A poche ore dall’ottantesimo compleanno di Robert De Niro, forse il più grande attore di sempre, un suo degno concorrente si è manifestato in diretta su Sportitalia. Felice Bosman Saladini ha provato a spiegare la trama di un film che hanno compreso in pochissimi a Reggio Calabria. Il lametino è stato accolto da alcuni contestatori all’esterno degli studi dell’emittente, a Milano. Motivo per cui, dopo aver riaccompagnato indietro la famiglia, si è presentato in studio a trasmissione iniziata ed a contestazione ormai scemata.
“Situazione complessa e da comprendere, non un casino. I tifosi, e lo abbiamo visto pochi minuti fa, hanno tutte le ragioni del mondo a contestare. Si trovano di fronte una storia, un territorio. La situazione è complessa e poco comprensibile – ha insistito Saladini – Io ho fatto tutto quello che si poteva fare. Trovarsi a ricorrere al Consiglio di Stato, di fronte ad una legge dello Stato, non è comprensibile. Dall’altro lato, ci sono tantissimi che mi sostengono, conoscono la verità dei fatti e capiscono le leggi dello Stato”.
“Il 18 giugno dello scorso anno c’era una Reggina fallita, con 20 milioni di debito. Mi accollo quel debito, salvo la Reggina, verso 4 milioni per iscriverla in Serie B. Con 20 milioni di debiti, la Reggina viene iscritta al campionato di Serie B. Poi i debiti continuano ad aumentare. L’ho fatto perché sono un calabrese, mi sono messo a disposizione del mio territorio. Anziché stare a scrivere sui social come in tanti. In dieci mesi ho messo 15 milioni. Se lo posso dimostrare? Certo”.
“Credo nelle leggi dello Stato. Quella sentenza emessa dal Tribunale di Reggio Calabria, in nome e per conto del popolo italiano, dice che quei famosi 750.000 mi è stato concesso di pagarli entro i 30 giorni successivi. Ho messo in vendita la società perché ho capito che ero il parafulmine. Ho fatto un accordo con un fondo inglese, che ha individuato il dottor Ilari come beneficiario. Ho visto gli investitori, erano al tavolo con me”.
“C’è un fondo che viene da noi. Facciamo un preliminare di vendita il 5 luglio. Nei successivi 15 giorni, il fondo nomina come beneficiario il dottor Ilari. I rapporti con Cardona? Sono buoni. A Marcello devo dire grazie, è un’istituzione. Se siamo ancora in linea? Assolutamente”.
“Il fondo c’è. E vedrete che se il 29 andrà bene, si allargherà la platea degli investitori“.
“I dipendenti li paga la Reggina. Oggi la società ha un socio e un amministratore. Chiaro che sono vicino a quelle persone. Io ho venduto la Reggina ad un fondo, che mi ha presentato degli investitori credibili e con solidità finanziarie certificate. Come primo beneficiario della compravendita, il fondo ha nominato il dottor Ilari. L’ho saputo 24 ore prima. E non potevo essere d’accordo o non d’accordo. L’atto di vendita l’ho fatto col fondo inglese”.
“Una legge dello Stato mi ha consentito di ottenere l’omologa lo scorso 12 giugno. In cinque giorni lavorativi, abbiamo versato 5,4 milioni per l’iscrizione. Non ho mai pensato che quella somma di 750.000 euro non fosse dovuta. Nel momento in cui non otteniamo l’iscrizione, immediatamente versiamo quei 750.000 euro. Il comunicato 169/A si richiama alla perentorietà. Ma alla lettera C – e Saladini la legge interamente in onda – si fa riferimento al comunicato 66/A sulle rateizzazioni. Noi abbiamo una sentenza di omologa che ci assegna una nuova scadenza per quel debito. Ecco perché al Consiglio di Stato vado ancora più determinato, con i nostri legali”.
“L’anno scorso, con 20 milioni di debiti, la Reggina è stata iscritta al campionato. Quest’anno, con zero debiti, non è iscritta. La Reggina è rimasta vittima, ed anche io. Dopo aver messo i soldi, mi sono sentito un parafulmine ed è il motivo per cui ho deciso di vendere. Il Consiglio di Stato mi darà ragione – risponde Saladini incalzato dal conduttore Michele Criscitiello – ho tantissima gente che sta dalla mia parte, anche tra le istituzioni. Ci sta che le persone siano incazzate. Se mi fa schifo il sistema? Un po’ sì. Mi aspettavo che il sistema potesse premiare un giovane imprenditore italiano, che ha voluto investire nel suo Paese”.
“Balata e Gravina? Li rispetto molto. Hanno una Lega ed una Federazione da salvaguardare. Si poteva probabilmente sfruttare il coraggio di un imprenditore italiano che ha voluto investire nella sua terra e nel calcio. Le domande sul presente e sul futuro della società vanno fatte al signor Ilari”.
“Io non sono al capezzale. Io sono protagonista ancora oggi della difesa della Reggina. Mi sono voluto accollare la tesi difensiva fino al Consiglio di Stato ed anche oltre, perché poi ci sono altri gradi di giudizio. Il motivo per cui ho venduto, lo spiego ulteriormente, è perché sono stato messo all’angolo dal sistema. Oggi sono qui e sono un tifoso della Reggina. E non posso essere contento, quando vedo, sento e leggo che ci sono persone che devono prendere lo stipendio. Il direttore Taibi sta tenendo le fila della società, bisognerebbe fargli una statua. Sono qua e non mollo, altrimenti non sarei andato a tutti i gradi di giudizio”.
“Se il 29 agosto il Consiglio di Stato mi darà ragione, organizzerò una festa in stile Serie A. Faccio l’imprenditore e sono ottimista di natura. Al di là di ciò, è la legge dello Stato a dirmi che ho ragione. Se riprenderò la Reggina in futuro? Se servirà ancora una mano, sono disponibile”.
L’ultima curiosità del conduttore Criscitiello riguarda una presunta lite con pugni tra Inzaghi ed un uomo di Saladini: “Questo è in riferimento all’ultima partita con l’Ascoli. Nell’euforia del risultato, c’è stato un misunderstanding tra dirigenti e staff tecnico. Pugni? Ma no“.
“In questo momento sono il primo tifoso. Ho la Reggina nel cuore, per questo ne parlo come se fosse ancora la mia. Il fondo mi ha mostrato investitori importanti. Cardona è un uomo di Stato, al quale devo dire grazie per aver accettato la mia sfida un anno fa. Mi ha insegnato tanto, anche alla mia famiglia. Persona straordinaria, che si è innamorata del mio progetto. Anche riconosciuto in modo importante dalla Lega B, che lo ha nominato vicepresidente di Impresa Sociale. Forse oggi è troppo quello che gli stanno dicendo contro. In me ha riconosciuto un imprenditore leale, dimettendosi quando gli comunico che quel progetto non lo avrei portato avanti. Sul contratto c’è una clausola risolutiva, che si attiva in caso di verdetto negativo al Consiglio di Stato”.