Andrà in onda domani sera alle 23.15, su Rai Uno e sul canale 501 del digitale terrestre, “Italia – Brasile: l’azione è partita”. Il docu-film, realizzato nell’ambito dell’iniziativa congiunta di Rai e ActionAid per la Fifa World Cup 2014, racconta l’avventura di sei bambini italiani volati in Brasile durante i Mondiali di calcio, per giocare insieme ad altri sei coetanei, la partita più bella del mondo: Italia – Brasile.
Fra i protagonisti di questa indimenticabile avventura, ci sono Domenico e Antonino, due bambini di Reggio Calabria che frequentano l’Istituto comprensivo “B. Telesio Montalbetti”. L’istituto collabora con ActionAid attraverso il progetto “Costruiamo insieme l’Italia del futuro”, che ha come obiettivo quello di promuovere iniziative di sensibilizzazione e formazione su temi fondamentali come il diritto al cibo e la multiculturalità, per prevenire l’abbandono scolastico e migliorare gli spazi urbani del territorio.
Guidati da Enrico Bertolino e dal coach Aldo Montinaro, i bambini hanno imparato a conoscere la cultura e la vita brasiliana, dal cibo alla capoeira, dai grattacieli di Recife alla favela di Passarinho. Il tutto, allenandosi e giocando quotidianamente con i bambini brasiliani, su campi di sabbia, terra e prato, a seconda di ciò che si incontrava durante il viaggio.
Con la partecipazione a questa iniziativa promossa da Rai e ActionAid, i bambini reggini hanno mostrato l’impegno quotidiano dell’Istituto Montalbetti nella promozione di percorsi di cittadinanza attiva e responsabile e quello di ActionAid nel lavorare in contesti socialmente difficili, per garantire a tutti un futuro più giusto.
Chi avrà vinto la partita più bella del mondo? Quali sfide avranno affrontato i piccoli protagonisti di questa avventura? Lo si potrà scoprire stasera sui Rai Uno.
L’ultimo diario di viaggio
Ci siamo lasciati lo scorso 26 giugno con il racconto della grande finale “Italia-Brasile”. Eravamo sul punteggio del 3 a 2 in favore dell’Italia, grazie ai gol del capocannoniere Antonino e di Milena, da un lato, e di Adilson e di Pedro, dall’altro.
Cos’è successo dopo quella partita giocata sul campo “Giacinto Facchetti” di Pititnga? Dopo che la coppa del Mondo è stata alzata al cielo sotto il cielo stellato del Brasile, colorato da una pioggia di coriandoli e riempito dalle urla dei 12 eroi?
Dopo la gioia e l’esaltazione della vittoria, raggiunto l’apice dell’emozione, come in tutte le fiabe, è ora di scrivere sul libro di “Italia-Brasile” le parole che suonano più dolci e amare allo stesso tempo: “…e vissero tutti felici e contenti. Fine”. Il sapore di queste parole risuona in bocca dolce, perché è carico di tutti i ricordi di questa esperienza: le sorprese, l’adrenalina, la scoperta di tutto il bello di ciò che è nuovo e diverso, la consapevolezza di essere diventati in 3 settimane più ricchi, più coscienti, in poche parole, più grandi. Ma, inevitabilmente, affiora sul palato anche un retrogusto amaro, la conseguenza diretta di un’immagine che improvvisamente si palesa nitida e che rappresenta l’imminente separazione delle due squadre. E sebbene sin dall’inizio fosse chiaro a tutti che ci sarebbe stato un inizio, ma anche una fine, come per tutte le cose belle e significative della vita, quando ci si avvicina alla conclusione, non ci si vuole arrendere all’evidenza e si vorrebbe con tutte le proprie forze che ogni istante fosse dilatato ed espanso, come una meravigliosa slow motion.
