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HomeStorie e MemorieFranco Alimena e mezzo secolo di Unical: Guarasci, Principe, Mancini, Misasi

Franco Alimena e mezzo secolo di Unical: Guarasci, Principe, Mancini, Misasi

alimenadi Francesca Gabriele – Chi scrive passerebbe ore ad ascoltare l’ex segretario particolare del primo presidente della Regione Calabria, il roglianese e compianto, Antonio Guarasci. Gli abbiamo imposto, nostro malgrado, risposte brevi a Franco Alimena, mente storica di quel periodo che ha visto la Calabria essere rappresentata dai migliori politici: Guarasci, ma non solo, Antoniozzi, Mancini, Principe, Misasi, l’indimenticabile senatore, Francesco Martorelli. Tutti uniti per dare cultura, occasione di studio, di ricerca e anche uno sbocco economico alla regione tutta. Oggi Guarasci come guarderebbe l’Unical? “Guarasci – ci ha risposto Franco Alimena, autore del volume “Guarasci: la battaglia per l’Università in Calabria – ne sarebbe orgoglioso. La sua creatura è viva e vegeta. Ha cambiato, ad esempio, l’anagrafe delle professioni. Pensi che in Calabria pochissimi potevano aver scritto sulla carta d’identità la professione di docente universitario, oggi moltissimi hanno questo privilegio. Oltre ciò sicuramente avrebbe incentivato la ricerca scientifica: un ricercatore con 20mila euro avrebbe dato un grosso contributo alla ricerca”.

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Guarasci, ma anche Principe senior per non dimenticare Misasi, Mancini e gli altri li elencherà lei, capirono che nel Cosentino si dovesse dare un impulso culturale ed anche economico ai giovani. Da quell’intuizione, che poi tale non è rimasta, è trascorso mezzo secolo …

Cinquanta anni orsono la Calabria e la Lucania erano le due regioni italiane prive di un Istituto di cultura superiore, qual è l’Università. La classe politica calabrese avvertiva fortemente questa mancanza. Il Convegno di Cosenza, siamo nel 1963, voluto da Guarasci allora presidente della Provincia di Cosenza, coinvolse tutta la classe politica e l’intelligenza meridionale. Tutti i giornali di partito e non diedero una gran risalto a questa iniziativa. I socialisti tennero un convegno sulla materia alla Crocetta ed i lavori di quella manifestazione sono stati raccontati in un bel libro da parte di Enzo Arcuri; prima di questo libro ve fu un altro scritto da Giovanni Lombardi e Davide Infante, allora militanti nel PSIUP: Giovanni Lombardi ci lasciò molto presto mentre Davide Infante, divenne docente dell’Unical insegnando Economia politica nella facoltà di Scienze economiche e Sociali. A seguito del convegno di Cosenza dal titolo emblematico “Scuola e società in Calabria”, un gruppo di deputati comunisti presentò un progetto di legge afferente all’istituzione di una Università in Calabria, siamo nel 1964. Nel 1961, l’onorevole Bosco, presentò un altro progetto di legge affinché in Calabria si potesse avere una sede universitaria.

Nessun ostacolo durante questo percorso?

Una volta che si stava concretizzando la volontà politica di dare un’università ai calabresi, si aprirono gli appetiti legati al Campanile, “male endemico del Mezzogiorno” come lo ha ben descritto Lucio Gambi nel suo poderoso volume “Calabria”, edito dall’Utet nel 1960. L’onorevole Reale, democristiano, che aveva dato vita a Reggio di Calabria all’Università per stranieri, l’attuale “Dante Alighieri”, impegnò tutte le sue forze affinché venisse allocata nella città dello Stretto; Gaetano Greco Naccarato, un ingegnere rossanese, socialista, trapiantato a Milano, costituì un comitato affinché la sede venisse assegnata a Sibari. Guarasci, fece fare uno studio ben articolato per far avere la sede a Cosenza, prendendo spunto con un cerchio delle distanze che separavano la città dei Bruzi dalle altre sedi universitarie presente nel Mezzogiorno: Messina, Bari e Salerno. Maurizio Imbesi, poi divenuto deputato del PCI, fece uno studio sulle città più commerciali della Calabria dimostrando che Cosenza era quella che aveva più commercio e più biblioteche e centri culturali nonché l’Accademia Cosentina. Detto tutto ciò il destino dell’Università in Calabria entrò nel famoso “Pacchetto Colombo” che prevedeva: a Reggio Calabria la Chimica ed il Quinto centro siderurgico; a Catanzaro il capoluogo di regione ed a Cosenza l’università. In quel governo la Calabria era ben rappresentata con Dario Antoniozzi, sottosegretario dalla presidenza del Consiglio; Giacomo Mancini e Riccardo Misasi, ministri e Francesco Principe, sottosegretario. Tutti avevano il grande torto, per qualcuno, di essere cosentini.

