“Agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di diventare un ricordo” - Immanuel Kant
Homereggio-calabria-brasileReggio Calabria-Brasile: i ragazzi incontrano gli Azzurri

Reggio Calabria-Brasile: i ragazzi incontrano gli Azzurri

actionaidmondiale23giugno20 giugno

Oggi è giorno molto importante perché l’Italia gioca contro il Costa Rica. L’Inghilterra ha perso con l’Uruguay e questo risultato rende il girone completamente aperto. La nostra nazionale deve dare il massimo e le nostre piccole seleções sono pronte a sostenere l’Italia con tutte le loro energie e speranze.

Prima della partita i nostri piccoli eroi trovano il tempo di abituarsi alla nuova vita a Pititinga. La grande città, con i suoi ritmi forsennati, il traffico a tutte le ore del giorno e della notte, le levatacce mattutine obbligatorie per percorrere le lunghe distanze che ci separano dalle diverse località da raggiungere, i grattacieli e le imponenti strade, sono ormai un lontano ricordo. Nel piccolo villaggio di pescatori di Pititinga ci si muove rigorosamente a piedi e il grande pullman guidato dal mitico Gilberto sembra non servire più. Le case, piccole e colorate, si dispiegano una dietro l’altra, disegnando un paesaggio da presepe che ben si adatta alla vicinanza con Natal, la città dei Re Magi. Una sola piazza, con al centro un albero e quattro strade, è ciò che costituisce la toponomastica della città. Non ci sono molti punti di ritrovo: un bar e un ristorantino vicino alla spiaggia è tutto ciò che ci offre Pititinga; poi uno studio medico e un posto di polizia; e naturalmente, la sede della Fondação Vida a Pititinga.

Il villaggio sembra deserto. Non si vedono molte persone per la strada: sarà perché oggi è un giorno di festa nazionale in Brasile, il giorno del Corpus Christi .

I bambini, come si sa, si adattano subito e dopo poche ore sembra che abbiano sempre vissuto qui. Il mare è a due passi e questo rende Pititinga un paradiso. Basta un pallone e ci si sente subito a casa. Tutto scorre tranquillo nell’attesa della partita, se non fosse per un banale litigio tra un membro della squadra italiana e uno di quella brasiliana che crea un po’ di tensione e porta con sé un’atmosfera di momentanea diffidenza.

Non c’è tempo però per discutere ancora. L’inno dell’Italia scalda l’atmosfera e le due squadre degli italiani e dei brasiliani si posizionano davanti al televisore muniti di magliette e bandiere. Il tifo è scatenato e i bambini gridano il nome dei loro giocatori preferiti: sia tra gli italiani che tra i brasiliani, il più gettonato è Super Mario Balotelli, ma anche Pirlo e Buffon sono due miti per molti di loro. L’unica voce fuori dal coro è quella di Mondir che dichiara che il suo beniamino è senza dubbio Ciro! “Ciro chi?”, chiede qualcuno dello staff di ActionAid (e perdonateci l’ignoranza). Mondir ci guarda sconfortato, perché lui non ci perdona affatto, e dice sconsolato “Immobile, ovvio!”.

Il Costa Rica improvvisamente segna durante cinque minuti di offuscamento della nazionale italiana alla fine del primo tempo. Il silenzio scende tra i bambini: Erika si copre il viso con le mani; Domenico non trattiene la rabbia. Ma non c’è tempo per lo sconforto: bisogna sostenere l’Italia e con l’inizio del secondo tempo il tifo torna entusiasta. Aldo ed Enrico cercano di tenere alto l’umore, li invitano a crederci fino alla fine. Ma gli Azzurri sembrano non essersi ancora abituati al caldo umido del Pernambuco. Se solo avessero avuto le capacità di adattamento nei nostri piccoli eroi, sarebbe stata un’altra storia. L’arbitro fischia, finisce anche il secondo tempo e la sconfitta è difficile da digerire.