Fortunatamente c’è ancora un giorno di tempo per stare assieme prima di dirsi addio. E si tratterà del giorno perfetto, in cui tutto funziona e tutto si chiude come in un circolo completo. Per un giorno il pallone non rotolerà su un prato o su uno sterrato e nemmeno sul cemento, perché i 12 piccoli calciatori passeranno tutta la giornata dentro l’acqua, in una meravigliosa oasi: una sorgente d’acqua che è protetta da una riserva naturale a qualche chilometro da Pititinga. Un luogo impervio da raggiungere, tanto che a metà del cammino dobbiamo abbandonare il nostro amato pullman gigante e l’ancor più amato autista Gilberto per saltare tutti quanti su dei fuori strada 4×4, ammassati sul cassone, e affrontare le montagne russe che ci portano nel cuore di una vera e propria jungla, proprio come quella che i bambini italiani si immaginavano essere l’intero territorio del Brasile.
Dopo l’ubriacatura di spensieratezza e felicità della gita all’oasi di Pititinga il giorno più temuto arriva ineluttabile. Si sale sul pullman di Gilberto con un magone che riesce difficile raccontare; qualcosa di simile, forse, alla saudade brasiliana di cui tutti abbiamo sentito parlare, ma quasi mai siamo riusciti ad afferrarne a pieno il significato.
I saluti, si sa, sono un momento sempre complesso da affrontare, soprattutto se la separazione viene vissuta con la consapevolezza che forse le strade dei sei italiani e dei sei brasiliani non si incroceranno mai più. Le porte delle “Partenze” dell’aeroporto internazionale di Natal rappresentano il punto in cui il viaggio prenderà direzioni opposte per le due squadre, con gli italiani che prenderanno l’aereo che dopo ben 3 scali li riporterà in Italia e i brasiliani che torneranno nelle favelas di Passarinho e Corrego das Euclides alle porte di Recife. Sono venti minuti di abbracci, sorrisi, ringraziamenti reciproci, mani che salutano, pianti inconsolabili che coinvolgono non solo i bambini, ma anche le madri e i padri, gli accompagnatori, Enrico e Aldo, lo staff di ActionAid Italia e Brasile, i colleghi del partner locale di ActionAid della Casa das Mulheres, la troupe e lo staff della RAI. Venti minuti che sembrano durare un eternità e dopo i quali si dovranno asciugare le lacrime e occorrerà riprendere il cammino della propria vita, consapevoli che qualcosa è cambiato, che il cuore, la mente e gli occhi si sono riempiti di immagini, suoni, colori ed emozioni che contribuiranno a rendere tutti i membri di questa spedizione persone diverse. I bambini della nazionale italiane e brasiliana, forse, diventeranno – anche grazie a questo improvviso scatto nella loro crescita – adulti migliori, cittadini consapevoli, capaci di affrontare la diversità, vaccinati contro la DPP (sindrome da Diffidenza, Pregiudizio, Preconcetti) – per citare Enrico Bertolino – e di lottare per un mondo senza povertà ed esclusione sociale, dove i diritti umani fondamentali siano patrimonio di tutti. Ecco il senso di questa spedizione: scoprire insieme che cambiare il mondo è possibile, se si comincia a farlo lavorando su se stessi, modificando i propri comportamenti individuali e poi collettivi, in solidarietà e cooperazione con gli altri.
Il viaggio di ritorno in Italia è lungo e faticoso, scandito dalla filastrocca che i bambini brasiliani hanno insegnato a quelli italiani e che è diventata la colonna sonora di questo viaggio: “Pedro robou pão à casa do João…”. Si torna a casa, alla vita di tutti i giorni, con un corpo e un’anima cambiata per sempre di un pezzetto e voltata anche l’ultima pagina, si chiude definitivamente il libro di “Italia – Brasile”.
E voi che ci avete seguiti da casa, siete pronti a vivere nuovamente questo viaggio di cambiamento insieme ai nostri 12 eroi? Siete curiosi di sapere davvero com’è andata a finire la finale “Italia-Brasile”?
Allora sintonizzatevi tutti stasera 22 luglio alle 23.15 su Rai 1 o sul canale del digitale terrestre 501 per la puntata speciale, in versione docu-fiction, di “Italia-Brasile: l’azione è partita”. Forse verrà voglia anche a voi di intraprendere un viaggio per il cambiamento. In fondo, non sempre servono imprese eroiche per farlo. A volte, basta davvero poco. Scoprite come su http://adozioneadistanza.actionaid.it/home