di Paolo Ficara – Accuse di braccino corto, contestazioni sotto forma di striscioni nella migliore delle ipotesi, cori dai contenuti espliciti. Il tutto indirizzato verso Lillo Foti, ovviamente negli anni precedenti al primo storico salto della Reggina in quella Serie A territorio inesplorato per 85 lunghissimi anni. Prima di quel 13 giugno 1999, data della vittoria al “Delle Alpi” contro il Torino.
Ciò che rimane a distanza di 25 anni da quel definitivo start all’epopea della Reggina nel salotto buono del calcio, è complicato da sintetizzare. Forse si racchiude nel desiderio, manifestato anche dal primo cittadino Giuseppe Falcomatà, di rivedere Lillo Foti protagonista di una nuova rinascita. Un’idea rimasta tale, per ora. Ma ci torneremo tra qualche settimana.
Fingiamo di non ricordare o non sapere se all’epoca, in quel ben preciso momento storico, l’opinione pubblica remasse tutta dalla stessa parte oppure no. Di sicuro, chi si rende protagonista di un successo, ha spesso l’umiltà ed il buon senso di non alimentare fazioni o creare carri.
Ecco perché, ai microfoni del Dispaccio, il presidente Foti non ha problemi nell’individuare a chi appartiene quella storica promozione della Reggina: “Appartiene al popolo amaranto. Un qualcosa che ha coinvolto tutti quanti, tifosi e non. Un evento in cui ognuno ha offerto il suo contributo, rendendo tutti felici”.
Ciò che difficilmente qualcuno strapperà a Lillo Foti, è il voler elevare un singolo a protagonista assoluto. E si divincola così, alle nostre curiosità sui giocatori maggiormente in vista di quella formazione: “Un successo di gruppo. Tutti quanti si sono trovati di fronte a qualcosa di grande, per il loro percorso sportivo. Dando tutte le energie disponibili per centrare quel traguardo. La felicità di quel momento appartiene ad un gruppo di grande personalità e sacrificio. I successi si raggiungono quando c’è una coralità di tutto lo staff. Parlare di uno solo, equivarrebbe a delegittimare gli altri”.
Cosa è rimasto di quella promozione? “Sicuramente è rimasto il ricordo di aver vissuto, specie a quelle generazioni, un momento eclatante della città. Una città che riscattava momenti di grande difficoltà, stringendosi attorno ad un gruppo che ha fatto da battistrada. E che per un ventennio, ha messo Reggio Calabria sulla ribalta nazionale. E’ come mettere una bandierina sull’Everest. C’è questa bandierina che sventola, che riporta al 13 giugno 1999. E che continua a sventolare, anche se oggi il vento è più flebile – afferma Foti con fierezza – Quella conquista appartiene alla città, alla provincia ed alla Calabria. Tutti hanno avuto la gioia di aver partecipato a quel successo”.
Ma c’è ancora quella voglia di rivalsa a Reggio Calabria? “Credo si sia leggermente affievolita. Gli ultimi anni hanno conosciuto momenti di grande difficoltà. C’è stato qualche sussulto nelle stagioni precedenti, ma senza continuità per dare seguito a quella voglia appartenuta a quel gruppo di uomini. Capaci di dare tutto, pur di raggiungere l’obiettivo”.