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XXI Festival d’autunno, giovedì 22 nell’Arena all’aperto del Teatro Comunale di Soverato due ore di comicità esilarante per grandi e piccini con il nuovo spettacolo di Uccio De Santis

Un mix esplosivo di comicità, satira e ironia, con una serie di sketch, monologhi e imitazioni, che spaziano dei temi più attuali e scottanti a quelli più leggeri e divertenti, sempre tratti da esperienze di vita vissuta, caratterizzerà la seconda anteprima estiva del XXI Festival d’autunno, sostenuto anche quest’anno da Regione Calabria/Calabria Straordinaria, attraverso i fondi Pac 2014/20; dalla Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, dal Comune di Catanzaro oltre che da vari Enti privati.

Dopo l’eccezionale apertura di venerdì scorso con Fabio Concato, giovedì 22 agosto alle ore 22:00 all’Arena del Teatro Comunale di Soverato arriverà Uccio De Santis con il suo nuovo spettacolo “Non so che fare prima“. In scena insieme a lui ci saranno i volti storici di Mudù, la sitcom che lo ha fatto conoscere in tutta Italia, Antonella Genga, Giacinto Lucariello e Umberto Sardella che «offriranno due ore all’insegna del buonumore, ma come sempre offrendo spunti di riflessione tra una risata e l’altra. Con il suo stile comico surreale e irriverente, Uccio De Santis proporrà situazioni quotidiane, ovviamente reinterpretate nella sua esilarante chiave allegra e spensierata», spiega il direttore artistico del Festival d’autunno Antonietta Santacroce.

«Lo spettacolo è nuovo, arriviamo con la formazione al completo, perché ci tengo a fare bella figura – ha rivelato lo stesso Uccio De Santis – Non è la prima volta che vengo in Calabria, però sarà completamente diverso dalle precedenti. Ci tengo particolarmente a questo nuovo spettacolo: voglio così ringraziare tutti gli amici calabresi che hanno sempre avuto fiducia in me, che mi scrivono e che aspettano da tempo questo show». In tutta Italia “Non so che fare prima” è stato premiato dal sold out.

Da artista del sud, ha notato delle differenze nell’approccio da parte del pubblico nelle varie parti del Paese?
«La verità è che al nord c’è tanta gente del sud. Ma non solo: sono stato a Chicago, in Svizzera, a Montreal, dove tornerò sia ad ottobre che a dicembre, e lì gli spettatori presenti erano pugliesi, calabresi e un po’ siciliani, quindi non cambia molto. Quando fai degli spettacoli come questi, cerchi di coinvolgere il tuo pubblico, alla fine la gente che partecipa è quella che ti segue, che ti apprezza, che ti vuole bene e questo è l’importante: onestamente non noto una grande differenza, penso che altrimenti non verrebbero proprio a vedermi. Inizialmente al nord possono essere un po’ più freddi, ma basta qualche battuta per metterli a loro agio e ottenere uguale riscontro».

C’è qualche aneddoto particolare che ci può raccontare?

«Aneddoto vero e proprio no. Però c’è una cosa strana: dico sempre che le barzellette nascono da episodi veri, e allora: mi capita di incontrare persone, al di fuori degli spettacoli, mi è successo spesso, che fanno così, se è un uomo  mi dice “Sai, mia moglie ti segue sempre”, se è una donna mi fa “Sai, mio marito ti segue sempre”, quando incontro una coppia dice “Sai, i nostri figli ti seguono sempre”. Alla fine non riesco mai a trovare realmente chi mi segue sempre, il mio pubblico vero (ride)».

Dal piccolo schermo ai sold out nei teatri, quale è la dimensione che le piace di più?

«Posso dire di aver fatto teatro, tv, piazza e locali, ed è tutto molto affascinante. In piazza deve essere tutto più aggressivo, più ritmato. Il palco non da diritto di replica, se cadi devi saperti rialzare; in televisione è tutto falsato, se sbagli una cosa la rifai; il teatro ha una dimensione più intima, con la gente intorno, il fascino è che tutti sono concentrati a guardare te. Sono contentissimo di poter lavora nelle varie tipologie: perché quando fai troppo teatro ti stanchi, e allora passi alle piazze, poi torni alle riprese, è una fortuna poter alternare».

Nello spettacolo ci sarà un racconto legato al suo vero amore, il teatro.

«In due ore circa di spettacolo ci sono monologhi, interazioni con il pubblico, si va ben oltre la semplice barzelletta che lascia il tempo che trova. Nei racconti dello spettacolo c’è il momento dedicato al teatro: l’ho sempre voluto fare, già da piccolino lo amavo, mentre mio padre mi voleva medico. Sono tutte cose molto vere, ovviamente raccontate in chiave ironica».

Quanto è importante una risata?

«Tanto. Ce ne siamo accorti troppo tardi. Dopo il lock-down, quando abbiamo ripreso, si cercavano gli spettacoli comici, si cercava qualcosa di divertente, la gente adesso ha ancora più voglia di divertirsi. Dico spesso che una battuta ha un effetto salutare: ma state attenti che se ridete senza motivo, ci vogliono le medicine, occhio!».

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