una volta, quando si facevano accordi in parola o assegni da persone che avevano 90 anni. I nostri giocatori hanno tutti contratti, da mantenere. Mi rivolgo sempre a chi dice queste fesserie. Non ci permettiamo”.
“Scrive l’articolo X, quell’articolo lo riporta Y e Z. Venite. Chi vi tiene lontano? Venite a vedere gli allenamenti. Cosa succede e perché succede. Facciamo qualcosa di diverso, non dietro una scrivania o una tastiera. Sapete perché mi sono autonominato direttore generale? Perché mi prendo lo stipendio. Vergogna a chi lo scrive. Vergogna. Lo sa quanto guadagno io? Vergogna”.
“Il discorso del Sant’Agata è particolare. Al Sant’Agata c’è la storia, sono usciti giocatori importanti. Quando la Reggina era in Serie B con Foti, Martino, Iacopino e compagnia bella, ogni tanto Martino mi chiamava. Ritrovo questo centro sportivo dopo 30 anni. Lasciamo stare che siamo entrati con tutte le difficoltà di questo mondo. All’improvviso hanno tagliato pure la luce, perché la società precedente non aveva pagato le bollette. Per andare ad Agrigento o per andare al ristorante, dovevamo pagare prima. Sapete perché? Perché chi mi ha preceduto, non ha pagato”.
“Chi ha un’azienda qua? Chi si occupa di situazioni aziendali? Voi prendereste il Sant’Agata? Perché non lo scrivete? E qualcuno ci minaccia pure, dicendo che giorno 18 scade la convenzione e dobbiamo uscire. E secondo voi torno al Sant’Agata? A fare cosa? I campi non sono omologati, servono 500.000 euro per aggiustarli. La Lega non li omologa più. Non mi ci metto in questa cosa, toccherei il vostro sentimento”.
“Ho lavorato sette anni con l’Empoli, con Fabrizio Corsi presidente, Spalletti allenatore e Leonardi direttore. Sono stato all’Igea Virtus, facevo il direttore sportivo. Poi a Belpasso con Nino Pulvirenti. Quindi non ho fatto nulla, mi sono passato il tempo. Qualcuno dice che sono inadeguato. Domenica è successa una cosa gravissima. Non so se è una cosa che parte dal cuore”.
“Do cinque giorni di tempo per farmi pervenire una manifestazione d’interesse o una telefonata, qualcuno che garantisca gli stessi soldi che garantisco io. Dopodiché deciderò insieme alla città cosa dobbiamo fare. Magari non siamo stati bravi a prendere 30 giocatori. E siccome ci sono le condizioni per fare qualcosa, sicuramente questa proprietà non smantellerà. Ma faremo le nostre cose assieme alla città. Reggio Calabria è una piazza importante, merita rispetto”.
“Quando scrivete di una persona, pensate sempre che dietro quella persona c’è una famiglia. E tante altre cose. Se qualcuno vuole che io me ne vada, viene, si siede e si discute. Ma deve garantire più di quello che posso garantire io”.