La battaglia che iniziò Guarasci per avere una sede universitaria in Calabria, partiva dall’assunto: “… i padri con la valigia di cartone emigravano per avere un dignitoso pane… ed i figli per apprendere una cultura superiore”. Così spesso e volentieri mi ripeteva nei nostri incontri. La cartina al tornasole di questa sua affermazione la ho avuta un giorno quando una mia conoscente mi disse “… pensa io figlia di un sarto che a malapena riuscivamo a mettere insieme il pranzo e la cena, non mi sarei mai laureata se non vi fosse stata l’Università della Calabria. Io ci sono entrata per il reddito basso che godeva la mia famiglia…”.

L’area industriale a Piano Lago e l’Unical a Rende. Come avvenne questa scelta?

Una volta stabilito che doveva sorgere in provincia di Cosenza, Guarasci, lottò con tutte le sue forze affinché il Nucleo centrale, venisse eretto a Piano Lago, a Sud di Cosenza, e la facoltà umanistica fosse allocata nel centro storico della città bruzia; mentre Francesco Principe, allora sindaco e sottosegretario, fece di tutto per averla nella sua Rende. Alla fine la spuntò quest’ultimo. Però c’è da dire che il rettorato e gli uffici amministrativi, trovarono locazione a Cosenza città, in via Santoro. Qui c’è da fare una grossa riflessione Riccardo Misasi, puntò sulla classe insegnante. Portò a Cosenza, quasi tutti docenti di Bologna, legati al gruppo del Mulino, con in testa Andreatta, che sposò subito l’idea del MIT, che propagandava Guarasci. Portò ad insegnare a Cosenza, anche Luigi Pedrazzi, un non laureato, però animatore del Mulino e studioso di livello mondiale, nonché fondatore della Lega democratica, insieme ad Achille Ardigò, I fratelli Prodi, Pietro Scoppola, monsignor Lombardi e padre Sorge, tutti in un movimento legato alla Sinistra democristiana. Mi permetta una considerazione personale: a questo Movimento, i calabresi che da subito aderirono, siamo stati: il sottoscritto per la provincia di Cosenza; Sergio Scarpino per la provincia di Catanzaro e Salvatore Berlingò, per la provincia di Reggio Calabria; mentre qualcun altro puntò sul personale amministrativo, tutto dei centri vicini ad Arcavacata.

Chi si oppose, se qualcuno si oppose?

Nessuno si oppose. Il Pacchetto Colombo era stato saggiamente suddiviso tra le tre province di allora. Le sottoscrizioni affinché la realizzazione venisse subito attuata furono moltissime: Francesco Compagna, Repubblica, amico di Guarasci, con la sua rivista “Nord/Sud” iniziò una campagna tale da coinvolgere il più possibili altri intellettuali e deputati. L’onorevole Gui, ministro della Pubblica istruzione, si adoperò moltissimo per far giungere alla fatidica data del 1971 della firma da parte del presidente della Repubblica che istituiva in modo definitivo l’Università in Calabria.

L’università, ma non solo, anche centro residenziale. Un’idea geniale per quei tempi, tenuta a battesimo da chi?

Guarasci era stato prigioniero di guerra in America, proprio nella zona dove era situato il Massachusetts – Istituto tecnologico, (MIT), e forte di quella esperienza, volle applicarla anche a questa nuova struttura universitaria. Rapporto studenti discenti in media di trenta persone; abitazione per docenti ed allievi; aperta ai redditi bassi e con il superamento nel primo anno di almeno quattro esami.

Oggi con quali occhi Guarasci guarderebbe quello che è diventato l’Unical?

Guarasci ne sarebbe orgoglioso. La sua creatura è viva e vegeta. Ha cambiato, ad esempio, l’anagrafe delle professioni. Pensi che in Calabria pochissimi potevano aver scritto sulla carta d’identità la professione di docente universitario, oggi moltissimi hanno questo privilegio. Oltre ciò sicuramente avrebbe incentivato la ricerca scientifica: un ricercatore con 20mila euro avrebbe dato un grosso contributo alla ricerca. Mi faccia fare una riflessione: abbiamo letto sui giornali che l’attuale Facente funzione di presidente della Regione Calabria ha elargito venti milioni a “Calabria film” retta da tale Minoli, che ha già avuto una gestione fallimentare per l’iniziativa che intende prendere in Sicilia. Ebbene, se questi venti milioni, fossero stati dati a dieci ricercatori, forse avremmo avuto qualche scoperta scientifica ottima? Certo con Guarasci, l’Università della Calabria, non sarebbe stata chiusa sulla “Collina degli Ulivi” avrebbe certamente coinvolto la città di Cosenza e tutto il territorio. Una pecca, se vogliamo, sta proprio in questo: Arcavacata non si è aperta al territorio, fa vita a sé. Non ha socializzato.

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