“L'arte di non sapere, che non dev'essere confusa con l'ignoranza, perchè gli ignoranti non sono responsabili della loro triste condizione, nasce da un'idea autolatra ed egocentrica del mondo e della società” - Luis Sepúlveda
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“Voci di cenere- il canto delle Troiane” realizzato dalla compagnia teatrale del Liceo Classico Pitagora di Crotone

«Il sangue scorreva in torrenti, faceva marcire il terreno, era quello dei Troiani e dei loro alleati stranieri morti. Tutta la città da su e giù era bagnata del loro sangue»
– Quinto di Smirne

Da qui, dalla Torre Aiutante del Castello di Carlo V, tra pietre antiche, varchi segreti e passaggi nascosti, inizia la nostra storia. Il Prologo (interpretato da Angela Ferlaino e Asia Pirillo) apre il sipario sulla vicenda. Non quella degli eroi, ma quella dei vinti. Delle donne troiane, dopo la caduta della città, spartite tra i vincitori, tirate a sorte, in un gioco di dadi. Donne spezzate, ma non vinte. Donne sopraffatte, perdute, altere nella loro dignità.

C’è la rabbia di Ecuba (Giada De Fine), matriarca e regina, ora ridotta in catene, che vede bruciare la propria esistenza insieme alla città. La disperazione straziante, soffocata e muta di Andromaca (Assunta Mannolo), moglie e madre esemplare, privata di ogni speranza. La rassegnazione di Cassandra (Valeria Ursino), con la sua fiaccola, determinata a dire la verità. E poi Elena (Noemi Leone), l’incolpevole colpevole, simbolo di una guerra che forse non ha voluto.
Tra le loro voci, si leva anche quella delle donne del popolo (il coro di Michela De Marco, Greta Nicoletta, Aurora Oppedisano, Eugenia Spina, Ludovica Tarsia, Valentina Vallies), sospese tra smarrimento e attesa: «Che ne sarà di noi?».  E poi Taltibio (Irene Parretta e Dionisia Scalera), funzionario di guerra, voce degli ordini altrui, diviso tra  obbedienza e umanità nascosta sotto la corazza del dovere. Menelao (Gianluca Scotto), re e marito tradito. È venuto a Troia per riprendersi Elena e la vendetta. Volto del potere vacillante e  di una giustizia smarrita davanti al fascino della moglie. E poi Agamennone (Saverio Vaglico), forza militare e arroganza. La guerra, la solitudine, la disperazione: temi eterni che hanno trovato voce, corpo ed emozione nell’impegno corale dei nostri interpreti. Corale, infatti, è stata non solo la scena, ma l’intero processo creativo, un vero lavoro di squadra, con il coordinamento dei docenti referenti proff. Angela Bifano e Pasquale Aceto e la regia sensibile e attenta di Francesco Franco, del Teatro della Libellula. Anche la scenografia, dell’artista Angelo Gallo, ha saputo fondere essenzialità e suggestione, facendo della Torre un palcoscenico carico di pathos, sospeso tra storia e memoria, nel silenzio della pietra. Diventando essa stessa parte del racconto.

Lo spettacolo, dal titolo “Voci di cenere, il canto delle Troiane”, è il risultato scenico del laboratorio teatrale del Liceo Classico Pitagora, frutto del progetto Teatro dell’Accorgersi, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, che ha trovato nel teatro il suo linguaggio più autentico e universale e un’occasione preziosa di formazione e crescita. Un percorso educativo e culturale promosso dallo sguardo vigile, convinto e costante della dirigente scolastica, prof.ssa Natascia Senatore.

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