“Sei solo stressata”, “È normale essere stanche con la vita che fai”, “Forse è solo ansia”. Quante donne si sono sentite dire frasi simili quando cercavano di spiegare ciò che stavano vivendo? Il percorso verso una diagnosi di sclerosi multipla (SM), però, è raramente lineare, e per le donne diventa spesso un vero labirinto.
Non è solo questione di sfortuna. C’è un problema sistemico nel modo in cui i sintomi di SM nelle donne vengono interpretati e valutati. Sintomi vaghi e intermittenti vengono liquidati come stress, problemi ormonali o addirittura “fantasia”. Passano mesi, a volte anni, prima che qualcuno prenda sul serio quello che una donna sta cercando di comunicare sul suo corpo.

Quando i primi campanelli d’allarme sembrano tutt’altro
I primi sintomi di sclerosi multipla nella donna sono subdoli. Non arriva una paralisi improvvisa che ti manda subito al pronto soccorso. Arriva una stanchezza che non passa, un formicolio strano a una gamba, una vista che si offusca per qualche giorno e poi torna normale.
Il problema è che questi segnali possono essere mille cose diverse. Una donna di trent’anni che si lamenta di essere sempre stanca? “Normale, hai un lavoro stressante e magari non dormi abbastanza”. Formicolii alle gambe? “Problemi di circolazione, fai più attività fisica”. Vista offuscata? “Troppo tempo al computer, hai bisogno di occhiali”.
Ogni sintomo preso singolarmente può sembrare banale. E quando i sintomi vanno e vengono, come spesso fanno nella SM, diventa ancora più difficile convincere qualcuno che c’è qualcosa che non va.
Una rete sanitaria che spesso sottovaluta le donne
C’è un bias radicato nel sistema sanitario quando si tratta di dolore e sintomi femminili. Studi mostrano che le donne devono aspettare più a lungo degli uomini per una diagnosi in numerose condizioni, inclusa la sclerosi multipla. I loro sintomi vengono più facilmente attribuiti a cause psicologiche.
Molte donne raccontano di essersi sentite non credute dai medici. Come se stessero esagerando i sintomi o cercando attenzione. Questa esperienza non solo porta alla diagnosi tardiva di SM, ma erode anche la fiducia nel sistema sanitario e fa sì che alcune donne smettano di cercare aiuto.
Test, visite e attese infinite: dove si inceppa il percorso
Anche quando una donna riesce a convincere un medico che qualcosa non va, il percorso diagnostico per la SM è lungo e complesso. Non esiste un singolo test che dica: “sì, hai la sclerosi multipla”. La diagnosi richiede una combinazione di risonanze magnetiche, punture lombari, esami del sangue, test della vista e valutazioni neurologiche.
Ogni passo richiede tempo. L’appuntamento per la risonanza può essere tra due mesi. Poi serve una visita neurologica per interpretare i risultati, con altri due mesi di attesa. Se serve una puntura lombare, magari altri tre mesi. Nel frattempo, i sintomi vanno e vengono, creando ancora più dubbi.
E se i primi risultati sono ambigui? Si ricomincia da capo. Nuovi test, nuove attese. Una donna può passare facilmente uno o due anni nel limbo diagnostico, sapendo che qualcosa non va ma senza avere risposte definitive né un piano di trattamento.

Il ruolo delle differenze biologiche tra uomini e donne
Non è solo questione di bias medici. Ci sono anche differenze biologiche reali che rendono la diagnosi nelle donne più complicata. La SM si manifesta, infatti, spesso in modo diverso nelle donne rispetto agli uomini.
Le fluttuazioni ormonali durante il ciclo mestruale possono influenzare l’intensità dei sintomi di SM nelle donne. Alcuni peggiorano nella fase premestruale, altri migliorano durante la gravidanza.
Inoltre, le donne tendono a sviluppare la sclerosi multipla in età più giovane rispetto agli uomini. Spessp ciò accade tra i 20 e i 40 anni, in un periodo della vita pieno di cambiamenti ormonali, stress lavorativo, gravidanze potenziali. Tutti fattori che complicano il quadro diagnostico e possono mascherare o confondere i sintomi della SM.
Un futuro più rapido: cosa può facilitare il percorso diagnostico
La situazione sta lentamente migliorando, eppure c’è ancora molto da fare. La consapevolezza sui sintomi di SM nelle donne sta sicuramente crescendo tra i medici di base. Servono tuttavia protocolli più chiari per quando sospettare una SM e indirizzare rapidamente a uno specialista. Non ogni stanchezza o formicolio è SM, ma certi pattern di sintomi dovrebbero far scattare un campanello d’allarme immediato.
Le tecnologie di imaging stanno migliorando. Risonanze più sensibili possono rilevare lesioni più piccole e precoci. L’intelligenza artificiale sta aiutando a identificare pattern nelle immagini che l’occhio umano potrebbe perdere.
Centri specializzati come Swiss Medica stanno sviluppando approcci diagnostici più rapidi e completi, riducendo il tempo che le donne devono passare nel limbo dell’incertezza. Il loro protocollo integrato permette di completare la valutazione diagnostica in tempi più brevi.
Ma forse il cambiamento più importante deve avvenire nella mentalità. I medici devono imparare ad ascoltare le donne quando descrivono i loro sintomi, prendendole sul serio fin dall’inizio.
In conclusione
La diagnosi tardiva di SM nelle donne non è un caso isolato o sfortuna individuale. È il risultato di bias sistemici, differenze biologiche sottovalutate e percorsi diagnostici troppo lunghi e complicati. Ogni mese di ritardo nella diagnosi è un mese in cui la malattia può progredire senza trattamento.
Swiss Medica riconosce l’importanza di una diagnosi rapida e accurata, specialmente per le donne che affrontano sfide uniche nel percorso diagnostico. Il loro approccio personalizzato tiene conto delle specificità dei sintomi e delle variazioni ormonali che possono influenzare il quadro clinico.
Con maggiore consapevolezza, protocolli più efficienti e tecnologie migliori, possiamo ridurre drasticamente il tempo che le donne passano cercando risposte. Ma serve anche un cambiamento culturale profondo nel modo in cui la medicina ascolta e crede alle donne quando parlano del loro corpo.
Hai vissuto o conosci storie di diagnosi ritardate? Condividi nei commenti – dare voce a queste esperienze può aiutare altre donne a riconoscere i segnali e a insistere per ottenere le risposte che meritano.
