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Operazione “Garbino”, indagine partita da infiltrazioni criminali nella gestione del porto di Catanzaro

E’ dalle infiltrazioni criminali nella gestione del porto di Catanzaro che è partita l’indagine culminata questa mattina con gli 11 fermi eseguiti dalla Squadra Mobile di Crotone, insieme a quella di Catanzaro. Denominata “Garbino”, come il vento che soffia da sud-ovest, l’operazione coinvolge persone di Isola Capo Rizzuto (Kr) accusate a vario titolo di fare parte di una associazione di tipo mafioso nonché dei reati satellite di scambio elettorale politico mafioso, usura, estorsione, porto e detenzione illegale di armi e stupefacenti.

Nel marzo del 2020, da un fascicolo già aperto sulle infiltrazioni criminali nella gestione del porto di Catanzaro, sarebbe emersa anche la figura di Fiorello Maesano, elemento storico della criminalità organizzata isolitana, ritenuto il soggetto al quale ci si rivolgeva per la risoluzione di varie problematiche, come quella di proteggere un imprenditore del posto dalle richieste estorsive rivoltegli da esponenti criminali egemoni in altri territori, in particolare di Cotronei e Petilia Policastro. Gli inquirenti hanno raccolto indizi dai quali emerge che a Fiorello Maesano era demandata la gestione della cosiddetta “bacinella” contenente le somme provenienti dalle attivita’ illecite della cosca Arena, con le quali egli stesso provvedeva al sostentamento dei carcerati e delle loro famiglie.

In questo ultimo contesto è coinvolto anche l’avvocato Vincenzo Ioppoli – nei cui confronti e’ ipotizzato il reato di abuso di ufficio e falso ideologico – al quale Tesoriere si era rivolto per far superare l’esame di abilitazione alla professione forense ad una aspirante avvocato (anche lei indagata per abuso d’ufficio e falso ideologico) in quanto Ioppoli era vicepresidente di una commissione esaminatrice.

“Il nome dell’avvocato Vincenzo Ioppoli è stato accostato del tutto impropriamente a reati di criminalità organizzata”, scrive in una nota stampa l’avvocato Francesco Verri, difensore di Ioppoli. “La verità è ben altra: la Procura della Repubblica di Catanzaro ipotizza soltanto reati comuni, e cioè un abuso d’ufficio e un falso perché l’avvocato Ioppoli avrebbe ricevuto una segnalazione – da parte di un avvocato – quando era commissario agli esami per l’abilitazione alla professione forense. Dunque, la Procura non formula alcuna accusa per reati di mafia ne’ contesta aggravanti di mafia. Né poteva essere diversamente considerati l’altissimo profilo e la storia dell’avvocato Ioppoli”.

L’avvocato Verri sottolinea che “le ambigue notizie apparse subito su alcuni giornali on line lasciano del tutto erroneamente supporre il contrario attraverso l’accostamento di fatti ordinari con un’operazione contro la ‘Ndrangheta che non ha nulla a che vedere con l’esame d’avvocato contestato. L’avvocato Ioppoli esprime tutto il suo sdegno per l’accaduto e io provo lo stesso sentimento e lo esprimo con altrettanta forza”.

(AGI)

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