Messa da parte la delusione, bisogna riprendere la concentrazione per dedicarsi al quotidiano allenamento con Aldo, che oggi mette alla prova la squadra con i rigori. Erika realizza il suo primo grandioso goal, sorprendendo il portiere con una finta. Anche gli altri impiegano tutti i piccoli trucchi che hanno imparato in questi giorni.

L’allenamento finisce al tramonto del sole. Il tempo di fare una doccia ed è già ora di cena. Stasera a letto presto: domani i nostri campioni potranno coronare il sogno di una vita.

actionaidmondiale23giugnoter21 giugno

Sabato 21 giugno, anno 2014. È una data che nessuno dei dodici eroi della spedizione “Italia-Brasile” dimenticherà mai.

Le foto, i video, le immagini andate in televisione che testimoniano questo memorabile momento sembrano superflue, perché ogni istante, ogni emozione, ogni battito accelerato dei loro cuori è rimasto indelebilmente impresso nelle loro menti e, probabilmente, sarà uno di quegli episodi che i bambini ormai divenuti adulti racconteranno infinite volte ai loro figli e nipoti. Come quelle leggende che ciascuno di noi ha sentito raccontare dai propri nonni, sempre uguali, sempre con gli stessi occhi lucidi di commozione.

Ma le storie incredibili si devono raccontare dal principio.

La giornata inizia sotto uno splendido e brillante sole, i bambini italiani e brasiliani vengono convocati da Aldo per il consueto allenamento. Dopo aver lavorato ieri sulla guida della palla, con una prestazione eccellente di Mondir che dal fondo campo è arrivato dritto in fondo alla porta, oggi ci si concentra sulla ricezione della palla.

C’è però uno strano fermento in campo: i bambini non riescono a concentrarsi come al solito. Sembrano distratti e agitati, quasi impazienti, come alla vigilia del proprio compleanno, quando non si riesce a dormire e si rimane a sognare a occhi aperti fantasticando sui regali che si riceveranno.

L’allenamento si chiude. Il tempo di pranzare e le due squadre sono già sul pullman. Dove si stanno dirigendo i dodici campioni? Cosa li aspetterà? Chi stanno andando ad incontrare? Come mai Milena parla di un autografo da portare al fratello Stefano? Come mai si nominano i campioni della nazionale: Balotelli, Pirlo, Buffon, Immobile, Insigne, Sirigu? Come mai Davide ha in mente di chiedere loro come si sono sentiti dopo la bruciante sconfitta contro il Costa Rica? E Mondir e Melk, che parlano di dare a Prandelli dei consigli su come migliorare la performance della nazionale?

ll pullman si ferma davanti allo stadio ABC di Natal. Ci sono centinaia e centinaia di tifosi in fila, con le magliette dell’Italia, il tricolore che sventola, le guance dipinte di verde, bianco e rosso. Le due nazionali dei piccoli entrano nello stadio carichi di un’emozione difficile da spiegare e si preparano a scendere in campo. Non saranno soli ad affrontare questo storico allenamento perché al loro fianco ci sarà la nazionale italiana, quella vera e in carne ed ossa, che si preparerà alla prossima partita a porte aperte, per raccogliere il calore e il sostegno dei tifosi in un momento molto difficile.

Lo stadio è pieno di telecamere, macchine fotografiche e giornalisti. E per una volta, i protagonisti diventano i bambini di ActionAid, quelli che vivono situazioni di disagio sociale in Italia e Brasile, quelli che hanno avuto meno opportunità degli altri, quelli che lottano per primi per cambiare le loro vite, migliorarle e vedere garantiti i loro diritti. Per una volta, davanti ai riflettori non ci sono solo i calciatori famosi, il business dello sport e della comunicazione. Per una volta, i “ricchi e famosi” si fanno da parte e lasciano spazio a chi vive ai margini.

