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“Rumori Mediterranei”: terza serata da impero delle percussioni

Accolto con grande attenzione il progetto “PANTERA” del DJANA SISSOKO DUO che ha aperto la serata del 15 luglio. Djana è discendente di una delle più importanti famiglie Griot del Mali, essendo figlia del grande percussionista Baba Sissoko. E’ calabro-africana, ma fin da bambina, in più occasioni, ha avuto la possibilità di andare nel Mali a incontrare i nonni paterni, entrambi Griot, e dalla nonna in particolare, che canta ancora oggi. Da lei e dal padre ha imparato le vocalità tipiche della musica maliana. Di grande interesse il suo nuovo progetto “Pantera”, elaborato insieme al pianista e tastierista Luigi Genise, presentato al Teatro al Castello. E’ fatto di una serie  di canzoni (incluse nel suo nuovo CD pubblicato da Caligola Records) che le hanno permesso di mettere in risalto le sue grandi capacità canore. La serata ha preso una piega diversa quando è entrato in scena il celebre papà Baba Sissoko, ormai considerato uno dei più grandi percussionisti del mondo. Si è tramutato in un vortice di energia profusa a piene mani e di grandi voci.

Il secondo concerto della serata ha avuto come protagonista principale Horacio “El negro” Hernandez, un’altra prima stella delle percussioni mondiali, che si è presentato sul palcoscenico del Teatro al Castello con una formazione quasi inedita. Roccella, infatti, è stata la seconda tappa di EL TRIO, il suo nuovo gruppo formato insieme a John Beasley al piano e Josè Gola  al basso. Il batterista cubano ha messo in atto una performance strepitosa con il sostegno di John Beasly che, ormai, compare sempre nei primi posti nelle classifiche dei migliori  pianisti e tastieristi del mondo e di Josè Gola un bassista cubano che è stato il terzo punto di un triangolo perfetto. La performance è andata avanti con atmosfere timbriche che richiamavano i fasti tastieristici di Chick Corea e Joe Zawinul degli anni ottanta. Sensazioni incredibili con la batteria di Hernadez a pieno regime. Quando si è poi materializzata la presenza di papà Sissoko, il concerto si è trasformato in un impero delle percussioni che ha unito due continenti.

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