Le due squadre superano i controlli e il fronte delle telecamere schierate, seguendo il capitano Enrico che li guida in questo mondo per loro sconosciuto. Scendono in campo, incontrano e salutano tutti i personaggi famosi presenti, chiacchierano con loro, vengono intervistati: sono i veri protagonisti. Aldo vede a bordo campo anche i Negramaro e li chiama per venire a conoscere i bambini. L’entusiasmo e l’incredulità di vivere quel momento del tutto inaspettato è incontenibile. Erika non riesce a trattenere l’emozione: corre avanti e indietro con gli occhi lucidi. Ed è solo l’inizio! Dagli spalti si solleva un boato: gli azzurri stanno scendendo in campo e i nostri campioni non possono credere di averli così vicini. La nazionale italiana si ferma in mezzo al campo e chiama a sé le due squadre di ActionAid che, con Enrico in testa, corrono verso di loro, di fronte alle televisioni di mezzo mondo, per abbracciare, salutare, conoscere e incoraggiare gli Azzurri.

A quel punto è solo gioia infinita, il cuore che batte all’impazzata e sale su in gola, gli occhi che brillano di felicità, sorrisi e urla che non si possono contenere. Il pubblico sugli spalti è per un momento tutto per loro: gli azzurri e le due seleções di ActionAid sono eroi dell’Italia intera, speranza di un mondo che può cambiare attraverso la solidarietà e i valori dello sport, per diventare un posto migliore e più giusto.

actionaidmondiale23giugnobis22 giugno

I giorni che si possono definire come “i più belli della propria vita” non finiscono mai.

E così è stato anche ieri. I bambini dei due dream team dell’Italia e del Brasile, ancora ubriachi delle emozioni provate per l’inaspettato incontro con gli azzurri, avvicinandosi a Pititinga capiscono subito che c’è un’aria nuova in città. Una musica sconosciuta e a volume altissimo proviene dalla piazza; decine e decine di donne, uomini, bambine e bambini camminano per le strade con vestiti colorati e sfolgoranti, cappelli voluminosi, gonne imponenti e gonfie tenute in forma da strutture rigide.

A Pititinga oggi si tiene il festival locale della quadrilha, una danza di gruppo molto diffusa nel Nord- Est del Brasile, che sembra un incrocio tra i balli country degli Stati Uniti e quelli di origine africana. Per tutta la notte si sfidano decine di scuole, sottoponendosi all’insindacabile giudizio di una giuria tecnica e artistica. Ogni esibizione dura almeno un’ora e non si tratta solo di dimostrare una buona estetica nei passi di danza, ma anche costruire una narrativa teatrale, che riesca a raccontare una storia. Attorno a questo caleidoscopio di colori, gli abitanti di Pititinga e dei villaggi vicini si scatenano incoraggiando le scuole di quadriglia, cantando a squarcia gola, ballando il forró, altro tipico ballo del Nord-Est del Brasile di tradizione bahiana, e animando le vie del paese con una vitalità da lasciare a bocca aperta. D’altronde, questo è il Paese del Carnevale, della samba, conosciuto in tutto il mondo per “toda joia, toda beleza”.

I bambini, esausti per una giornata a dir poco intensa, tornano a casa. La festa prosegue, sorge il sole e la musica è ancora ad altissimo volume. La festa si ferma solo quando i generatori di elettricità che hanno animato gli amplificatori esauriscono le energie e mandano forzatamente a dormire gli abitanti di Pititinga.

La mattina dopo, i bambini si svegliano in un villaggio nuovamente deserto e ancora senza energia elettrica. Non si può fare altro che dedicarsi agli allenamenti e le due squadre non sembravano aspettare altro. Con Aldo, oggi ci si dedica ai passaggi della palla e, dopo l’incontro di ieri con la nazionale, i sogni portano lontano, la testa vola in alto e ai piedi sembrano spuntare delle ali che rendono i bambini molto più leggeri e veloci. Enrico si chiede se questi risultati siano il frutto degli allenamenti di Aldo o forse, più probabilmente, i residui del pieno di emozioni di ieri.

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